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Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout | Recensione

Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout è il rivoluzionario capitolo della serie di Gust, portando ancora una volta la sua magica alchimia.

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a cura di Alessandro Palladino

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Accolto a braccia aperte e con estremo successo alla sua pubblicazione giapponese, Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout arriva dritto in occidente per mostrarci la tanto attesa evoluzione del marchio di Gust e KOEI Tecmo. È con un certo senso di commozione che possiamo dire di aver assistito, finalmente, all’inizio della più innovativa saga di Atelier, cominciata con possibilmente il miglior titolo che la serie abbia mai visto. Dalla trilogia Mysterious fino al più recente Atelier Lulua, i semi del cambiamento piantati tra i vari capitoli sono inaspettatamente germogliati, regalando a tutti gli appassionati un nuovo punto di partenza con cui innamorarsi ancora una volta.

Atelier Ryza però non è solo il culmine di un crescendo durato anni, bensì rappresenta un solido ponte d’ingresso anche per tutti gli utenti che non si sono mai avvicinati al franchise, i quali troveranno nella storia di Ryza tutti gli elementi che più contraddistinguono la visione creativa di Gust. Sotto il cielo azzurro emblema di questa produzione, assistiamo ancora una volta al tenero racconto dei sogni, delle speranze e delle salde amicizie di una piccola alchimista.

L’Atelier e il nascondiglio segreto

Il nuovo corso immaginato da Gust inizia su un’isola lontana, in un villaggio rurale che si gode la propria intimità distanziato dalle grandi città e dai piaceri mondani. Un ecosistema che protegge la natura e vive a contatto con essa, preservando le tradizioni e le leggende che accompagnano la popolazione da generazioni. Ma c’è a chi questo panorama sta stretto, chi guarda oltre nuvole sul mare e sogna di vivere mille avventure, lontano dalla propria famiglia e dal villaggio: Reisalin Ryza Stout, una ragazza desiderosa di prendere il largo e tracciare la rotta della sua storia personale, accompagnata dagli amici di una vita equamente vogliosi di scoprire cosa c’è oltre i familiari confini.

Ed è qui che prende piede il racconto della nascita dell’Atelier di Ryza e del rifugio segreto che un gruppo di adolescenti costruì nella loro più memorabile estate, scoprendo la magia dell’alchimia e i tesori nascosti da decenni. Per quanto l’esplorazione delle zone sia effettivamente fuori dalle acque del villaggio, gran parte della narrazione si focalizza paradossalmente all’interno di esso e nella lotta contro le forze oscure che lo minacceranno, costringendo quindi gli eroi a proteggere lo stesso luogo che volevano abbandonare.

Come è evidente, la costante tensione tra la voglia di andarsene e l’attaccamento al posto in cui si è nati e vissuti sarà il perno centrale di tutta la storia di Ryza e, parallelamente, della crescita nell’età adulta del gruppo. Ognuno dei membri ha infatti dei motivi personali e molto seri per desiderare il distacco dalla piccola città, ragioni con cui è possibile relazionarsi specialmente se si è passato quel periodo in cui ci si sentiva stretti nei confini della propria casa, insieme a tutti i drammi che ne derivano.

Doveri, voglia di conoscenza, esigenza di riscatto e tanti altri sentimenti tipici dell’adolescenza compongono i fili della tela narrativa di Atelier Ryza, utilizzando l’alchimia e le sue meraviglie come il catalizzatore per gli eventi che conseguiranno nel gioco, senza però dare a questa pratica il compito di arrivare a risolvere tutti i problemi alla mano. Ciò a cui Gust punta è quello di far vedere al giocatore le difficoltà che si possono affrontare nella crescita, la sensazione di non essere all’altezza di ciò che tutti si aspettano da noi, o di non riuscire a realizzare i propri sogni per ostacoli reali come quelli che derivano da una comunità ristretta a cui si è incatenati. Temi che richiamano i romanzi di formazione e con cui, in effetti, Atelier Ryza condivide la maggior parte dei punti della scrittura.

