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Marte, trovate tracce che potrebbero suggerire antiche "forme di vita"

Il rover Perseverance ha individuato carbonio organico e segni insoliti nelle rocce, possibili indizi di processi biologici passati.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 11/09/2025 alle 11:58

La notizia in un minuto

  • Il rover Perseverance ha scoperto nel cratere Jezero mudstone ricche di carbonio organico con caratteristiche chimiche che potrebbero rappresentare potenziali biosignature di antica vita microbica marziana
  • Le rocce sedimentarie della formazione Bright Angel mostrano processi di ossidoriduzione simili a quelli innescati dall'attività microbica sulla Terra, contenendo noduli di ferro, zolfo e fosforo con texture enigmatiche
  • Gli scienziati mantengono cautela: servono analisi più approfondite dei campioni nei laboratori terrestri per determinare se le caratteristiche osservate siano di origine biologica o abiotica

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Perseverance, il rover della NASA attivo su Marte dal 2021, ha portato alla luce nuove scoperte che potrebbero cambiare la nostra comprensione della storia del pianeta rosso. Le analisi condotte sui campioni del cratere Jezero hanno rivelato la presenza di mudstone ricche di carbonio organico con caratteristiche chimiche e strutturali particolari. Le rocce, note come Bright Angel, si trovano nel margine occidentale del cratere e si sono formate centinaia di milioni di anni dopo la nascita del pianeta, diventando un archivio naturale delle condizioni ambientali marziane.

Le indagini hanno evidenziato tracce di materia carboniosa legata a minerali come fosfato di ferro ferroso e solfuro di ferro. Questi si presentano in noduli colorati e in fronti di reazione che creano texture enigmatiche all’interno della roccia, fornendo indizi preziosi sugli antichi processi chimici che hanno modellato l’ambiente di Marte.

Reazioni chimiche che raccontano il passato

Gli studiosi hanno individuato processi di ossidoriduzione che hanno interessato il carbonio organico, producendo i minerali rilevati in un ambiente sedimentario a bassa temperatura. Sulla Terra, fenomeni simili sono spesso innescati da attività microbica, un dettaglio che rende questa scoperta ancora più suggestiva.

Questi processi potrebbero essere stati guidati dalla vita microbica

Secondo Joel Hurowitz, autore principale dello studio, queste mudstone rappresentano un registro eccezionale dell’antico ambiente marziano e delle sue potenziali condizioni di abitabilità.

Potenziali biosignature: tra scienza e cautela

Gli scienziati precisano che non si tratta di una prova diretta di vita su Marte. Tuttavia, le caratteristiche osservate nelle rocce potrebbero rientrare tra le cosiddette biosignature, segnali che possono derivare da attività biologiche passate ma che potrebbero avere anche origini abiotiche.

Alcuni dettagli, come i noduli ricchi di ferro, zolfo e fosforo, mettono in dubbio una spiegazione puramente non biologica e spingono a considerarli possibili indicatori di processi vitali. Questa ambiguità richiede ulteriori verifiche per distinguere con precisione l’origine dei minerali e dei composti organici rilevati.

Il futuro della ricerca marziana

Per chiarire definitivamente la natura di questi reperti, sarà necessario studiare più a fondo i campioni. Gli strumenti terrestri, con sensibilità superiore rispetto a quelli montati sul rover, potranno analizzare con precisione minerali, molecole organiche e texture.

La possibilità di riportare sulla Terra i campioni raccolti da Perseverance rappresenta quindi la chiave per risolvere il mistero. Fino ad allora, Marte continuerà a custodire le sue risposte nelle rocce del cratere Jezero, lasciando aperta la domanda se la vita abbia mai avuto spazio sul pianeta rosso.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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