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A Plague Tale: Innocence, Recensione

In una Francia devastata da guerra e peste, due fratelli lottano per sopravvivere sostenendosi a vicenda. La nostra recensione di A Plague Tale: Innocence!

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Avatar di Alessandra Borgonovo

a cura di Alessandra Borgonovo

@Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 14/05/2019 alle 09:00
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Francia, 1348. La Guerra dei Cent'Anni contro gli inglesi è soltanto all'inizio ma il suo corollario è già evidente, mentre la peste nera si sta diffondendo a macchia d'olio senza fare distinzioni di bandiera. In questo scenario di sangue e malattia è ambientata la storia di Amicia e Hugo De Rune, due fratelli estremamente diversi: lei è una ragazza allegra, caparbia, sognatrice, cresciuta come una lady e al tempo stesso capace di difendersi da sola grazie alla sua fionda; lui, al contrario, non ha mai visto il mondo esterno se non dalla finestra della stanza dove è rimasto in isolamento per tutti i suoi cinque anni di vita - complice un morbo misterioso che la madre, seguendo i precetti dell'alchimia, sta cercando di curare.

Nel complesso la loro è una vita agiata, finché un giorno il braccio dell'Inquisizione si stende sopra il maniero dei De Rune portando con sé la sua legge e, soprattutto, la morte. Costretti a fuggire e badare a loro stessi, Amicia e Hugo cominciano un viaggio che li porterà alla scoperta di un legame indissolubile nonché degli oscuri segreti che si celano lungo le strade della Francia. Comincia così A Plague Tale: Innocence.

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Potremmo spendere parole su parole per dirlo ma non serve girarci attorno: il gioco di Asobo Studio è un vero gioiello, confezionato con estrema cura in ogni aspetto e in grado di superare persino le migliori aspettative. Per una software house finora impegnata in progetti su licenza Disney, lo stacco non è solo notevole dal punto di vista delle tematiche ma anche del risultato in sé.

A Plague Tale: Innocence non è un titolo che fa sconti, mostra la realtà dell'epoca esattamente per quella che era nei suoi toni cupi, freddi e spietati, tuttavia Asobo non si fa prendere la mano da un contesto che giustificherebbe violenza gratuita e anzi, la contestualizza fino a renderla spesso superflua. La testa deve agire prima della fionda, non soltanto per il fatto di ritrovarsi tra le mani un'arma sì letale e tuttavia limitata nella sua offensiva, ma soprattutto perché Amicia è un'adolescente: in quanto tale incapace di tenere testa a soldati addestrati o, in generale, nemici armati con qualcosa di più efficace della sua fionda.

Le decisioni che prenderete nel corso del gioco hanno un valore effettivo e Amicia si troverà a mettere sul piatto la sua stessa anima: fino a dove sarà disposta a spingersi pur di sopravvivere, in un mondo freddo e crudele?

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A Plague Tale: Innocence si basa tutto su tre elementi fondamentali: la fionda, la luce e i ratti. Questi ultimi, lo avrete indubbiamente notato dai trailer, sono in numero inimmaginabile persino in un periodo come quello del morbo, oltre a lasciare l'impressione che siano in qualche modo sovrannaturali. Rappresentano molto più di quanto non lascino intendere, poiché gli sviluppatori hanno attinto dalla storia e reso un fattore scatenante un ostacolo per il giocatore ma anche un elemento chiave per la narrativa.

I ratti sono veicolo della peste, soprattutto però la incarnano e diventano prova tangibile di un male inafferrabile: si può scappare, lo si affronta e lo si tiene lontano, eppure troverà sempre il modo di raggiungerci. Il solo modo per tenere lontani i ratti è sfruttare le fonti di illuminazione, oppure utilizzare la fionda per crearne di nuove. Come potete vedere sono meccaniche imprescindibili l'una dall'altra, basta l'assenza di una sola a ostacolare Amicia e Hugo: sì, vale anche per i ratti perché se è vero il detto secondo cui "il nemico del mio nemico è mio amico", queste poco simpatiche bestiole possono essere dirottate sui nemici che non smetteranno un attimo di darci la caccia.

Una scelta crudele ma, lo ripetiamo, in linea con il contesto messo in scena: la sopravvivenza viene prima di ogni altra cosa, persino della morale che fino a quel momento aveva guidato Amicia. Lo stealth e l'arguzia sono le soluzioni più indicate per superare i diversi ostacoli, perché uno scontro a viso aperto significa nella maggior parte dei casi una morte cruenta.

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In tal senso gli sviluppatori hanno messo a disposizione diverse alternative che si apriranno a voi durante l'avventura, spostando il gioco da una iniziale linearità a una struttura molto più aperta capace di offrire diversi approcci. Tutto dipende da cosa preferite fare in base alle risorse a vostra disposizione: la fionda comprende svariati proiettili ma, fatta eccezione per i comuni sassi, la loro creazione non è a buon mercato e potrebbe andare a discapito delle migliorie all'equipaggiamento, a loro volta essenziali per gestire ogni situazione sempre al meglio.

Sono meccaniche dunque strettamente interconnesse - i ratti, la fionda, la luce, i potenziamenti - che fanno di A Plague Tale: Innocence un'esperienza fine, perfettamente riuscita in teoria tanto quanto nella pratica. La varietà è soggetta all'area in cui vi trovate e non tutte potranno garantire approcci molteplici, eppure non sorge mai il dubbio di trovarsi su un percorso guidato e stabilito a priori. Le situazioni di maggiore sinergia sono quelle che, com'è ovvio, valorizzano al meglio il lavoro di Asobo ma non si può dire che nei momenti più "disconnessi" manchi il coinvolgimento: forse è anzi quello il motivo per cui la tensione aumenta - non avendo elementi essenziali per proseguire in maniera tranquilla, bisogna prendersi dei rischi.

