Daemon X Machina Recensione

Daemon X Machina è la nuova esclusiva per Nintendo Switch che si pone l'obiettivo di raccogliere la pesante eredità spirituale di Armored Core.

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a cura di Andrea Maiellano

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Daemon X Machina è, senza ombra di dubbio, l’esclusiva più particolare in uscita per Nintendo Switch in questo affollato 2019. Con il celebre Kenichiro Tsukuda, producer dell’iconica serie dedicata ai Mecha di From Software, a capo del Marvelous Team, il titolo si pone, infatti, l’importante obiettivo di raccogliere l’eredità spirituale di Armored Core e saziare quella fame di “robottoni e distruzione” che affligge i fan del genere da oltre sei anni.

Dopo una demo rilasciata negli scorsi mesi, che aveva interdetto pubblico e critica a causa di prestazioni tecniche davvero insufficienti, il team di sviluppo si è rimesso al lavoro per migliorare l’esperienza di gioco e riuscire a realizzare un prodotto in grado di far breccia nel cuore degli amanti dei Mecha. Daemon X Machina, dopo alcuni mesi di rifiniture, si appresta, finalmente, a essere rilasciato e, possiamo già anticiparvi, che si è rivelata una piacevole sorpresa.

La dura vita del mercenario

In una galassia lontana lontana a un’IA vennero assegnate tutti i compiti di amministrazione e gestione del pianeta. Malauguratamente, però, a causa di una sovrascrittura del sistema, auto inflitta, l’intelligenza artificiale decise di rivoltarsi ai suoi stessi creatori e di epurare l’intero genere umano corrompendo, e utilizzando, ogni mezzo da guerra automatizzato, connesso alla sua rete. In breve tempo, però, i Recruiter (mercenari in grado di pilotare Mecha) lavorando al soldo del governo di Orbital, iniziarono a eliminare la minaccia sistematicamente permettendo il mantenimento della vita quotidiana degli abitanti di Oval, il pianeta che fa da sfondo alle vicende di Daemon X Machina.

Una volta risvegliatosi, il nostro personaggio si troverà al cospetto di Four, un intelligenza artificiale che funge da portavoce del governo Orbital e che spiega al nostro protagonista di essere anch’egli un recruiter al soldo diretto del governo. Destinato a servire il governo in tutte le operazioni di supporto contro l’IA, il nostro protagonista, assieme al suo imponente Arsenal (il nome dato ai Mecha presenti in Daemon X Machina), si ritroverà a supportare i vari gruppi di mercenari che verranno reclutati da Four per soddisfare le richieste di aiuto dei vari poteri politici sparsi per il pianeta. Questo semplice prologo aprirà le porte a un universo complesso e intriso da una narrazione ricca di connotati politici e personaggi ben caratterizzati che viene però sviluppata in una maniera davvero particolare.

Seguendo infatti gli stilemi di Armored Core, dove la narrazione lasciava ampiamente spazio all’azione, l’universo di Daemon X Machina viene presentato al giocatore attraverso diverse metodologie. Le canoniche scene d’intermezzo, che si presenteranno metodicamente all’inizio di ogni missione, oltre a raccontare in maniera molto vaporosa la trama principale, si prodigheranno a presentarvi tutti i vari Recruiters dei diversi gruppi che popolano Oval. Ognuno di questi personaggi è strutturato come nel più classico degli anime post-apocalittici, estremizzandone le forme fisiche e dotandolo di un carattere esasperato. Ognuno di questi personaggi, però, avrà una sua storia personale che potrà essere ampliata dal giocatore attraverso i numerosi dialoghi durante le missioni (davvero complessi da seguire durante le concitate sparatorie) o leggendo i vari messaggi di testo che invaderanno la vostra casella di posta. Alla stessa maniera gli accadimenti passati, che saranno utili per contestualizzare gli avvenimenti che si avvicenderanno durante la campagna di Daemon X Machina, verranno relegati, anch’essi, ai numerosi messaggi di posta o alle domande che potrete porre di tanto in tanto a Four. 

