Sono state create alte aspettative quando Google ha scelto di passare dalla fonderia Samsung alla prestigiosa Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) per la produzione del suo nuovo processore Tensor G5, il cuore pulsante del Pixel 10. L'azienda di Mountain View ha dipinto un quadro entusiasmante durante la presentazione ufficiale, vantando miglioramenti significativi nelle prestazioni e nell'efficienza energetica. Tuttavia, i primi test delle prestazioni grafiche stanno rivelando una realtà ben diversa da quella promessa, sollevando interrogativi sulla reale capacità del nuovo chip di competere con i rivali di fascia alta.
Numeri alla mano
Quando si tratta di prestazioni grafiche, i benchmark rappresentano il metro di giudizio più spietato del settore tecnologico. I risultati emersi online per il Pixel 10 Pro hanno lasciato molti esperti perplessi: nel test Vulkan di Geekbench, il dispositivo ha ottenuto appena 3.707 punti, un punteggio che non solo lo posiziona lontanissimo dai flagship di punta come il Samsung Galaxy S25 Plus (26.333 punti), ma che risulta addirittura inferiore al suo diretto predecessore.
Il confronto con il Pixel 9 Pro, che aveva raggiunto 9.023 punti nello stesso benchmark, è particolarmente significativo. Si tratta di un regresso di oltre il 50%, una performance che difficilmente si può giustificare considerando il salto generazionale e l'adozione di tecnologie di produzione più avanzate.
La strategia del silenzio di Google
Durante la presentazione del Tensor G5, l'azienda californiana ha abbondantemente elogiato i miglioramenti della CPU, dichiarata il 34% più veloce rispetto alla generazione precedente, e della Tensor Processing Unit (TPU), potenziata del 60% per le attività di intelligenza artificiale e machine learning. Google ha anche ridisegnato l'architettura del processore centrale, passando da una configurazione con un core principale, tre core primari e quattro core minori a una soluzione con un core principale, cinque core medi e due core minori.
Tuttavia, quando si è trattato di parlare della GPU, il colosso tecnologico ha mantenuto un profilo decisamente più basso. L'unica menzione ufficiale ha riguardato l'aggiornamento dell'IP grafico, accompagnata da vaghe assicurazioni sulla capacità del Pixel 10 di far girare "bene" i giochi più impegnativi, senza però fornire dati concreti o specifiche tecniche dettagliate.
Il passaggio controverso da Mali a Imagination
Google ha abbandonato le GPU Mali di Arm in favore della Imagination DXT-48-1536, una scelta che potrebbe spiegare almeno in parte le difficoltà prestazionali riscontrate. Questa transizione tecnologica comporta inevitabilmente una fase di ottimizzazione che potrebbe richiedere tempo prima di esprimere il pieno potenziale.
Un elemento particolarmente critico è l'assenza del ray tracing accelerato via hardware, una tecnologia ormai standard sui chip di fascia alta prodotti da aziende come Apple e Qualcomm. Questa funzionalità, essenziale per ottenere effetti di illuminazione e riflessi realistici nei videogames moderni, rappresenta un gap tecnologico significativo rispetto alla concorrenza.
La cosa che stupisce è che teoricamente la GPU in questione supporta il ray tracing, solo non sui Pixel 10.
Speranze per il futuro
Ipotizziamo che le prestazioni deludenti possano essere attribuite a due fattori principali: la frequenza operativa molto bassa della GPU e l'assenza di driver aggiornati ottimizzati per il nuovo hardware. Si tratta di problematiche potenzialmente risolvibili attraverso aggiornamenti software, che potrebbero sbloccare le reali capacità del processore grafico.
Il problema è che i dispositivi sono già nelle mani di media e stampa. Se un aggiornamento correttivo non viene rilasciato in fretta, Google corre il rischio di ritrovarsi a dover combattere con il proprio marketing una serie di review negative, almeno per quanto riguarda la potenza dei suoi smartphone.
La produzione su processo a 3 nanometri di TSMC, il più avanzato attualmente disponibile sul mercato, dovrebbe teoricamente garantire prestazioni superiori e maggiore efficienza energetica rispetto al processo a 4nm utilizzato per il Tensor G4. Resta da vedere se Google riuscirà a sfruttare appieno questi vantaggi tecnologici attraverso ottimizzazioni software mirate.
Per i potenziali acquirenti del Pixel 10, la situazione rimane in evoluzione: le prestazioni grafiche attuali destano preoccupazione, ma la possibilità di miglioramenti sostanziali attraverso aggiornamenti futuri mantiene viva una flebile speranza di redenzione per il nuovo chip di Google.