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Google paga somme enormi a Samsung per installare Gemini su ogni Galaxy

Google paga Samsung somme ingenti per preinstallare Gemini sui dispositivi Galaxy, nonostante questa pratica sia stata dichiarata illegale due volte dai tribunali americani.

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Avatar di Luca Zaninello

a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Pubblicato il 22/04/2025 alle 09:53

Alphabet, la casa madre di Google, versa mensilmente "somme enormi" nelle casse di Samsung per garantire l'installazione predefinita dell'app di intelligenza artificiale generativa Gemini su tutti i dispositivi del colosso sudcoreano.

Una pratica che persiste nonostante sia stata già dichiarata illegale in due diverse occasioni giudiziarie, come emerso durante una recente testimonianza in tribunale. La determinazione con cui Google continua questa strategia solleva interrogativi sulla reale efficacia delle sentenze antitrust nel modificare i comportamenti delle big tech.

Peter Fitzgerald, vicepresidente di Google per le partnership con piattaforme e dispositivi, ha rivelato durante la sua testimonianza presso il tribunale federale di Washington che l'accordo con Samsung è iniziato nel gennaio scorso. Il contratto, della durata minima di due anni, prevede pagamenti mensili fissi per ogni dispositivo su cui viene preinstallato Gemini e garantisce a Samsung una percentuale sulle entrate pubblicitarie generate dall'app. Queste dichiarazioni sono state rilasciate nell'ambito del procedimento antitrust avviato dal Dipartimento di Giustizia americano contro Google.

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Gemini è l'IA di Google che ha sostituito Assistant

L'entità precisa dei pagamenti non è stata rivelata in aula, ma durante le dichiarazioni di apertura, l'avvocato del Dipartimento di Giustizia David Dahlquist ha descritto gli importi come "somme enormi versate con cadenza mensile fissa". Per avere un'idea delle cifre in gioco, è utile considerare che, stando alle testimonianze emerse in un caso separato riguardante la monopolizzazione dell'ecosistema Android, tra il 2020 e il 2023 Google ha pagato 8 miliardi di dollari a Samsung per rendere Google Search, Play Store e Google Assistant le opzioni predefinite sui dispositivi mobili del produttore coreano.

Il giudice Amit Mehta, che supervisiona il caso attuale, aveva già stabilito lo scorso anno che la pratica di Google di pagare Samsung per essere il motore di ricerca predefinito sui suoi dispositivi violava la legge antitrust. Attualmente, il tribunale sta raccogliendo testimonianze per decidere quali modifiche imporre al modello di business di Google per porre rimedio a questo comportamento illegale. La persistenza di Google nel continuare pratiche simili, seppur con un prodotto diverso come Gemini, dimostra quanto sia difficile per la giustizia tenere il passo con le strategie aziendali in rapida evoluzione.

Il caso in corso rappresenta solo uno dei fronti legali aperti contro Alphabet. In una causa separata riguardante la monopolizzazione del mercato delle app Android, una giuria federale ha stabilito nel 2023 che Google ha abusato del suo potere nel mercato delle applicazioni Android attraverso le politiche del Google Play Store. In seguito a questa sentenza, un giudice federale della California ha ordinato all'azienda di rimuovere le restrizioni che impediscono agli sviluppatori di creare marketplace rivali e sistemi di fatturazione alternativi. Google ha presentato ricorso contro questa decisione, dimostrando ancora una volta la sua determinazione a difendere il proprio modello di business anche di fronte a sentenze sfavorevoli.

L'accordo per preinstallare Gemini rappresenta un'evoluzione della strategia di Google, che sta spostando la sua attenzione dal motore di ricerca tradizionale verso le tecnologie di intelligenza artificiale generativa. La società sembra voler garantire che la sua offerta di AI sia presente fin dal primo avvio sui dispositivi di uno dei principali produttori mondiali di smartphone, creando così un vantaggio competitivo significativo in un settore che molti considerano il futuro della tecnologia digitale.

La testimonianza di Fitzgerald evidenzia come, nonostante le battaglie legali, le grandi aziende tecnologiche continuino a utilizzare la loro forza economica per mantenere e consolidare le posizioni dominanti. Samsung, dal canto suo, beneficia di questi accordi non solo economicamente ma anche offrendo ai propri utenti servizi integrati che molti considerano all'avanguardia, pur sacrificando potenzialmente la possibilità per i consumatori di fare scelte consapevoli riguardo alle tecnologie che utilizzano quotidianamente.

Fonte dell'articolo: www.bloomberg.com

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