Apple, arriva una rivoluzione per gli affiliati App Store

Apple ha tagliato del 64% le commissioni agli affiliati App Store che, segnalando un'applicazione, ne generano la vendita. Una decisione che rivoluziona il settore specifico minandone le fondamenta.

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a cura di Saverio Alloggio

Apple ha tagliato del 64% le commissioni agli affiliati App Store. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, con l'azienda di Cupertino che, di fatto, ha completamente stravolto il modello di business di molte realtà. Una decisione tra l'altro in contraddizione con i ricavi generati dal negozio di applicazioni della mela.

In tal senso, è opportuno ricordare i dati del 2016. A luglio dello scorso anno infatti, il Play Store di Google ha registrato il doppio dei download rispetto all'App Store. Nonostante questo dato però, la piattaforma di Apple ha generato più del doppio dei guadagni (e in alcuni trimestri anche molto di più), certificando come la strategia commerciale dell'azienda di Cupertino continui a funzionare.

App Store revenue
Confronto tra Play Store e App Store nel Q2 2016

Non è un caso infatti che ci siano trimestri in cui, considerando i ricavi globali del mercato smartphone (comprensivi, oltre che della vendita dei dispositivi, anche di quella dei vari servizi tra cui proprio le app), Apple riesca a mettere le mani anche sul 94% di questi ricavi, come accaduto, ad esempio, durante il Q3 2016.

Un quadro globale che rende di difficile comprensione la scelta di Apple di tagliare le commissioni agli affiliati App Store, passando dal 7% al 2,5%. Volendo fare un esempio concreto, un sito web che recensirà una qualsiasi applicazione inserendo nell'articolo il link diretto, si vedrà decurtato il guadagno derivante da ogni acquisto del 64%, rispetto ovviamente a quanto avvenuto prima di questa rimodulazione.

App Store mail
La mail inviata da Apple agli affiliati

Nella mail inviata agli interessati, Apple chiarisce come tutti gli altri contenuti (libri, musica, film) continueranno a garantire il 7%. Rimarranno inoltre valide le condizioni per l'iscrizione ad Apple Music, che garantisce una commissione una-tantum del 50% per i nuovi abbonati che decidono di iscriversi entro 30 giorni dalla visita ottenuta da un sito web.

Non ci sono dubbi sul fatto che la proliferazione dei così detti "acquisti in-app" abbia notevolmente cambiato questo mercato. Proprio Apple si è trovata invischiata in diverse problematiche legate a questo fenomeno. Basti ricordare la somma di 32,5 milioni di dollari concordato con la Federal Trade Commission (FTC), che l'azienda di Cupertino ha dovuto erogare nel 2014 al fine di risarcire tutti i clienti che non avevano autorizzato acquisti all'interno delle applicazioni effettuati da parte dei figli minorenni.

Leggi anche: Class Action contro Apple per acquisti in-app

Questo ha spinto Apple ad introdurre una regolamentazione più rigida su App Store in relazione alle indicazioni del prezzo delle applicazioni. Oggi non è più possibile inserire etichette come "Gratis" o "Sconto" nel nome delle app in approvazione, in quanto vengono appunto rifiutate dall'azienda di Cupertino.

Nonostante però la proliferazione degli acquisti in-app, il modello di business dell'App Store non è stato minimamente danneggiato. Basti pensare come, nel 2014, il negozio della mela generasse il 70% in più dei ricavi rispetto al Play Store, una percentuale salita al 75% a inizio 2016. Un solo dato sembra essere destinato a modificarsi nel tempo, ovvero quello del fatturato.

App Store
Le previsioni per gli store di app entro il 2021

Considerando infatti l'analisi di App Annie, nel corso del 2017 il fatturato generato dagli store di app Android di terze parti raggiungerà i 20 miliardi di dollari, consentendo dunque il sorpasso ad App Store in relazione al fatturato cumulato e ai ricavi. Sembra però ancora lontana la prospettiva per la quale il solo Play Store possa superare nei ricavi il negozio della mela.

Un quadro estremamente complesso, che certifica però come la strategia commerciale messa in piedi da Apple in questi anni abbia di fatto ripagato nonostante, nel mercato smartphone, l'azienda di Cupertino immetta ogni anno solo due nuovi modelli. Il tutto con buona pace degli affiliati App Store.

Aggiornamento del 9 maggio 2017

Attraverso il portale iTunes Affiliate Resources, è arrivata una precisazione ufficiale da parte di Apple. L'azienda di Cupertino ha chiarito come la riduzione dal 7% al 2,5% riguardi solo le commissioni relative agli acquisti in-app in ambito iOS.

Rimangono dunque al 7% le commissioni per le app iOS, così come quella per gli applicativi MAC, per gli acquisti in-app in ambito MAC, per ebook, musica e film. Un intervento importante da parte di Apple, che pone la parola fine attorno al polverone scaturito attorno a questa vicenda.

Tra l'altro, considerando come gli acquisti in-app in ambito iOS siano rappresentati spesso da rinnovi e abbonamenti, è evidente come la riduzione dal 7% al 2,5% assuma decisamente un senso più compiuto. Una precisazione dunque coerente con la chiara volontà di continuare a supportare l'intero ecosistema App Store, più volte ribadita dal management dell'azienda di Cupertino.

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