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Pro
- Davvero ben realizzato
- Tecnicamente molto valido
- La tensione si taglia con un coltello
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Contro
- Gestione dell'inventario un po' antipatica
- Gli elementi cosmetici sono un po' troppo costosi
Il verdetto di Tom's Hardware
Inutile girarci troppo intorno: lo scettro di sorpresa di fine 2025 se l’è preso Arc Raiders. Sebbene risulti un po’ ingeneroso definirlo come tale, è innegabile come l’opera di Embark Studios abbia superato ogni più rosea aspettativa a partire dal lancio del 30 ottobre fino a oggi. Su Metacritic, almeno mentre stiamo scrivendo questa recensione, il titolo svetta con un sontuoso 87 di media su PC e 92 su PS5, risultando come il miglior sparatutto in terza persona disponibile per l’ammiraglia Sony, il secondo se si è di manica larga e si vuole considerare sotto tale categoria anche il remake di Resident Evil 4.
Risultati sicuramente notevoli, corroborati da prime stime di vendita altrettanto importanti, e che rendono giustizia a un prodotto fatto davvero con cura. Noi ve ne avevamo parlato più volte negli scorsi mesi, grazie a degli hands-on in anteprima, ma ora possiamo finalmente confermarvelo dopo aver provato a lungo la versione completa. Andiamo però con ordine e vediamo insieme come mai Arc Riders è molto probabilmente uno dei migliori extraction shooter mai realizzati.
Riconquistare la superficie
Arc Raiders prende piede in un Italia meridionale in un futuro post-apocalittico, dove misteriose e letali macchine conosciute come Arc hanno preso il controllo della superficie. I pochi umani rimasti hanno trovato rifugio a Speranza, vibrante città sotterranea nonché ultimo baluardo della civiltà. Per ottenere il necessario per restare in vita e sperare in una rinascita i sopravvissuti della nostra razza sono costretti a mettere a rischio la propria vita e cercare preziose risorse sotto il sole.
A rappresentare il pericolo non sono però solo però gli Arc, che dominano ogni centimetro delle terre emerse, ma anche gli altri umani che cercano di ottenere quanti più oggetti e materiali possibili per sé stessi. Trovare alleati nelle pericolose lande di gioco non è infatti semplice e molto spesso è consigliato tenere bassa la testa ed evitare ogni contatto, allontanandosi da qualsivoglia pericolo. Venire sconfitti, infatti, comporta la perdita non solo dell’intero bottino, ma anche del proprio equipaggiamento, con ore di pregresso che potrebbero pertanto venire erase in pochi istanti a causa di una manovra sfortunata o un assalto non previsto.
Tutte dinamiche che gli amanti degli extraction shooter conoscono bene e che Embark ha riportato ovviamente anche in Arc Riders, cercando però di renderle leggermente meno punitive. Esistono infatti slot sicuri, che permettono di preservare determinati oggetti in caso di sconfitta, kit gratuiti d’equipaggiamento e uno skill tree sufficientemente corposo per rendere più coriaceo il proprio personaggio. L’esperienza è in ogni caso quella e, anche con queste meccaniche, una sconfitta in Arc Riders è tutt’altro che indolore.
Ogni mossa è fondamentale
Il vero, indiscusso punto di forza di Arc Riders è sicuramente la messa in scena del tutto, con Embark Studios che ha fatto un lavoro magistrale a riguardo. La tensione mentre si esplorano gli edifici sventrati dal tempo e dagli Arc si taglia infatti con un dito e non accenna mai a calare, neanche nelle fasi meno concitate. Ogni partita, per quanto si svolga sempre su una delle differenti mappe a disposizione inizialmente, è poi sempre diversa, con le situazioni che si vengono a creare che riescono spesso e volentieri a scardinare le certezze del giocatore.
Se a tutto questo mettete insieme un impianto ludico notevole, sia sul piano dell’esplorazione che su quello dei combattimenti, e una resa tecnica importante, sono evidenti i punti di forza del titolo, che riesce a conquistare come pochi altri i propri giocatori. Noi abbiamo in particolare fatto decisamente fatica a staccarci da Speranza, i suoi intrighi e la sua pericolosa superficie, stringendo legami e venendo traditi.
Se è pur vero che, come accennato nel paragrafo precedente, in Arc Riders non sia possibile fidarsi di nessuno, è anche vero che alcuni dei momenti più belli del nostro tempo in compagnia del gioco gli abbiamo vissuti quando abbiamo trovato qualcuno disponibile a collaborare. Unire le forze con uno sconosciuto è infatti davvero assuefacente e consente di affrontare le avversità del gioco con uno spirito e una forza nuova. Il tutto, però, sempre con grande attenzione, dato che ci è ahinoi capitato anche di venire colpiti alle spalle da chi credevamo amico pochi istanti prima di prendere l’ascensore che ci avrebbe riportati a casa.
