Alla (ri)scoperta di… Rayman 3: Hoodlum Havoc!

Vi ricordate di Rayman 3: Hoodlum Havoc? Un gioco forse fin troppo sottovalutato, che oggi vogliamo (ri)scoprire insieme a voi!

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a cura di Michele Pintaudi

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In
quel mosaico spettacolare che è la storia dei videogiochi, troviamo tantissimi tasselli che non possiamo non ritenere pressoché fondamentali. Titoli, saghe e personaggi capaci di rendere questo medium l’esperienza unica che oggi conosciamo, e che non smette di catturare milioni e milioni di appassionati in tutto il mondo. Cosa rende tutto ciò così speciale? Con tutta probabilità la costante ricerca dell’innovazione, per un mezzo di comunicazione che da decenni è ormai in continua evoluzione.

Le cose sono sì cambiate, ma è sempre e comunque bene ricordare da dove tutto ha avuto inizio: in questa rubrica vi abbiamo spesso raccontato di titoli che per vari motivi non hanno forse raggiunto il successo che meritavano, ma che hanno in qualche modo contribuito a rendere tale la storia del videogioco. Rayman 3: Hoodlum Havoc è probabilmente uno di questi, e anche se non appare spesso tra i migliori platform della storia… A nostro parere merita certamente un po’ di attenzione in più, (ri)scopriamolo insieme!

Rayman 3: occhio ai Lum malvagi!

Cominciamo il nostro viaggio partendo con un piccolo salto indietro nel tempo, fino all’inizio del nuovo millennio. Ci troviamo di fronte a uno scenario davvero ricco di titoli impressionanti, capaci di lasciare un segno indelebile nel cuore di tutti gli appassionati di videogiochi: soltanto nel genere platform, per capirci, troviamo esperienze del livello di Spyro: Year of the Dragon, Megaman X5 e Donkey Kong 64.

Affermarsi all’interno di un contesto del genere non era certamente facile, anche e soprattutto al netto di quanto questi franchise potessero contare su uno zoccolo duro di fan estremamente appassionati. Serviva insomma qualcosa di veramente eccezionale, e Ubisoft tentò di portare qualcosa di nuovo puntando su un personaggio ancora tutto da costruire: il primo Rayman era sì stato un buon successo di critica e pubblico, ma difficilmente poteva competere con i nomi citati poche righe più sopra.

Le regole però, si sa, sono fatte per essere infrante e nella primavera del 2000 esce Rayman 2: The Great Escape, a oggi con tutta probabilità il lavoro più raffinato di quel genio che risponde al nome di Michel Ancel. Contro molte previsioni, il gioco fu un trionfo su tutta la linea: la stampa di settore lo elogiò sin da subito, e altrettanto velocemente riuscì a guadagnarsi l’affetto dei giocatori di tutto il mondo.

Ubisoft riuscì così a raggiungere uno dei punti più alti della sua storia, e ripetere un fenomeno del genere era chiaramente un’impresa (quasi) impossibile… Oppure no? L’azienda francese si adoperò immediatamente per la realizzazione di un sequel, che riuscisse a cavalcare l’onda del successo di The Great Escape portando comunque qualcosa di nuovo agli appassionati.

Nel 2003 esce finalmente Rayman 3: Hoodlum Havoc, titolo tanto atteso anche e soprattutto per quanto il secondo capitolo fu un’opera fondamentale all’interno di questo medium. Il gioco ci presenta André: un perfido Lum intento a costruire un oscuro esercito per conquistare il mondo. Come? Convertendo tutta l’energia del Cuore del Mondo in energia negativa, in un piano malvagio che richiede l’intervento di un vero eroe.

Dopo aver recuperato le proprie mani, maldestramente strappategli dall’amico Globox, il nostro Rayman viene a conoscenza della situazione e parte sin da subito alla caccia di André. Ha qui inizio la nostra avventura, nella quale non mancheranno ovviamente tutti i personaggi che abbiamo imparato a conoscere come Murfy e gli assurdi Hoodlums: un viaggio nel quale spicca sin da subito un’atmosfera perfetta e in linea con i canoni della serie.

