UE: Apple non ha cospirato, nessun attacco alla musica gratuita in streaming

L'indagine dell'UE su Apple Music e i possibili accordi contro Spotify tra Apple e le etichette discografiche ha portato a un nulla di fatto.

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a cura di Manolo De Agostini

Le autorità antitrust europee hanno concluso l'indagine avviata lo scorso aprile sul servizio Apple Music. Non sono state trovate prove che Apple abbia siglato accordi con le etichette discografiche per mettere fine oppure ostacolare i servizi di streaming musicali gratuiti come quello offerto da Spotify. A riportarlo è il sito Re/code, citando fonti a conoscenza dei fatti.

I mastini dell'UE hanno verificato se le etichette abbiano cospirato con altri o con Apple in modo tale da colpire i servizi rivali attraverso Apple Music. D'altronde sembra che diverse major discografiche abbiano fatto pressione su Spotify affinché si trovasse un modo per rendere un maggior numero di ascoltatori gratuiti (quelli che scelgono di ascoltare spot pubblicitari) in utenti paganti.

Apple, inoltre, non offre la propria musica gratuitamente: azzoppare Spotify e simili su quel fronte faciliterebbe l'affermazione di Apple Music, che comunque già oggi conta oltre 11 milioni di abbonati.

apple music

L'indagine non ha evidenziato alcuna attività illegale, anche se l'UE - riporta Re/code - "continuerà a monitorare il mercato". Il caso sulle scrivanie dei segugi di Bruxelles rimarrà comunque aperto, in modo tale da vigilare sulle trattative in corso tra Spotify (e altri) con i detentori dei diritti musicali.

Parallelamente all'indagine sul servizio musicale di Apple, l'UE ha chiesto a Spotify e altri servizi di streaming musicale alcune informazioni riguardanti l'App Store, alla ricerca di possibili restrizioni messe in atto dalla casa di Cupertino sulle app in vendita nel proprio negozio digitale. Un tema su cui sta indagando anche la Federal Trade Commission statunitense.

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L'organismo di controllo USA sta verificando se la quota del 30% che Apple raccoglie su ogni transazione digitale fatta con le app, tra cui gli abbonamenti per i servizi in streaming, sia una pratica corretta. Servizi concorrenti si sono infatti lamentati di questa policy, che li porta ad aumentare i prezzi o sacrificare i profitti.

Apple proibisce inoltre di usare l'app per informare i consumatori che possono acquistare direttamente o abbonarsi attraverso altre vie, ma anche offrire un prezzo variabile, ad esempio un piano famiglia scontato o un prezzo agevolato per studenti.