Qualcomm contro ARM: saranno i produttori finali a pagare le licenze dei core?

Secondo Qualcomm, ARM sarebbe pronta a far pagare le proprie licenze direttamente ai produttori finali di dispositivi.

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a cura di Silvio Colombini

Con una inaspettata decisione ARM potrebbe riversare sui produttori finali il costo delle proprie licenze.

Dopo il recente report di Qualcomm, secondo cui le vendite di smartphone subiranno un calo di vendite ben superiore alle previsioni, l’azienda torna a far parlare di sé nell’ambito di un processo giudiziario contro ARM. Processo che potrebbe aver rivelato una decisione di ARM che si configurerebbe come un vero e proprio terremoto industriale. Decisione che, a sua volta, potrebbe essere il frutto di contrasti mai realmente sopiti tra diversi big del settore.

Facciamo un passo indietro. Ad inizio 2021 Qualcomm acquisisce NUVIA, una startup che si concentra sulla creazione di un processore ARM per server altamente efficiente. In quel momento NUVIA sta sviluppando Phoenix, e per farlo ha siglato un accordo con la stessa ARM per l’uso in licenza di istruzioni ARM nel proprio core. Nello specifico un accordo Architecture Licensing Agreement (ALA). Giusto precisare che accordi di questo tipo sono praticamente la norma nel settore: permettono di utilizzare le istruzioni, ma non il design, per lo sviluppo di processori.

Il vero problema nasce alla conclusione della suddetta acquisizione: in questo ARM vede qualcosa che potrebbe danneggiarla dato che Qualcomm sostiene di poter utilizzare i propri accordi ALA al posto di quelli siglati da NUVIA. Il motivo è semplice: la loro versione prevede oneri decisamente meno gravosi dell’altra opzione.

A sua volta ARM sostiene che Qualcomm debba distruggere i progetti sviluppati sulla base delle licenze rilasciate a NUVIA perché, sostiene ARM, il loro passaggio a Qualcomm avrebbe dovuto essere approvato da loro. Di fatto un pretesto per un’altra richiesta: rinegoziare, al rialzo, l’accordo ALA con Qualcomm.

Ne è venuto fuori un contenzioso giuridico che purtroppo non ha portato ad ARM i benefici sperati e anzi, come inaspettato effetto collaterale, ha permesso a Qualcomm di svelare quello che potrebbe essere il prossimo business model di ARM: chiedere il pagamento delle licenze direttamente a coloro che usano i core ARM nei loro prodotti invece che farle pagare ai produttori degli stessi.

La cosa è chiaramente indicata nella documentazione che Qualcomm ha depositato; anzi, Qualcomm si spinge addirittura ad affermare che ARM avrebbe già iniziato a contattare le varie aziende per siglare un accordo. O, in alternativa, non avere più accesso ai processori con core ARM a partire dal 2025. Il tutto è stato seccamente smentito da ARM.

Al di là del balletto delle accuse e delle smentite: se quanto riportato da Qualcomm dovesse rivelarsi vero le conseguenze sarebbero enormi. Con il nuovo accordo infatti sarebbero le singole case produttrici di smartphone, e non più chi produce il solo core, a dover pagare le licenze.

Licenze che, abbastanza intuitivamente, ARM rilascerebbe ad un prezzo superiore a quanto faccia attualmente: allo stato attuale il mercato smartphone non può fare a meno dei processori ARM.

Di fatto sarebbero ben poche le aziende che non subirebbero un grosso colpo da questo cambiamento (principalmente Apple e Nvidia, grazie a specifici accordi presi) e la diretta conseguenza è più che evidente: un aumento dei costi di produzione che, a sua volta, andrebbe a colpire l’acquirente finale.