Gli utenti Android finalmente spendono per le app

Gli ultimi dati statistici sull'economia delle applicazioni mostra che il Play Store ha raddoppiato il fatturato tra il terzo e il quarto trimestre 2012. L'App Store vale ancora molto di più, ma il pareggio si avvicina.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

I profitti generati dalle applicazioni Android si sono impennati alla fine del 2012, sostanzialmente raddoppiando dal terzo al quarto trimestre dell'anno. A confronto, la pur buona crescita di iOS si è fermata al 20%. I dati sono quelli generati da AppAnnie, società specializzata in statistiche sulle applicazioni che negli ultimi tempi di è guadagnata una certa fama.

I numeri grezzi da soli ci dicono che finalmente, dopo tanti anni, il Play Store sta cominciando a crescere anche per quanto riguarda i profitti generati, e non solo per il numero di applicazioni presenti. Si tratta di una svolta importante, perché molti ricorderanno come finora sia valso il principio che per uno sviluppatore è meglio puntare su iPhone e iPad, perché c'è da guadagnare di più.

È complice senz'altro il gran numero di dispositivi venduti, ma sembra che le cose stiano cambiando, almeno in una parte del mondo. Andando a osservare i dati più da vicino infatti si scopre che in buona parte lo scatto del Play Store si deve ai consumatori di Giappone e Corea del Sud. In questi paesi, infatti, negli ultimi tempi sono uscite applicazioni - giochi in particolare - che hanno convinto i consumatori a comprarle.

Un segnale che forse potrebbe servire da suggerimento agli sviluppatori e agli editori che pubblicano in Europa e Stati Uniti: Android ha ormai del potenziale interessante, ed è forse il momento di fare investimenti più rilevanti. Fino ad ora, infatti, generalmente le applicazioni e i giochi più famosi escono prima per iOS, e solo in un secondo momento raggiungono Android.

Ciò che non ci dice specificamente AppAnnie è se i profitti siano legati più alla vendita diretta del software o ai cosiddetti acquisti in-app, né è chiaro se la società abbia preso in considerazione questo secondo tipo di transazione. Sarebbe una distinzione importante, perché molti sviluppatori hanno trovato negli acquisti in-app un buon sistema per arginare la pirateria, con abbonamenti o acquisti quasi obbligatori per godersi il prodotto. In ogni caso il dato principale resta rilevante.

Per quanto riguarda iOS, poi, AppAnnie ha rilevato l'usuale impennata a dicembre 2012, fatta segnare da chi si è trovato tra le mani un nuovo iPhone o iPad, e ha subito scaricato un buon numero di applicazioni. Per l'economia dell'AppStore questo si è tradotto in un +35%. La società di ricerca ha rilevato anche la crescente importanza della Cina nel mercato del software per dispositivi mobile.

In ogni caso, in termini assoluti l'App Store di Apple continua a generare cifre ben più alte di quelle che si vedono in ambito Android, ma è evidente che qualcosa sta cambiando. Stiamo forse per scrollarci di dosso il vecchio stereotipo secondo cui l'utente Android è uno che non vuole spendere mai, un "tirchio" indefesso impossibile da convertire, uno secondo cui il software non è un bene per cui vale la pena pagare?

Si sa, i pregiudizi sono duri a morire, ma noi speriamo davvero che si avvicini un cambiamento. Perché è ingiusto verso quelli che, pochi o tanti che siano, hanno speso il proprio denaro per applicazioni Android, e perché gli sviluppatori che investono tempo e denaro nella piattaforma di Google meritano di avere un ritorno pari almeno a quello che hanno sviluppando per iOS.