Banjo-Kazooie, il sequel spirituale trionfa su Kickstarter

Gli ex sviluppatori di Banjo-Kazooie stanno realizzando un sequel spirituale di questo storico gioco.

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a cura di Gaetano Roncone

Negli scorsi mesi avevamo sentito parlare di un misterioso titolo sviluppato da Playtonic, un team composto da alcuni ex membri del celebre studio Rare. Il nome di tale progetto era Ukulele.

Le voci iniziali parlavano di un successore spirituale della serie di Banjo-Kazooie e ora le indiscrezioni sono state confermate con l'annuncio di Yooka-Laylee. Il primo maggio è iniziata la campagna Kickstarter per aggiungere al titolo la modalità multiplayer e tante altre interessanti migliorie, farcite da premi e gadget per i donatori.

yooka laylee di Project Ukulele

In appena quattro giorni, più di 40.000 sostenitori hanno finanziato il progetto, raggiungendo e superando rapidamente la somma di 1 milione di sterline e assicurando l'uscita contemporanea, prevista per Ottobre 2016, su tutte le piattaforme: PC, Mac, Linux, PS4, Wii U e Xbox One.

È possibile assicurarsi una copia di Yooka-Laylee donando circa 14 euro per la chiave PC e 21 per la versione console.

A distanza di ben 17 anni dalla pubblicazione di Banjo-Kazooie, la voglia di un platform 3D classico pare più forte che mai, in barba alle più recenti tendenze del gaming, quali lo strapotere del multiplayer online e la ricerca spasmodica di una grafica iper-realistica. Yooka-Laayle dimostra quanto i giocatori desiderino godersi un tipo di divertimento vecchia scuola e come i più affezionati siano ben disposti nei confronti di chi ha donato loro tante ore di puro svago sul buon vecchio Nintendo 64.

Tra gli obiettivi sbloccabili tramite una certa somma di donazioni vi erano infatti la possibilità di inserire svariate modalità multiplayer offline e la modalità con grafica da Nintendo 64, per i più nostalgici.

È molto probabile che questo inaspettato ed enorme supporto da parte dei giocatori non solo venga adeguatamente ricambiato da un titolo che promette davvero bene, ma conduca anche a una presa di coscienza di una fetta del mercato videoludico che dava già per spacciato questo volto, finora quasi dimenticato, del gaming.