Microsoft e i brevetti contestati ad Android, eccone alcuni

Gli avvocati di Barnes & Noble hanno sbandierato la lista dei brevetti di Microsoft che sarebbero stati infranti dal Nook. Si passa dalle tab alla selezione del testo in un documento, per arrivare alla barra di caricamento delle pagine nel browser: più che una battaglia legale sembra una fiera del ridicolo. Eppure in molti finora hanno pagato fior di quattrini per non farne parte.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Ormai è risaputo che Microsoft stia facendo il giro di tutti i produttori di tablet e smartphone Android per chiedere il pagamento delle royalty sui diritti dei brevetti di sua proprietà. La tattica della casa di Redmond, da quello che si è appreso, è sempre la stessa: i produttori vengono contattati uno per uno in forma privata e si cerca un accordo per l'importo del balzello.

Finora non si è mai capito quali fossero i brevetti in oggetto, ma si pensava che avessero una rilevanza tale da portare tutti a condividere i loro guadagni con Redmond senza battagliare.

Secondo l'accusa il Nook viola cinque brevetti di proprietà di Microsoft

Tutti tranne Barnes & Noble (e Motorola), che ha rifiutato di accordarsi - per questo è in causa con Microsoft - e in più sta cercando di far venire a galla gli scheletri nell'armadio dell'azienda guidata da Steve Ballmer. Il colosso dell'editoria ha redatto un memoriale di 27 pagine chiedendo a Gene Kimmelman, consigliere del ministero della Giustizia statunitense per la politica della concorrenza, di aprire un'indagine formale contro Microsoft.

Barnes & Noble nella missiva ha sostenuto che chiedendo royalties esagerate (uguali o superiore alla cifra pretesa per l'installazione di Windows Phone) sui brevetti per i dispositivi Android, "Microsoft sta cercando di aumentare i costi dei concorrenti al fine di penalizzarli e scoraggiare l'innovazione nel settore mobile".

Oggi sono trapelati i dettagli sui famigerati cinque brevetti che Barnes & Noble avrebbe infranto con il suo Nook, e che in passato aveva definito "elementi di design banali e non essenziali" dell'interfaccia utente di Android. In effetti, scorrendo la lista e la descrizione di queste cosiddette proprietà intellettuali di banalità se ne trovano decisamente tante. Vediamole in dettaglio.

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Il primo della lista è il brevetto numero 372 risalente al 18 aprile 1996, che copre la possibilità di consultare un documento elettronico (come per esempio una pagina web) prima che sia stata scaricata l'immagine di sfondo. I legali di Barnes & Noble hanno trovato un caso di prior art: il browser Netscape Navigator 2.0b3, in circolazione già 5 mesi prima della data di registrazione della proprietà intellettuale da parte di Microsoft, offriva questa funzione.

Microsoft avrebbe brevettato anche, il 13 dicembre del 1994, l'idea delle tab, ossia le schede che hanno la funzione di visualizzare più pagine di contenuti all'interno della stessa finestra. Anche in questo caso Microsoft non sarebbe arrivata per prima: gli stessi contenuti del brevetto 552 erano già esaustivamente argomentati nella "Guida alla programmazione di IBM OS/2 2.0" del lontano 1992.

Il terzo campo di scontro fra Microsoft e Barnes & Noble è la funzione per selezionare una parola o una parte di testo sul display touchscreen, che visualizza due punti di ancoraggio agli estremi della selezione per ampliare o diminuire la quantità di testo evidenziata. Secondo i legali dell'editore, nella richiesta depositata all'ufficio brevetti in data 10 novembre 2000 non sarebbero allegati i dettagli con il codice relativo alla funzione, quindi il brevetto numero 551 non sarebbe valido.

Passiamo al brevetto numero 233 del 7 dicembre 1999, che regolamenta il metodo per inserire annotazioni in un documento di testo senza modificarlo (basti pensare alle revisioni di Word). Fra i vari casi di prior art Barnes & Noble cita una guida di Adobe che descriveva esattamente la stessa cosa.

La lista dei cinque brevetti rivendicati da Microsoft lascerebbe perplesso anche Perry Mason

Per farsi delle grasse risate bisogna però entrare nel merito del brevetto 780 del 6 maggio 1997, secondo cui bisognerebbe pagare a Microsoft i diritti per visualizzare una barra di caricamento delle pagine web all'interno del browser.

Davanti a questa lista è difficile capire per quale motivo pezzi da novanta come Samsung, la coreana LG e alcuni fra i maggiori produttori ODM, come per esempio Quanta, si siano piegati a pagare l'obolo a Microsoft senza battere ciglio. Non è da escludere l'ipotesi che Barnes & Noble abbia violato brevetti differenti da quelli degli altri (che sicuramente avranno sottoscritto un accordo di riservatezza per il quale non sapremo mai quali argomenti erano in discussione).

Oppure negli altri casi sul piatto della bilancia c'era anche la fornitura del sistema operativo Windows Phone per i propri dispositivi. Per ora si possono solo fare ipotesi, ma sarà curioso vedere come andrà a finire la bagarre con Barnes & Noble e capire se questa volta Microsoft ha bussato alla porta sbagliata.

A giocare un ruolo importante in questa causa potrebbe anche essere il recente capovolgimento della legislatura statunitense in materia di brevetti, che passa dal precedente sistema "first-to-invent" (il primo a inventare qualcosa) al nuovo sistema "first-to-file" (il primo a registrare l'invenzione).