Attraverso l’alchimia e il supporto reciproco, scandito dai giorni estivi passati a giocare nel nascondiglio segreto nella foresta, il terreno fantastico del racconto prende vita in una spirale di emozioni e avventure, tra draghi, antiche civiltà e le creature mistiche tipiche del bestiario della serie. Se quindi da un lato Atelier Ryza utilizza l’impossibile come mezzo per espandere gli orizzonti del gruppo, la stessa alchimia finisce poi per non essere una via di fuga con cui abbandonare la propria vita, bensì un modo per rivalutarla.

Scoprendo, infatti, come l’arte della creazione riesca a far del bene a tutti gli abitanti, Ryza e compagni si renderanno conto che il loro reale desiderio non è quello di fuggire via, ma di riuscire ad avere la forza per cambiare le cose in meglio, cosa a cui inizialmente sembrano aver rinunciato. Uno sforzo che poi li porterà a essere gli unici difensori contro un male antico e radicato; metafora conclusiva dell’azione benefica dei ragazzi nei confronti di decenni di immobilismo dettati da una generazione troppo vecchia e miope.

In definitiva, Atelier Ryza è una storia di giovani per giovani (o di chi vuole ricordarsi di esserlo stato), scandita dal candore dell’adolescenza e dell’innocenza più pura possibile. L’essenza della saga di Atelier del resto è proprio quella di prendere temi e racconti dall’impostazione semplice, per poi utilizzare la crescita delle protagoniste come perno centrale con cui costruire una trama all’insegna della positività. Questa volta però Gust ha superato i suoi precedenti lavori grazie a una carica narrativa ben equilibrata, puntando tutto il suo potenziale su una relazione empatica che si basa su delle caratterizzazioni con cui chiunque si può relazionare, magari rievocando le difficoltà adolescenziali che tanto ci facevano desiderare di vivere una vita fatta di magia e avventure.

L’Oscurità Eterna

L’evoluzione di Atelier Ryza però non è ascrivibile solamente a una nuova storia, elemento ovviamente presente in ogni capitolo precedente. Il motivo per cui questo nuovo corso per la serie è considerato rivoluzionario è il modo in cui Gust ha ristrutturato tutto l’intero sistema di gameplay, aggiornandolo a degli standard più moderni e trovando la quadra perfetta tra accessibilità e profondità. Fin dai primi minuti di gioco chiunque abbia giocato uno qualsiasi dei precedenti Atelier si renderà conto di quanto significative siano le nuove idee per i sistemi principali a cui si era abituati, talmente incisive da trasformare tutti gli amatori navigati in novellini dell’ultima ora.

La completa rivisitazione dell’impostazione di base è l’elemento che rende Atelier Ryza il punto perfetto con cui iniziare a conoscere la serie, piazzandosi quindi come ingresso ideale per chiunque si sia trovato intimorito – comprensibilmente – di fronte alla complessità del vecchio sistema di Sintesi e al modo in cui i materiali venivano raccolti. Troviamo infatti un insieme di materie prime più ristretto e tematicamente logico, modi di raccolta veloci e diversificati in base a un equilibrato sistema di Gathering Tools, moltissimi indicatori e menù che non solo suggeriscono quali risorse utilizzare, ma anche dove trovarle e in che tipo di Qualità.

C’è il viaggio rapido accessibile in qualsiasi momento ed esso comprende ogni singola area di gioco, non esistono più limiti di tempo che scandiscono la quest principale o i vari compiti e il passare delle ore è meno ristretto nei confronti dei mostri/materiali legati alla fase del giorno. Un’esperienza, finalmente, rilassante in ogni aspetto, abbandonando quella stantia struttura di pressione che vedeva l’urgenza in ogni singolo compito come il più ansiolitico degli JRPG. Ammettiamo però che questo ritmo rallentato a volte viene decisamente calcato, specialmente quando durante lo svolgersi della “campagna” principale ci viene richiesto di attendere giorni per nessuna ragione specifica.

Lo stesso trattamento è stato utilizzato anche all’interno della Sintesi, la quale adesso ha un menù di creazione molto più snello, intuitivo e capace di tirare fuori il meglio anche dagli alchimisti inesperti. Vengono inserite diverse funzioni per la creazione rapida e durante la selezione della ricetta è già possibile vedere e approfondire quali materiali risultino obbligatori (e quindi dove trovarli, creali, etc.). Vengono poi rivalutate le Gemme Elementali, trasformandole da risorsa essenziale per qualsiasi preparazione a una base per la nuova funzione di Rebuild, la quale permette di incrementare il livello di un qualsiasi oggetto creato con materiali esterni alla ricetta, senza quindi dover ripartire da zero. Lo stesso avviene per le armi e armature grazie alle Forge che è possibile sbloccare esplorando le antiche rovine presenti nel gioco, dandovi l’opportunità di aumentare le statistiche degli equipaggiamenti e cambiarne/aggiungere i Tratti.

