Creator pubblica gameplay su Youtube, lo mettono in galera

In Giappone, un uomo è stato arrestato per aver pubblicato video gameplay su YouTube e aver così violato la legge.

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a cura di Marco Pedrani

Managing Editor

Avreste mai pensato di poter finire in carcere per aver caricato dei gameplay su YouTube? È quanto successo a Shinobu Yoshida, un uomo giapponese di 53 anni che, secondo quanto riportato dal quotidiano locale Asahi Shimbun, è stato condannato da un tribunale a 2 anni di carcere e multato per 1 milione di Yen (più di 6000 euro) per violazione di copyright.

Secondo quanto riportato, l’uomo è stato condannato per dei video gameplay della visual novel “Steins;Gate: My Darliing’s Embrace” caricati ormai diversi anni fa, nel 2019. L’Associazione per la Distrubuzione all’Estero dei Contenuti (CODA), ente giapponese che si occupa di contrastare la pirateria, ha diramato un comunicato stampa dove spiega il perché della condanna: l’uomo monetizzava i video in questione, ma una legge giapponese vieta di guadagnare denaro sfruttando materiale protetto da copyright. Oltre ai gameplay, Yoshida aveva caricato sul proprio canali video riassuntivi degli episodi degli anime “Spy x Family” e “Steins;Gate”, violando anche in questo caso la legge in questione.

L’ente ha caratterizzato la denuncia come “casi maliziosi di pubblicazione di video con contenuti e finali (spoiler) senza il permesso dei detentori dei diritti, […] e guadagnando in modo sleale dalle pubblicità attraverso la violazione di copyright”.

L’accusa ha sostenuto che Yoshida ha compiuto “un atto malizioso che calpesta gli sforzi di produzione di contenuti”, affermando che i video riassuntivi, che “condensavano” e rovinavano episodi di anime, e i video gameplay di una visual novel, tipologia di gioco che si concentra molto sulla lettura (e non sul gameplay) per far vivere la storia, avrebbero disincentivato i consumatori a spendere soldi per i prodotti, facendo di fatto perdere soldi alle aziende che li hanno prodotti.

Secondo il quotidiano Asahi Shimbun è la prima volta che si verifica una condanna come questa in Giappone; inoltre, secondo la CODA l’uomo ha ammesso di sapere che quello che stava facendo era illegale. Durante il processo si sarebbe giustificato dicendo: “Come parte del mio hobby, volevo far vedere a qualcuno ciò che avevo creato”.