Per quanto possiamo capire le motivazioni dietro alla scelta di strutturare in maniera così anacronistica la narrazione di Daemon X Machina, la distribuzione delle informazioni in siffatta maniera rischia, specialmente con quell’utenza meno incline alla lettura di numerose parti testuali completamente opzionali, di non far emergere l’immenso potenziale che l’universo creato da Marvelous riesce a esprimere con il progredire delle ore di gioco.

Mira, spara, ripeti!

Daemon X Machina, da buon seguito spirituale di Armored Core, accentra la sua esperienza sui campi di battaglia, optando per lasciare alla volontà del giocatore la scoperta dell’universo di gioco e lanciando quest’ultimo nel vivo dell’azione nel minor tempo possibile. Una volta creato il nostro Reclaimer, difatti, potremmo immediatamente effettuare l’accesso al terminale principale dell’hangar dove a darci il benvenuto ci sarà l’elenco delle missioni disponibili. Pochi ed essenziali tutorial si occuperanno di illustrarci le basi del movimento e delle abilità offensive e difensive, lasciando al giocatore l’anacronistico compito di andare a leggere i vari file di gioco per comprendere le meccaniche più avanzate. Daemon X Machina sceglie una via che abbraccia maggiormente le produzioni di un passato oramai lontano, preferendo la frenesia del campo di battaglia a lunghe missioni introduttive che fungano da tutorial.

Proprio entrando nel merito delle missioni il rischio di avere un’impressione errata dell’ultima produzione di Marvelous è decisamente elevato. Le prime ore di Daemon X Machina, infatti, tendono a ingranare molto lentamente offrendo attività molto simili fra loro che potrebbero rischiare di tediare eccessivamente il giocatore per la loro ridondanza. Solamente in seguito allo sblocco del primo grado da mercenario, infatti, le missioni, così come il livello di difficoltà, inizieranno a ingranare offrendo una varietà più che sufficiente di attività diverse e un tasso di sfida ben che incrementa in maniera omogenea e bilanciata. Dalle canoniche operazioni atte a ripulire l’area dai nemici, passando per la difesa di obiettivi specifici, fino alla eliminazione di bersagli ben definiti, le missioni presenti nel gioco riescono sempre a differenziarsi in maniera più che sufficiente considerando, ovviamente, il genere di appartenenza. Daemon X Machina, difatti, è uno “sparatutto con i robot” senza tanti fronzoli. Il focus principale di ogni missione rimarrà sempre quello di muovervi in un’area di dimensioni variabili sparando e distruggendo circa tutto quello che entrerà nel vostro campo visivo. Se non siete particolarmente affini a questo genere di giochi, quindi, questa formula potrebbe sembrarvi eccessivamente ripetitiva soprattutto considerando l’ottima longevità offerta dall’ultima produzione di Marvelous. 

Daemon X Machina offre infatti, oltre alle missioni dedicate alla progressione degli eventi, cadenziate da boss fight davvero stimolanti e scontri con Arsenal avversari dai ritmi ben studiati, una serie di operazioni secondarie che potranno essere svolte in singolo o affiancati da un numero definito di alleati controllati dall’intelligenza artificiale. Queste missioni, totalmente facoltative, hanno la funzione principale di ricoprire tutta quella parte dedicata al “farming” presente in questa tipologia di produzioni, permettendo al giocatore di guadagnare nuovo armamentario, modifiche per il proprio Arsenal e crediti per acquistare potenziamenti di varia natura. Vien da se che il reperimento dell’attrezzatura più performante si trasformerà in un costante conseguimento di incarichi secondari che andranno a estendere notevolmente il fattore “rigiocabilità”. La durata ottimale delle varie missioni presenti in Daemon X Machina, che si attestano fra i tre e i dieci minuti per essere completate, rende particolarmente azzecata la produzione di Marvelous sia per brevi partite in mobilità che per lunghe, ed immersive, sessioni di gioco casalinghe.