A livello visivo siamo infatti di fronte all’ennesimo capolavoro della saga di Rayman, con ambientazioni curate nei minimi dettagli e capaci di lasciarsi ammirare dai giocatori: una piccola opera d’arte, condita peraltro da un accompagnamento musicale a cura di Plume, Fred Leonard e Laurent Parisi. Dal punto di vista del gameplay vengono riproposte le dinamiche di base già viste nel precedente capitolo: un platform 3D dinamico e con la possibilità di esplorare in maniera limitata, ma comunque soddisfacente, le ricche aree di gioco.

La vera novità è rappresentata dalla possibilità di sfruttare, nei combattimenti, colpi e abilità speciali che andremo ad apprendere con l’avanzare della storia: un elemento che dà maggiore dinamicità alla nostra avventura, e che ci offre un’esperienza di gioco divertente e mai ripetitiva. Sulla carta Rayman 3 appare dunque come un prodotto degno successore del capolavoro che fu il secondo capitolo, ma non tutti furono dello stesso avviso…

La rinascita dopo Rayman 3, e ora?

In appena qualche settimana, Hoodlum Havoc riuscì a vendere più di un milione di copie in tutto il mondo. Uscito su tutte le piattaforme (persino sul dimenticato Nokia N-Gage) il titolo fu un successo capace di consolidare l’immagine di Rayman all’interno della cultura popolare: la melanzana più famosa della storia dei videogiochi, insomma, si era ormai ritagliata lo spazio che meritava una volta per tutte.

Come detto in precedenza, ripetere ciò che fu Rayman 2 non era certo un’impresa semplice: l’ambizioso obiettivo di raggiungere picchi del genere fu anzi, a seconda di parte della critica, completamente mancato sotto troppi aspetti. La stampa specializzata concordò nel definire il gioco un’esperienza coinvolgente, sottolineando però come molti elementi sembravano non funzionare: da un umorismo troppo “spinto” e perciò non in target con il prodotto, passando per alcune scelte di level design eccessivamente banali.

Il tutto senza contare che Michel Ancel, creatore dell’intera serie, non venne coinvolto nel progetto se non come consulente per la parte di design: lo stesso game director ha sempre speso parole positive per il team, affermando però quanto avrebbe approcciato il progetto in maniera diversa. Un elemento, quest’ultimo, che fece storcere il naso ad alcuni tra i fan più affezionati. Questo terzo capitolo decretò un parziale e momentaneo stop di Ubisoft sul franchise, con i lavori sul quarto capitolo che vennero sospesi a tempo indeterminato. Nel 2006 il mondo accoglierà Rayman Raving Rabbids: un titolo divertente e capace di strappare un sorriso ai fan della serie, ma che servì perlopiù per lanciare e far conoscere al pubblico gli strampalati coniglietti.

Dovremo attendere fino al 2011 per riabbracciare un vero videogioco dedicato a Rayman, un geniale platform in 2D intitolato Origins. Appena un paio d’anni dopo sarà la volta di Rayman Legends, che in maniera quasi inattesa risulterà a parer di molti il miglior titolo di tutta la saga. Due progetti, questi ultimi, che segnano un ritorno al passato sotto molti punti di vista: Ancel alla direzione e la riaffermazione di una struttura a due dimensioni anziché tre furono un azzardo, ma i risultati finali diedero ragione a Ubisoft. Su tutta la linea.

Dopo aver sconvolto nuovamente la storia di questo medium con Rayman Legends, Michel Ancel iniziò a lavorare sul secondo capitolo di Beyond Good & Evil lasciando da parte altri progetti sulla serie. Dal canto suo Ubisoft non ha più manifestato interesse nel proporre al pubblico una nuova avventura legata al franchise, che oggi sembra essere purtroppo fermo a tempo indeterminato. Se a questo aggiungiamo che nel mentre il designer francese ha detto addio al mondo del gaming in maniera alquanto singolare, possiamo essere certi che non assisteremo a grosse novità almeno in tempi brevi. Quel che vi invitiamo, nel frattempo, è di dare una seconda chance a Rayman 3: una piccola perla sottovalutata che, vi garantiamo, vale assolutamente la pena (ri)scoprire ancora oggi!