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a cura di Alessandro Crea

Con una votazione unanime da parte della giuria, la Corte di San Josè, in California, ha stabilito che Samsung debba versare a Apple una somma di 539 milioni di dollari per aver infranto alcuni brevetti nel 2011. Si chiude così una querelle durata ben 7 anni tra i due colossi, con una decisione salomonica che si pone a metà strada tra le richieste dell'una e dell'altra, anche se sicuramente accontenta di più Apple. Mentre l'azienda della Mela infatti ha sempre ribadito la sua richiesta di 1 miliardo di dollari, Samsung si era detta disponibile a non versare più di 28 milioni di dollari.

Alla base delle differenti vedute c'è una diversa valutazione di cosa sia un prodotto, se la semplice somma dei brevetti su cui è basato o qualcosa che li trascende. Samsung infatti, ammessa la propria colpevolezza, ha sempre sostenuto di non dover pagare più del valore dei singoli brevetti violati, perché l'iPhone ne utilizza oltre 200 e non tutti di proprietà dell'azienda californiana.

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Apple invece ha sempre ribattuto che attraverso l'utilizzo illecito di alcuni brevetti Samsung avesse realizzato uno smartphone assai simile, confondendo i consumatori e sottraendo potenziali vendite al proprio iPhone.

Alla fine dunque a prevalere è stata questa seconda lettura per cui uno smartphone è qualcosa di più che l'insieme dei brevetti su cui è basato, anche se la cifra stimata è pari alla metà di quella chiesta da Apple. In effetti il processo decisionale della giuria non è chiarissimo, del resto l'argomento brevetti è spinoso e particolarmente complesso e destreggiarsi non è facile (a tal proposito questo è uno dei testi più completi e recenti a riguardo). ‎La cifra comunque è stata stabilita come segue: 533,3 milioni di dollari come compenso per la violazione di tre brevetti sul design e altri 5,3 milioni di dollari per quanto la violazione di altri due brevetti sulle cosiddette "utility".

Insomma, la cifra fissata e il modo in cui è stata composta conferma sostanzialmente l'importanza dei brevetti di design nel settore tecnologico. Una decisione sicuramente positiva per alcune aziende, ma che come avevamo già detto l'altra volta, rischia di concentrare eccessivamente il potere nelle mani delle aziende più grandi che hanno la potenza economica per ottenere e difendere i propri brevetti.