Entrando nel merito del sistema di controllo offerto da Daemon X Machina, muovere il Mecha risulta piacevole e confortevole, in volo i controlli restituiscono un feeling armonioso e credibile mentre gli spostamenti terrestri risultano, anch’essi, molto reattivi e precisi. Peculiare, ma non meno interessante, la gestione degli scontri a fuoco che si appoggia a un intelligente sistema di aggancio automatico per ovviare alla precisione, non sempre ottimale, offerta dai Joy-Con di Nintendo Switch. L’accuratezza di questo peculiare sistema di puntamento dipenderà dall’equipaggiamento del nostro Mecha che ne decreterà la portata e la precisione attivandolo automaticamente ogni qualvolta un nemico si avvicinerà al centro del nostro campo visivo. In questi frangenti ogni proiettile che spareremo, si dirigerà automaticamente verso l’avversario che potrà sfruttare movimenti rapidi e coperture offerte dalla mappa di gioco per evitare di essere colpito. 

Seppur, descritta a parole, sembri una meccanica piuttosto semplicistica, in realtà permette all’azione di gioco di rimanere frenetica offrendo un gameplay dinamico e in grado di non diventare mai frustrante. Oltre a questo peculiare sistema di aggancio automatico saranno presenti anche armamentari specifici in grado di seguire fonti termiche e le canoniche armi bianche, vera icona del genere, per feroci scontri corpo a corpo fra Mecha. In merito a quest’ultimo punto, però, la fisica dei colpi melee non riesce a restituire il giusto feeling con hitbox raramente precisi e movimenti a volte troppo approssimativi. Diametralmente opposta la resa delle armi da fuoco che, pur rimanendo in un contesto prettamente arcade, riescono a dimostrarsi ben caratterizzate e con i colpi che entrano sempre in maniera precisa.

Un’altra meccanica molto interessante risiede nell’utilizzo del Femto, una materia rinvenibile all’interno delle varie aree, o dai rottami degli avversari distrutti, che permetterà al vostro Arsenal assumere diversi assetti da combattimento, o difesa, incrementandone determinate caratteristiche. Sarà possibile, infatti, utilizzare il Femto per assorbire i colpi degli avversari modellandolo a forma di scudo attorno al vostro Mecha, così come farlo convergere sulle braccia dell’Arsenal per incrementarne la potenza d’attacco a discapito di una minore resistenza ai proiettili. É possibile, inoltre, sfruttare il Femto per attivare delle abilità speciali che sfrutteranno la materia accumulata per generare offensive, o azioni difensive, in grado di stravolgere gli esiti della battaglia. Altresì ingegnosa la possibilità di far uscire il vostro personaggio dal Mecha per poter riparare le componenti usurate del robot, esplorare le aree di gioco o semplicemente fronteggiare i nemici se il vostro Arsenal cadrà in battaglia. In tutta onestà avremmo preferito veder sfruttata maggiormente la possibilità di poter usare il nostro personaggio durante le missioni ma anche in questa formula maggiormente accessoria si è rivelato un piacevole divertissement.

Entrando nel merito dei punti deboli nelle meccaniche di gioco di Daemon X Machina indubbiamente bisogna tenere in considerazione un “hud” (l’insieme degli indicatori a schermo) troppo affollato e confusionario che in più di un’occasione si è rivelato un ostacolo alla corretta visualizzazione dell’azione di gioco. Eccessivamente macchinoso anche il sistema di cambio arma (assegnato alla croce direzionale) che invece di offrire scambi rapidi, e allineati alla freneticità dell’azione di gioco, si incaglia all’interno di menù a comparsa poco comprensibili e in grado di alimentare un senso latente di frustrazione quando si vorrebbe semplicemente passare rapidamente da un’arma all’altra. Infine i numerosi indicatori sulla mini-mappa presente a schermo, per quanto siano dotati di una comoda legenda per poterli interpretare rapidamente, non riescono a convincere con una pletora di colori e forme che, durante le azioni più concitate, non sempre restituiscono l’immediatezza d’interpretazione richiesta dal genere. Pur essendo sbavature che non vanno a inficiare la bontà di Daemon X Machina, un hud maggiormente comprensibile sarebbe stato maggiormente indicato per un titolo di questa categoria.