Lasciando per un attimo da parte l’anima PvP del gioco, il titolo di Embark Studios riesce a offrire anche un’ottima componente PvE. I vari Arc sono infatti dotati di un IA davvero notevole, che li porta ad essere dei veri pericoli per i giocatori e non meri nemici facilmente prevedibili. Danneggiarne un arto, per farvi un esempio, non li ferma né obbliga a routine predeterminate, ma li incentiva anzi a superare il proprio deficit e darci contemporaneamente la caccia. Proprio questo loro comportamento li rende ancor più pericolosi e contribuisce a creare quella tensione che tanto abbiamo amato nel gioco.
Prepararsi alla missione
Oltre a queste fasi più dinamiche, una parte fondamentale dell’esperienza di Arc Riders si svolge poi a Speranza e riguarda tutte quelle meccaniche più gestionali. Nella cittadina sotterranea, infatti, è possibile modificare esteticamente il proprio personaggio, creare banchi da lavoro sui quali dare vita a nuovi oggetti, acquistare beni da vari mercanti e anche ottenere missioni che ci consentiranno di procedere narrativamente nel gioco e sbloccare nuove zone.
Un sistema, quello messo in piedi da Embark Studios, ben congeniato e che contiene tutto quello che ci si aspetterebbe di trovare da un’opera del genere, senza mai risultare soverchiante o confusionario. Immancabile, poi, la presenza di un negozio per le modifiche estetiche a pagamento, che ora come ora risultano un po’ troppo costose, soprattutto considerando come Arc Riders non sia un free to play, per quanto non venduto a prezzo pieno.
Altro neo che abbiamo trovato durante le nostre ore in compagnia del gioco è quello relativo alla gestione dell’inventario, sia durante qualche missione che durante le più tranquille fasi a Speranza. Abbiamo infatti spesso e volentieri litigato con il gioco per cercare di spostare oggetti da una parte all’altra, per muoverne più insieme e anche per rottamarne alcuni. Nulla di incredibilmente negativo, sia chiaro, ma la speranza è quella di vedere un miglioramento netto a riguardo nei prossimi mesi.
Come potrete immaginare si tratta di difetti sui quali è ben possibile passare oltre, soprattutto considerando la bontà di tutto il resto e di come Arc Riders abbia saputo intrattenerci per ore e ore, intrappolandoci in un loop dal quale è difficile fuggire. Il vero dubbio, sul quale è impossibile ora esporsi più di tanto, è relativo al supporto sul lungo periodo, un qualcosa su cui si fonda un’opera come Arc Riders e che dipende ovviamente dalla risposta del pubblico. Per ora, quindi, dovremmo avere dinnanzi un futuro roseo.
Una piccola perla su PC
Lo avevamo già accennato in precedenza, ma vale decisamente la pena sottolinearlo in un capitoletto dedicato: Arc Riders, oltre che decisamente divertente, è anche bello da vedere. Noi abbiamo giocato all’opera di Embark Studios su un PC dotato di RTX 5070, un Intel Core Ultra 7 265K e 48GB di RAM a dettagli Ultra in Quad HD ottenendo dei risultati davvero notevoli, sia a livello di qualità d’immagine che di framerate. Il tutto coadiuvato da un aspetto sonoro importante e capace di rendere al meglio la tensione che permea ogni secondo passato in superficie.
Un risultato ottenuto grazie anche alla collaborazione di NVIDIA e all’inclusione all’interno del gioco di svariate tecnologie finalizzate a renderlo ancora più accattivante, come RTX Global Illumination, DLSS4 e NVIDIA Reflex. La prima è in particolare una tecnica di rendering che gestisce in modo avanzato l’illuminazione, rappresentandola in gioco non solo tramite i flussi di luce diretti, ma anche quelli indiretti che rimbalzano magari su una pozza d’acqua prima di arrivare all’oggetto illuminato. Un qualcosa che concorre a ricreare uno scenario decisamente più realistico e immersivo, donando Arc Riders di un colpo d’occhio ancora migliore.
Il DLSS 4, invece, è dedicato a quelle che sono le performance e a migliorare i frame per secondo senza andare a intaccare la resa visiva del gioco, il tutto attraverso anche l’utilizzo di modelli di intelligenza artificiale. Insieme a NVIDIA Reflex, che si basa invece sul ridurre la latenza, il risultato è decisamente importante e ci ha consentito di guadagnare parecchi frame. Con DLSS4 attivo sulla nostra configurazione abbiamo ad esempio più che raddoppiato il framerate, senza al contempo obbligarci a grandi rinunce sul piano visivo. Non male, vero?