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a cura di Saverio Alloggio

Xiaomi punta a raggiungere i 100 milioni di smartphone spediti entro la fine del 2018. L'obiettivo dell'azienda cinese passa attraverso il consolidamento della propria posizione in due mercati chiave come Cina e India, oltre alla recente espansione in Europa e Stati Uniti. Negli USA però la situazione è più complessa, visto il particolare contesto scaturito dalle sanzioni a ZTE e dall'indagine avviata nei confronti di Huawei.

Non è certamente un mistero il fatto che il Governo degli Stati Uniti non veda di buon occhio l'espansione di questi giganti cinesi. Nel caso di ZTE, la sanzione per aver violato l'embargo nei confronti dell'Iran, premiando successivamente i propri dipendenti coinvolti nella vicenda anziché punirili, è stata durissima. Oltre a una multa da quasi 1 miliardo di dollari, l'azienda non potrà utilizzare componentistica statunitense per 7 anni, e rischia anche di perdere la licenza per i servizi Google.

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Per quanto riguarda Huawei invece, come riportato la scorsa settimana dal Wall Street Journal, è stata avviata un'indagine da parte del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, anche in questo caso in merito a ipotetiche violazioni dell'embargo nei confronti dell'Iran. Un'accusa ovviamente tutta da dimostrare, che potrebbe comunque avere conseguenze meno pesanti rispetto a ZTE.

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In questo contesto, Xiaomi sembra aver già avviato le trattative con gli operatori telefonici statunitensi, un passaggio inevitabile per cercare di penetrare nel mercato del Paese a stelle e strisce. La strategia dell'azienda cinese dovrebbe sempre essere quella di puntare sul rapporto qualità/prezzo, esattamente come sta facendo in Europa.

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In quest'ottica va letto l'accordo che Xiaomi avrebbe stretto con la taiwanese TSMC per la produzione del Surge S2, seconda generazione del SoC proprietario dell'azienda cinese. La logica, nel tempo, sarà quella di poter gradualmente realizzare in casa buona parte delle componenti, una sorta di approccio alla Samsung, con le dovute proporzioni.

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Per il Surge S2 si parla di processo produttivo a 16 nm,  con CPU octa-core caratterizzata da quattro Cortex A73 con frequenza di 2,2 GHz e da altri quattro Cortex A53 con clock di 1,8 GHz. La GPU integrata sarà invece una Mali G71MP8. Questo potrebbe essere il SoC che caratterizzerà i prossimi smartphone Xiaomi entry-level.

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L'azienda cinese prosegue dunque con i propri progetti di espansione a livello globale. L'obiettivo dei 100 milioni di smartphone spediti entro la fine del 2018 sembra essere alla portata, almeno potenzialmente. Per poter puntare alle prime posizioni del settore però molto dipenderà dalla capacità di permeare il mercato statunitense. Un'impresa, quest'ultima, che in questi anni non è riuscita neanche a Huawei.


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