Smartphone lento? Android 15 vi dirà se è colpa della memoria

Android 15 mostrerà lo stato di degrado della memoria interna dello smartphone, oltre alla salute della batteria, in un'applicazione dedicata.

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Con l'avanzare del mondo tecnologico, il punto focale della longevità degli smartphone si sta spostando dalle promesse di aggiornamento software alla sostenibilità dell'hardware. In questo panorama tecnologico, sorge una domanda cruciale: l'hardware sopravviverà al rinnovato ed esteso supporto software dei nuovi prodotti?

I produttori di smartphone, nel tentativo di allungare i cicli di vita dei prodotti, stanno estendendo le finestre di supporto del software. Tuttavia, sotto la superficie si nasconde una preoccupazione pertinente: la longevità fisica dei nostri dispositivi. L'hardware può davvero resistere alla prova del tempo, rispecchiando il prolungato ciclo di vita del software? Mentre i consumatori sono alle prese con questo dilemma, l'aggiornamento ad Android 15 prova a dare risposta ad alcune di queste domande.

Nel tentativo di fornire agli utenti informazioni complete sul dispositivo, Google ha intrapreso un viaggio per svelare gli aspetti nascosti della salute dell'hardware. Questo sforzo trasformativo è iniziato con la presentazione delle informazioni relative alla batteria, che comprenderanno dati critici come le date di produzione, il conteggio dei cicli di ricarica e lo stato di salute generale. Posizionate nella sezione Impostazioni > Informazioni sul telefono > Informazioni sulla batteria, queste informazioni forniranno agli utenti preziose metriche, segnalando quando è necessario sostituire la cella.

Sulla base del lavoro svolto sulla batteria, Google è pronta a svelare una nuova funzione innovativa: l'applicazione Diagnostica dispositivo. All'interno di questa applicazione si nasconderà un tesoro di informazioni, tra cui non solo le metriche sulla salute della batteria, ma anche una nuova statistica: lo stato di salute del chip di archiviazione del dispositivo.

Al cuore di questa innovazione troviamo l'API storage lifetime, uno strumento progettato per quantificare l'aspettativa di vita residua della memoria interna di un dispositivo. Gli utenti ottengono informazioni senza precedenti sulla longevità del loro dispositivo, con l'API che è in grado di restituire una percentuale indicativa dell'uso rimanente.

Nonostante l'attuale assenza dell'API dal progetto AOSP, la sua presenza si fa notare nell'ultima versione di Android 15 beta 1.

È interessante notare che l'implementazione dell'API è parallela al protocollo di manutenzione in idle di Android, volto a ottimizzare le prestazioni del chip di memoria flash. Attraverso una manutenzione passiva intelligente, Android cerca di preservare la durata di vita del chip di archiviazione, proteggendolo dal degrado prematuro.

Tuttavia, l'efficacia dell'API dipende dalla compatibilità dei dispositivi: solo alcuni di essi possono vantare una granularità dell'1% nella segnalazione della durata dello storage. Per altri è sufficiente una granularità meno precisa del 10%, anche se con una minore accuratezza. Questa variazione sottolinea la natura sfumata della compatibilità dei dispositivi, con gli OEM e i fornitori di chip di archiviazione che giocano un ruolo fondamentale nella sua realizzazione.

Con l'aggiornamento di Android 15 che svelerà il funzionamento interno dell'hardware degli smartphone, gli utenti potranno a prendere decisioni informate sulla durata del loro dispositivo. Grazie alla trasparenza e all'innovazione, Google apre la strada a un futuro in cui la longevità dei dispositivi non è più avvolta nell'incertezza, ma piuttosto illuminata da informazioni basate sui dati.