In tutto questo non va mai dimenticato che Hugo cammina al nostro fianco: la sua gestione, parlando di gameplay, è decisamente meglio pensata addirittura di giochi come The Last of Us dove non soltanto Ellie era invisibile ai nemici ma interagiva poco con l'ambiente. Hugo, al contrario, è spesso vitale per proseguire sia in mezzo alle orde di ratti sia fra i soldati e tutto sempre seguendo le nostre direttive. Non lo perderete mai di vista per poi vederlo scorrazzare tranquillo qualche metro più in là in una zona piena di nemici, perché la sua giovanissima età (cinque anni) e l'iperprotettività di cui è stato sempre soggetto non gli permettono di stare solo. Ciò significa che se lo lascerete indietro inizierà a urlare spaventato attirando l'attenzione di chi si aggira nei dintorni: un'escamotage efficace e del tutto in linea con la storia.

Lo stesso vale per gli alleati che occasionalmente accorreranno in nostro aiuto: la costante minaccia rappresentata tanto dai soldati quanto dai topi, soprattutto, non li farà mai allontanare dal vostro fianco. Stretti l'uno contro l'altro, supererete ogni ostacolo supportandovi a vicenda - spesso muovendovi addirittura in sincronia. Attenzione, però. La regola per cui Amicia non può sopravvivere in un corpo a corpo vale anche per tutti loro perciò, nel caso in cui vengano presi di mira, avete solo pochissimi secondi per trarli d'impaccio, spesso attirando l'attenzione su di voi e la cosa raramente si dimostra una buona idea. Insomma la prudenza non è mai troppa.

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Ad affiancare il gameplay troviamo un comparto narrativo ottimo, senza sbavature e dove i ratti, con tutto ciò che rappresentano, sono in realtà un contorno: la vera storia è quella di Amicia e Hugo, quel momento in cui due bambini, fratelli eppure estranei, mettono in gioco la loro innocenza contro il resto del mondo. La Francia medievale, deturpata dalla guerra e dalla grande pestilenza, è un contesto crudele che solo in parte si appoggia alla fantasia degli autori e nel quale l'Inquisizione riesce persino ad assumere connotati ancora più spietati del morbo che chiunque si trova ad affrontare.

Tutti i personaggi sono caratterizzati incredibilmente bene e nonostante si potessero approfondire un poco di più gli antagonisti, va però detto che l'incrollabile convinzione di agire per un bene superiore definisce la Chiesa di quel periodo meglio di quanto potrebbe fare una narrazione più esplicita. Non si sente mai, di fatto, il bisogno di sapere qualcosa in più di Vitalis o di Nicholas, il suo terrificante braccio destro.

Una menzione speciale va però a Hugo, che con i suoi soli cinque anni e in una situazione che nessuno in generale, men che meno a quell'età, dovrebbe vivere si mostra intelligente e con i piedi per terra, disposto a seguire ciò che gli viene detto senza disobbedire in pressoché ogni situazione. Nel parco di PNG che spaziano dai bambini agli adolescenti, in particolare se sono da difendere, è una figura piuttosto rara ed essenziale per mantenere la direzione del racconto senza farlo inutilmente naufragare verso il senso di frustrazione. Non diremo di più in merito alla trama perché, essendo un gioco soprattutto narrativo, A Plague Tale: Innocence merita tutto il riserbo che si deve a un'opera costruita con estrema cura e attenzione ai dettagli. Un titolo che in questo, ma non solo, ha ben poco da invidiare a produzioni tripla A e, anzi, può tranquillamente competere.

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Tutto questo è impacchettato in un comparto audiovisivo affascinante nonostante la crudezza di ciò che mostra. Dai campi di battaglia pieni di cadaveri, al villaggio fantasma dove tutti si chiudono nelle case per paura della peste, fino ai toni più caldi e accoglienti - seppur rari - delle campagne che si estendono davanti a noi, A Plague Tale: Innocence si presenta ricco di dettagli che favoriscono l'immersione e danno quel tocco di realismo indispensabile per un gioco che fa della storia il proprio punto di partenza.

In A Plague Tale: Innocence le musiche non sono mai fuori posto ed evocative, non sono solo un semplice contorno ma una parte integrante dell'esperienza capace di giocare con il nostro stato d'animo e farci sentire lì, assieme ad Amicia e Hugo, spaventati di fronte alle orde di topi che ci sbarrano il cammino mentre la torcia nelle nostre mani si consuma sempre più in fretta, o affascinati davanti a un tramonto che, per un istante soltanto, ci porta a dimenticare il pericolo e le fatiche.

Se poi volete un coinvolgimento ancora maggiore, il primo consiglio è disattivare l'HUD dal menu principale così da non avere alcun elemento di disturbo sullo schermo, e in secondo luogo di giocare con l'audio in francese: un difetto se così vogliamo chiamarlo, ma diremmo più pignoleria, è che nel doppiaggio inglese i personaggi francesi parlano la lingua d'Albione con accento marcato, il che nel complesso stona un po'. Non si tratta comunque di qualcosa che rovina l'esperienza, quanto di gusto personale. Il doppiaggio italiano non è disponibile, mentre la localizzazione è invece presente.

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