Google, le tecnologie per rendere smartphone e web più accessibili ai disabili

Google ci ha illustrato le tecnologie integrate in Android e nei suoi servizi che consentono alle persone affette da disabilità di interagire con lo smartphone e i contenuti sul web.

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a cura di Manolo De Agostini

Nel corso di un recente evento a Milano, Google Italia ci ha illustrato le tecnologie che l’azienda sta mettendo a punto per rendere i suoi prodotti più inclusivi, in particolare Android e le applicazioni dell’ecosistema. Inclusività, accessibilità, sono tutti termini che vogliono dire una cosa sola: non escludere le persone diversamente abili dal progresso tecnologico, che ormai equivale sempre più alla vita quotidiana.

Per noi normodotati usare lo smartphone - anche se spesso per motivi futili - è stata una gran bella novità, che ci aiuta nel quotidiano in svariati modi. Immaginate però di avere una disabilità visiva, che v’impedisce di guardare Google Maps e capire dove svoltare.

Certo, c’è l’assistente vocale a guidarvi, ma come arrivare ad aprire l’applicazione di navigazione? Oppure pensate di avere un qualche problema uditivo, di aprire una pagina su Chrome e trovare un video che v’interessa, ma senza sottotitoli: come capire ciò che dice chi sta parlando? Leggendo il labiale? Sì, ma non è così semplice.

Per questo Google sta lavorando a 360 gradi per migliorare i suoi prodotti, rendendoli accessibili e utili a molte persone con disabilità di ogni genere, anche cognitiva se non troppo grave. Accessibilità equivale anche ad autonomia, perché permettere a una persona diversamente abile di potersi spostare da un punto A ad uno B senza l’ausilio di nessuno, è un bel traguardo solo pochi anni fa inimmaginabile.

A Mountain View, sede di Google, ma anche nel resto del mondo, l’azienda statunitense ha creato dei team pensati per analizzare le difficoltà quotidiane dei diversamente abili e capire come aiutarli tramite lo smartphone. Un percorso lungo, oseremmo definirlo una maratona visti tanti tipi di disabilità esistenti, e sicuramente non sarà possibile aiutare tutti, ma ci sono centinaia di milioni di persone che con pochi accorgimenti possono trovare grandi benefici.

Nel mondo esistono 466 milioni di persone non udenti o con serie difficoltà uditive, ossia una persona su quindici o se preferite altre statistiche un numero che rappresenta il terzo paese più popolato al mondo dopo Cina e India. Purtroppo il dato è destinato a salire a 900 milioni entro il 2055.

Per queste persone Google ha messo a punto soluzioni come Trascrizione Istantanea (sottotitola conversazioni reali) e Live Caption (sottotitoli in tempo reale qualsiasi contenuto audio, già disponibile ma solo in inglese sui Pixel per ora), ma anche Amplificatore (amplifica i suoi circostanti, disponibile) e il supporto agli apparecchi acustici (già disponibile).

Quest’ultima funzione è particolarmente interessante, perché se un tempo era necessario usare un accessorio per interfacciare lo smartphone all’apparecchio acustico, ora è possibile prendere chiamate o sentire audio in streaming senza altro tipo di ausilio. Amplificatore funziona su 1,8 miliardi di dispositivi e la sua modalità di funzionamento è stata recentemente riprogettata.

Il bello è che queste tecnologie potrebbero servire anche ai normodotati, per esempio se state cercando di vedere un filmato nella metropolitana affollata, e non avete le cuffie: Live Caption potrebbe sottotitolare il video permettendovi di comprendere il significato.

Per chi ha difficoltà visive ecco invece la possibilità di selezionare un testo affinché venga riprodotto da Google Assistente e TalkBack, uno screen reader che consente di usare lo smartphone seguendo le indicazioni di una voce guida grazie alla suddivisione dello schermo in aree numerate.

Chi invece soffre di problemi motori, può abilitare una funzione che consente di usare lo smartphone con una mano sola, oppure tramite Switch Access collegare allo smartphone un accessorio esterno dedicato per navigare nell’interfaccia e interagire con i vari elementi. Ovviamente a tutto questo si aggiunge il controllo vocale.

Tutto questo, va detto, sarebbe di difficile attuazione senza il costante lavoro di Google con l'intelligenza artificiale e il machine learning, che permettono di rendere il software sempre più duttile e intelligente per compiere quel passo in più che serve per rendere lo smartphone e gli altri prodotti dell’azienda alla portata di un maggior numero di persone.

Molto interessante, e sicuramente molto toccante (guardate il video per capire di cosa stiamo parlando), quanto fatto e sta tuttora facendo Lorenzo Caggioni, ingegnere di Google Italia, con Project Diva. Diva sta per DIVersely Assisted. Un progetto nato per aiutare Giovanni, fratello di Caggioni nato con sindrome di Down, sindrome di West e cataratta congenita.

Project Diva si basa su un dispositivo portatile che permette a persone come Giovanni che non possono parlare e interagire correttamente di comandare Google Assistant senza usare la voce.

Concretamente stiamo parlando di una scatolina che si collega a un pulsante tramite un classico jack da 3,5 mm. Giovanni non deve far altro che pigiare il tasto per far partire un comando - ovviamente prestabilito - verso Google Assistant. In questo modo Giovanni, grande appassionato di musica, può ascoltare i suoi brani preferiti usando gli stessi dispositivi e servizi che usano i suoi familiari e amici, senza così sentirsi escluso dalla vita famigliare.

Il prossimo passo per Caggioni e il suo team dovrebbe essere quello di affidarsi a tag RFID, in modo da permettere di ampliare lo spettro di azioni avviabili da Giovanni e persone con le sue difficoltà. Una persona, ad esempio, potrebbe usare un pupazzo per riprodurre un cartone animato oppure un CD per far partire la musica, semplicemente avvicinando l’oggetto a Project Diva.

"Quando diciamo che vogliamo creare contenuti per tutti, intendiamo davvero per tutti”, ha dichiarato Sundar Pichai, CEO di Google. “L'accessibilità è un punto cruciale della nostra mission, nonché un nostro valore aziendale fondamentale. Non consideriamo risolto un problema finché questo non è effettivamente risolto per tutti quanti. La grande promessa della tecnologia è dare a tutti la stessa possibilità di raggiungere gli obiettivi. Fino a quando ci saranno degli ostacoli per qualcuno, sarà ancora necessario lavorare per rimuoverli”.