Anche il combattimento è stato completamente rivisitato donandogli una nuova struttura estremamente dinamica basata sul tempo, l’accumulo di “punti tattica” e la pressione di uno dei quattro pulsanti alla destra del controller. Oltre ai classici turni definiti dalla barra azione, le lotte vengono animate da ordini, mosse speciali e azioni rapide che trasformano la classica attesa in una chance strategica continua, ininterrotta. Non sarete mai fermi nelle battaglie di Atelier Ryza, le quali scartano le tradizioni ruolistiche della serie per creare uno spettacolo combattivo perfino negli scontri più semplici, senza dimenticarsi di arricchire il tutto con una marea di abilità, passive e oggetti da utilizzare. Naturalmente le funzioni della lotta – e i membri del gruppo - si sbloccheranno mano a mano che procederete nella storia, evitando quindi qualsiasi senso di ripetizione che spesso si percepiva nei capitoli precedenti. Anche il grind è stato spodestato dalla sua posizione di tappa obbligata, prediligendo quindi una curva di livelli e statistiche più morbida e accessibile.

In particolare, Gust ha avuto delle ottime intuizioni per rendere più dinamico l’approccio del giocatore al lato d’azione del gioco. Ad esempio, adesso gli oggetti possono essere equipaggiati dai personaggi, incasellandoli in un’opzione che permette di non consumarli all’utilizzo a patto di spendere delle Cariche Nucleo disponibili in ogni esplorazione. Inoltre le abilità degli eroi, oltre al level up, si sbloccano grazie a delle “missioni” che vi richiederanno di fare diverse cose nelle battaglie o nella fase esplorativa, indirizzandovi verso nuove strategie e ricompensando l’atteggiamento votato al completismo.

Durante la lotta, i compagni potranno infine richiedervi di utilizzare alcune mosse specifiche per rilasciare degli attacchi combinati devastanti, dandovi quindi un motivo preciso per cui prodigarvi a trovare il perfetto bilanciamento tra attacchi base e mosse consuma risorse. Il fatto che non ci sia il mana e le mosse si attivino con i Punti Tattica (ricaricabili con attacchi base, ordini e condizioni specifiche) è una testimonianza piuttosto chiara di quanto l’approccio alla lotta sia malleabile.

Tutte idee ben collegate e che, sorprendentemente, aggiungono una complessità inaspettata se si guarda al modo in cui tutto risulti estremamente facile da utilizzare o imparare. Cambiamenti come le Cariche Nucleo e gli Ordini sono chiari segnali del modo in cui il team di sviluppo abbia voluto rendere meno tediose alcune dinamiche della serie, riuscendoci senza alcun difetto strutturale. Se a questo valore si aggiunge un’esplorazione più remunerativa e stratificata, piena zeppa di oggetti da raccogliere per potenziare il proprio Atelier e personalizzarlo, è impossibile non trovare l’alchimia di Atelier Ryza il mix perfetto dopo anni di tentativi dal risultato misto, forse con solo Atelier Lulua come punto più vicino di paragone.

Un vasto cielo da esplorare

La semplicità dell’anima del nuovo Atelier ha indubbiamente coinvolto anche il design dei nemici, più caratteristici tra le varie aree ma con numerosissime ripetizioni immesse nella classica tecnica del recolor. Per quanto ci siano numerosi Boss da abbattere e sfide che vi attendono ben oltre la trama principale, è impossibile passare sopra a un numero così esiguo di creature nel bestiario, specialmente se si parla di una serie che dura da molti anni e che di certo non ha problemi di campionatura. Per fortuna però a contrapposizione abbiamo dei livelli e dei biomi decisamente diversificati, pieni zeppi di Punti di Interesse da scoprire e mappare per utili ricompense.