Un pilota e il suo Mecha

L’hangar di cui vi accennavamo poc’anzi detiene la doppia funzione di zona social per creare una squadra prima di affrontare una missione online, e di Hub dove poter modificare, e personalizzare, il vostro Mecha o potenziare il vostro personaggio. Purtroppo durante la stesura di questa recensione i server di Daemon X Machina erano ancora inattivi, impedendoci quindi di poter testare le modalità online. Notando però l’attenzione riposta nella creazione di una serie di funzioni dedicate alla comunicazione rapida, alla creazione di una squadra di massimo quattro giocatori e alla creazione di partite personalizzate in ogni dettaglio, si può dedurre che uno degli obiettivi di Marvelous  sia quello di far ricoprire alle modalità online di Daemon X Machina, una corposa parte dell’endgame.

Addentrandoci nel vastissimo campo della personalizzazione non possiamo che elogiare il maestoso lavoro svolto da Marvelous con Daemon X Machina. Ogni Mecha potrà essere potenziato e personalizzato in ogni sua parte, attingendo a una moltitudine di elementi che potranno essere reperiti sul campo di battaglia (equipaggiandoli automaticamente in caso il nostro Arsenal fosse in condizioni critiche), guadagnati al termine di una missione o sbloccati al conseguimento di determinati obiettivi. Cominciando con l’armamentario troviamo la possibilità di installare quattro armi differenti, due principali e due secondarie da innestare sui piloni posteriori del Mecha per poterle alternare durante le missioni, un lanciamissili da spalla e un’ulteriore ordigno esplosivo di supporto, a scelta fra mine, granate o trappole di varia natura.

L’intero armamentario disponibile è caratterizzato in maniera convincente, permettendo di creare, e salvare per averli sempre pronti, “loadout” adatti a tutti gli stili di gioco o realizzati ad’hoc per specifiche missioni. Ogni arma presente in Daemon X Machina, inoltre, può essere potenziata fondendo al suo interno altre bocche da fuoco, per incrementarne le statistiche, o installando alcune modifiche che vadano ad ampliarne le caratteristiche di base. Un sistema analogo viene utilizzato anche per il potenziamento delle parti del vostro Mecha che, differentemente dall’armamentario, sarà maggiormente incentrato sulle caratteristiche fisiche del vostro Arsenal e la sua capacità di acquisizione dei bersagli.

Ogni parte del corpo del Mecha, infatti, presenta delle specifiche tecniche orientate alla velocità di movimento, resistenza agli agenti chimici o, semplicemente, capacità di assorbire gli urti. Una caratteristica interessante risiede nell’indicatore di memoria che, analogamente al “peso” presente in Dark Souls, definirà una sorta di limite per evitare di creare “loadout” troppo sbilanciati, abbassando drasticamente le prestazioni del vostro Mecha una volta superata suddetta soglia. Vastissima, infine, la scelta offerta da Daemon X Machina per quanto riguarda verniciature e Decal da applicare al vostro Mecha. Con oltre 30 design predefiniti, circa 120 decalcomanie sbloccabili, e un editor per i colori davvero completo, le possibilità offerte dal titolo per rendere il vostro robot unico sono pressoché illimitate.

Sempre nell’hangar è possibile accedere al “laboratorio” dove potrete potenziare e personalizzare il vostro personaggio per renderlo maggiormente performante nei momenti in cui sarà costretto a uscire dall’Arsenal, o innestargli chirurgicamente delle protesi robotiche che potranno interfacciarsi con il Mecha per potenziarne alcuni parametri. Analogamente al genere ruolistico, vengono messi a disposizione tre rami di abilità che potranno essere espansi in maniera tale da abbracciare lo stile di gioco dell’utente, andando a modificare pesantemente l’estetica del vostro Reclaimer rendendolo un ibrido fra un uomo e un androide. Pur rivelandosi intrigante, però, questo ulteriore grado di personalizzazione non si è rivelato degnamente impattante in termini di gameplay rivelandosi un’interessante aggiunta che avrebbe meritato uno sviluppo più approfondito. 

