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a cura di Alessandro Crea

Essere esposti per periodi di tempo prolungati alla luce blu prodotta dagli schermi dei dispositivi hi-tech potrebbe portare a guai ben più seri di quelli finora noti e legati ai disturbi del sonno. Secondo un recente studio dell'Università di Toledo infatti sembrerebbe che lunghi periodi di esposizione porterebbero allo sviluppo di molecole tossiche all'interno dei fotorecettori, con possibilità di diventare ciechi.

La degenerazione di queste cellule sensibili alla luce infatti condurrebbe a sua volta alla cosiddetta degenerazione maculare, una condizione irreversibile che porta alla perdita parziale o completa della capacità di visualizzare le immagini al centro del campo visivo. Questo disturbo, legato all'età, colpisce già ora ben 11 milioni di statunitensi.

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‎Il problema si presenta in una forma ancora più grave quando si utilizza un dispositivo che emette luce blu in una stanza buia. Molte persone in queste condizioni hanno già avuto esperienza di una condizione di cecità temporanea. ‎I ricercatori si sono concentrati su una particolare vitamina A chiamata retinica, utilizzata dai fotorecettori per convertire la luce in segnali da inviare al cervello. "Quando la luce blu colpisce la retina uccide i fotorecettori perché la molecola di segnalazione si dissolve", ha spiegato Kasun Ratnayake, uno dei ricercatori. "I fotorecettori non si rigenerano, quindi se vanno persi vanno persi per sempre".

I ricercatori hanno anche individuato una molecola chiamata alfa-tocoferolo, che previene la morte delle cellule, ma che non sé rivelato efficace negli utenti più anziani più portati alla degenerazione maculare.

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Secondo i ricercatori dunque l'unico modo per proteggersi adeguatamente è quello di indossare occhiali da vista o da sole in grado di filtrare i raggi UV e la luce blu, oppure utilizzare i filtri ormai presenti su molti sistemi operativi anche per mobile, evitando il più possibile anche di utilizzare dispositivi elettronici in stanze buie.


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