Il lato visivo di Atelier Ryza è senza dubbio il terzo punto di svolta del franchise, il quale finalmente è riuscito a scrollarsi di dosso le vecchie vesti grazie a tutta una serie di accorgimenti grafici di spessore. In primo luogo gli effetti di luce e le ombre sono stati migliorati al massimo, creando spettacolari ambienti che regalano profondità, colori vibranti e effetti decisamente gradevoli all’occhio. È chiaro che nessuna miglioria di Atelier Ryza lo avvicini ai titoli fotorealistici tripla A, ma se si considera anche il più recente capitolo della saga è necessario ammettere i giganteschi passi in avanti fatti a livello artistico e tecnico, trasformando il nuovo corso in uno dei più vividi videogiochi in stile anime, mantenendo sempre una fedeltà all’intenzione di dipingere scenari che raccontino un paesaggio fantastico dall'atmosfera familiare.

A ragion di una visione d’insieme meno decorata, viene anche meno la pomposa ricercatezza di uno stile europeo eccentrico, trovando nel design fantasy più puro un’originalità spiccata. La caratterizzazione estetica dei personaggi ne esce curata e diversificata, facilmente identificabile e priva dell’eccesso che distoglieva lo sguardo dal resto del mondo di gioco, qui invece esaltato nei colori e nella fusione tra la natura e l’urbanistica rurale del villaggio.

La leggerezza delle linee e la vivacità del vestiario ben caratterizzano il gruppo di Atelier Ryza, peccando però di un immotivato fanservice in alcuni punti del character design, specialmente in quello di Lila e del suo folle seno fuori scala. La stessa Ryza soffre un po’ dell’attenzione lussuriosa alla carne, ma in linea generale è evidente come il suo aspetto tocchi solo superficialmente alcuni dei trend più “seguiti” della caratterizzazione degli ultimi anni, senza mai strafare o trasformarla in un esclusivo feticcio.

Dal lato del sonoro si riconferma la sempre presente qualità delle composizioni della serie, dandoci ancora una volta una colonna sonora perfettamente in linea con lo stile unico di Atelier. Lo stesso si può dire del doppiaggio giapponese, qui ancora più presente e incisivo di prima. Dobbiamo però sottolineare come alcune volte le musiche tendano troppo a ripetersi e come i brani più belli siano stranamente nascosti nelle fasi più avanzate del gioco o negli scontri più concitati, allontanandosi un po’ da quello che era lo spirito dietro la musicalità dell’arco di Mysterious e dal modo in cui anche la battaglia meno importante trasmettesse la fantastica sonorità targata Gust.

Per quanto Atelier Ryza sia decisamente migliorato e curato sotto ogni aspetto, dal vecchio corso grafico rimangono tuttavia delle animazioni a volte legnose e una gestione della telecamera nelle “cinematiche” incerta, statica. Difetti che non inficiano assolutamente con la godibilità del titolo, ma da un punto di vista analitico emergono come gli unici punti dolenti di un miglioramento per tutti gli altri lati del motore grafico. E, chiaramente, anche questa volta non aspettatevi una localizzazione in italiano, nonostante il tenore dei dialoghi di Atelier Ryza sia tutt’altro che complesso.

Voto Recensione di Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout - PS4


8.7

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia di crescita emotivamente coinvolgente

  • - Visivamente il miglior capitolo della serie

  • - Gameplay semplice, profondo e con numerose migliorie

  • - Doppiaggio e musiche di spessore

Contro

  • - Ripetitività nel design dei nemici

  • - Pause nella storia

  • - Animazioni ancora legnose nelle cutscene

Commento

Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout è un tenero sogno ad occhi aperti, sia per i vecchi affezionati che per i nuovi fan. Il nuovo corso della serie di Gust è indubbiamente migliore sotto ogni aspetto, partendo dal profondo ma semplice gameplay fino alla decisa svolta del motore grafico. Il tenore del gioco, scandito da una storia di crescita tra l’avventura e la fantasia, ha un calore unico e familiare, capace di far catturare il giocatore nell’anima più caratteristica di Atelier. Per quanto il mondo di Ryza non sia esente da difetti, l’evoluzione alla mano sorprende in ogni sfaccettatura, ravvivando i sentimenti e le emozioni che solo questo franchise riesce a dare. Se questa rappresenta la base di partenza per la nuova vita di Gust, il futuro della serie ci appare più radioso che mai.

Informazioni sul prodotto

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Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout - PS4