A chiudere le sezioni visitabili nell’hangar troviamo una delirante gelateria che, in pieno stile “nipponico”, ci permetterà di creare i nostri coni scegliendo fra diversi gusti che, una volta abbinati, ci permetteranno di ottenere determinati bonus che andranno a incrementare alcune statistiche per tutta la durata della missione successiva. La vastità di opzioni di personalizzazione presenti in Daemon X Machina, in conclusione, si rivela davvero imponente, ben caratterizzata e in grado di abbracciare alcuni stilemi del genere ruolistico in maniera furba e ben implementata all’interno delle meccaniche di gioco. Dovendo muovere una piccola nota negativa, sarebbe la medesima evidenziata nell’interfaccia utente durante le missioni di gioco. I menù dedicati alla personalizzazione, difatti, si rivelano abbastanza macchinosi nella loro navigazione, eccessivamente suddivisi e con indicatori confusionari e poco chiari in termini di lettura. Non si tratta, ovviamente, di un difetto che vada a incrinare la bontà della produzione, ma una maggior snellezza nell’interfaccia avrebbe sicuramente reso l’esperienza finale per l’utente maggiormente godibile.

Il lato tecnico di Daemon X Machina

Addentrandoci nel comparto tecnico di Daemon X Machina, vogliamo rassicurarvi subito in merito al frame rate della nuova produzione di Marvelous, che ora si mostra decisamente più stabile e convincente rispetto alle precedenti “Missioni Prototipo” rilasciate qualche mese fa. Sia alloggiando la Nintendo Switch nel suo Dock, sia sfruttandola in mobilità, Daemon X Machina presenta un frame rate che oscilla tra i 25 e i 30 fps, con qualche impercettibile momento di incertezza nelle situazioni maggiormente caotiche. Per ottenere questo risultato, più volte sponsorizzato nelle ultime settimane di campagna marketing, il team di sviluppo ha dovuto optare per un downgrade grafico che, seppur evidente se comparato con la demo precedente, riesce comunque a restituire un colpo d’occhio generale più che sufficiente. 

Indubbiamente le animazioni ambientali, e i vari effetti di luce, fumo e fuoco, risultano maggiormente grezzi nella loro resa finale, così come è notevolmente aumentato il numero di compenetrazioni e artifici grafici percepibili durante le partite. La resa generale però, grazie a un Cell Shading utilizzato in maniera intelligente e a un’ottima caratterizzazione dei vari personaggi e, soprattutto, dei vari Mecha, riesce ancora a convincere restituendo paesaggi credibili e un buon campo visivo sulla distanza. Le mappe, tutte perfettamente bilanciate nelle dimensioni, offrono una decorosa varietà di paesaggi e riescono a centrare l’obiettivo di non mostrarsi ne troppo vuote, ne eccessivamente affollate. In linea di massima, considerando la freneticità dell’azione di gioco. Unita al poco tempo disponibile per dedicarsi a “giri turistici”, gli elementi che risaltano maggiormente all’occhio del giocatore sono realizzati con la cura necessaria a non sfigurare ma sarebbe scorretto non ammettere che il comparto grafico di Daemon X Machina risulti solo sufficiente, specialmente se paragonato alle altre produzioni uscite negli scorsi due anni su Nintendo Switch.

Nulla da eccepire, invece, sull’ottima colonna sonora realizzate per Daemon X Machina. Un sapiente misto di mastodontici riff di chitarra elettrica, linee vocali in growl, sinfonie classicheggianti ed estratti di musica elettrica in grado di vestire completamente ogni situazione di gioco e di regalare alcuni fra i motivi più orecchiabili da qualche mese a questa parte. Credibile e ben recitato il doppiaggio in inglese che, pur senza aver picchi di eccellenza particolari, riesce a restituire le emozioni dei vari personaggi in maniera convincente. I menù di Daemon X Machina sono, inoltre, completamente localizzati in italiano, così come i dialoghi sono accompagnati dai canonici sottotitoli a schermo.