Durante il beta test di Battlefield 6, migliaia di giocatori si sono trovati davanti a un messaggio di errore decisamente inaspettato: per giocare al nuovo sparatutto di EA, devono completamente disinstallare Valorant dal proprio computer. Non basta semplicemente chiudere il gioco di Riot Games, deve essere completamente rimosso dal sistema.
La questione è emersa con forza durante il primo weekend di beta aperta, quando un utente Reddit ha pubblicato uno screenshot dell'errore che citava una "violazione di sicurezza" causata dalla presenza di Valorant. Il post ha rapidamente raccolto quasi 10.000 voti positivi, diventando il primo caso documentato su larga scala di conflitto diretto tra due sistemi anti-cheat di giochi diversi.
Al centro di questa guerra tecnologica c'è Riot Vanguard, il sistema anti-cheat di Valorant che rappresenta una delle implementazioni più aggressive nel panorama videoludico attuale. A differenza dei tradizionali software anti-cheat che si attivano insieme al gioco, Vanguard opera come un driver di sistema che si avvia durante il boot del computer, ancor prima che Windows carichi completamente i suoi servizi principali.
Un'architettura problematica
La filosofia dietro questa scelta è tanto semplice quanto controversa: se un software di cheating riesce a caricarsi prima dell'anti-cheat, può nascondersi così profondamente nel sistema da risultare praticamente invisibile. Vanguard elimina questa finestra di opportunità posizionandosi al livello più basso possibile dell'ecosistema software, quello del kernel, dove condivide gli stessi privilegi del sistema operativo stesso.
A questo livello di accesso, il software può creare delle "regioni protette" all'interno della memoria del gioco, aree accessibili solo ai thread esplicitamente autorizzati da Vanguard stesso. Qualsiasi altro tentativo di accesso, inclusi debugger e software di cheating, si scontra con un page fault, come se quella memoria semplicemente non esistesse.
Il conflitto con Battlefield 6 nasce proprio da questa territorialità tecnologica. Quando due sistemi anti-cheat operano simultaneamente a livello kernel, si crea una competizione per il controllo degli stessi hook di sistema e delle funzioni di gestione della memoria. Non è una questione di compatibilità software tradizionale, ma una vera guerra per il controllo delle funzioni più profonde del sistema operativo.
Philip Koskinas, responsabile dell'anti-cheat di Riot, ha parzialmente chiarito la situazione spiegando che tecnicamente non è necessario disinstallare Valorant, ma semplicemente evitare di eseguire i due giochi contemporaneamente. Tuttavia, la natura persistente di Vanguard, che rimane attivo anche quando Valorant non è in esecuzione, complica significativamente questa distinzione.
La questione solleva interrogativi più ampi sul futuro. Se ogni publisher adotta sistemi anti-cheat sempre più invasivi e territoriali, i giocatori potrebbero trovarsi costretti a decidere anticipatamente come sfruttare le proprie librerie di giochi, impossibilitati a mantenere installati titoli di sviluppatori diversi che utilizzano tecnologie incompatibili tra loro.
La reputazione di Vanguard come uno dei sistemi anti-cheat più invasivi del mercato deriva proprio da questo livello di integrazione con il sistema operativo. Il software si inserisce nei percorsi di dispatch di basso livello di Windows, monitorando ogni cambio di thread del processore per decidere quali processi possano accedere alle aree protette della memoria di gioco.
Per i giocatori che intendono partecipare al beta weekend di Battlefield 6, che proseguirà dal 14 al 17 agosto, includendo la nuova mappa "Empire State" con modalità Rush e deathmatch a squadre, la soluzione rimane drastica ma necessaria: rimuovere completamente Valorant dal sistema prima di avviare il gioco di EA.