Ericsson, Nokia e l'istituto tedesco Fraunhofer HHI hanno annunciato un'alleanza strategica destinata a plasmare il cuore tecnologico del 6G, concentrandosi specificamente sullo sviluppo di un nuovo protocollo di codifica video capace di sostenere le sfide di un mondo digitale radicalmente trasformato. L'accordo, reso pubblico attraverso un comunicato ufficiale diffuso dal colosso svedese delle telecomunicazioni, rappresenta un tassello fondamentale nella corsa verso il 2030, anno in cui si prevede il dispiegamento commerciale delle reti di sesta generazione.
L'ambizione del progetto non si limita a un semplice aggiornamento degli standard attuali. Le tre organizzazioni puntano a creare un'infrastruttura di codifica video progettata per gestire applicazioni che oggi risultano ancora futuristiche ma che diventeranno quotidiane nell'arco del prossimo decennio. Tra queste spiccano le esperienze di extended reality, che fondono mondo fisico e virtuale in modo sempre più indistinguibile, i sistemi di comunicazione nativamente integrati con l'intelligenza artificiale, i digital twin industriali che replicano ambienti complessi in tempo reale e lo streaming di contenuti tridimensionali di qualità cinematografica.
La scelta di collaborare tra competitor storici come Ericsson e Nokia evidenzia quanto sia strategica la standardizzazione in un settore dove l'interoperabilità rappresenta la chiave del successo commerciale. Il coinvolgimento del Fraunhofer HHI, istituto di ricerca tedesco con una lunga tradizione nell'innovazione dei codec video, aggiunge una dimensione di ricerca pura che bilancia gli interessi commerciali dei due giganti delle telecomunicazioni. Questa combinazione di competenze industriali e accademiche mira a garantire che il nuovo standard sia sia tecnicamente avanzato che economicamente sostenibile per l'implementazione su larga scala.
L'urgenza di definire nuovi parametri per la compressione video nasce dalla constatazione che gli attuali standard, pur sofisticati, non sono stati concepiti per gestire l'intensità di dati che caratterizzerà le applicazioni 6G. Le reti di quinta generazione hanno portato significativi miglioramenti in termini di velocità e latenza, ma il salto verso il 6G richiede un ripensamento ancora più profondo dell'architettura di base. Il video rappresenta già oggi la quota maggioritaria del traffico dati mobile, e questa percentuale è destinata a crescere esponenzialmente con la diffusione di dispositivi indossabili, visori per realtà mista e sensori intelligenti che catturano e trasmettono continuamente flussi video ad alta risoluzione.
La roadmap verso il 2030 prevede che le reti 6G non si limitino a essere più veloci delle precedenti, ma che incorporino funzionalità native di intelligenza artificiale, sensibilità al contesto e capacità di gestire simultaneamente miliardi di dispositivi connessi. In questo scenario, la codifica video diventa un elemento critico non solo per l'intrattenimento, ma anche per settori industriali come la manifattura automatizzata, la telemedicina chirurgica e i veicoli autonomi, dove la trasmissione affidabile di immagini in tempo reale può fare la differenza tra successo e fallimento operativo.
L'approccio collaborativo scelto dalle tre organizzazioni suggerisce anche una consapevolezza delle difficoltà incontrate nelle precedenti fasi di standardizzazione, dove la frammentazione tra diversi consorzi e interessi nazionali ha talvolta rallentato l'adozione di soluzioni tecniche superiori. Unendo le forze in una fase ancora preliminare dello sviluppo del 6G, i partner intendono evitare guerre di standard che potrebbero danneggiare l'intero ecosistema. L'obiettivo dichiarato è creare un framework aperto e scalabile che possa essere adottato globalmente, facilitando l'interoperabilità tra produttori di dispositivi, operatori di rete e fornitori di contenuti.