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Dagli anime ai videogiochi: che successo in Italia!

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a cura di Francesco Caputo

Pubblicato il 26/07/2018 alle 18:21 - Aggiornato il 03/08/2018 alle 16:31
  • Dagli anime ai videogiochi: che successo in Italia!
  • I migliori videogiochi in Italia

Gli anime - comunemente chiamati in questo modo per indicare le produzioni di disegni animati - hanno riscosso un successo planetario a partire dagli anni 60 in tutto il mondo, specialmente in occidente e soprattutto in Italia. 

L'ascesa dell'animazione giapponese ha contribuito anche agli ottimi risultati di tutti i merchandising legati a questo mondo - come statuette, figurine e tanto altro - che si ispirano ai migliori franchise distribuiti in televisione oppure su piattaforme streaming (quelle legali, naturalmente ndR).

dragon ball 1

I videogiochi rappresentano uno dei migliori modi per portare gli anime - derivanti dai manga - in tutti i salotti degli appassionati di questi due settori. Ma andiamo con ordine e, prima di passare alla raccolta dei migliori titoli, è doveroso tutte le cause del successo in terra europea e nostrana.

L'ascesa degli anime in Italia: passato e presente

Argomentare la storia degli anime non è alquanto semplice perché intercorrono una serie di fattori molto complessi da sintetizzare nella loro totalità in questo articolo. Nonostante queste difficoltà, noi di Tom's Hardware Italia abbiamo voluto riportarvi questo speciale per raccontarvi una buona parte dei migliori videogiochi presenti nel settore videoludico che provengono da un altro settore molto importante come quello dell'animazione giapponese.

Il successo repentino ottenuto dagli anime nel mondo è causato da molteplici fattori non semplici da quantificare e - naturalmente - da inquadrare. Secondo alcuni studi, uno degli aspetti cruciali del successo è legato al formato di programmazione degli episodi. Nella terra del Sol Levante, le serie erano pubblicate a cadenza settimanale con una durata media di 26 episodi. Invece, in occidente gli stessi anime erano trasmessi a cadenza giornaliera a testimonianza della differenza culturale delle due realtà. Quest'ultimo aspetto è strettamente legato alla fidelizzazione dello spettatore: maggiore era il numero di puntate trasmesse nella settimana, maggiore era il grado di vicinanza all'eroe seguito.

Un secondo aspetto - quello più importante secondo il nostro giudizio ndR - è l'effetto emotivo trasmesso dai beniamini animati. Secondo lo studio preso precedentemente in considerazione, gli spettatori riescono a instaurare un rapporto emotivo con la propria serie preferita, ma non solo. Gli anime sono anche degli ottimi compagni di crescita per le persone, basti pensare ai valori trasmessi da quest'ultimi come l'amicizia e la lealtà.

Negli anni 70' e 80' l'acquisizione dei diritti televisivi delle produzioni di animazione giapponese era più semplice rispetto al giorno d'oggi. Le emittenti televisive europee - soprattutto quelle italiane - hanno incrementato i loro sforzi economici per aggiudicarsi sempre più anime nel proprio portfolio; tuttavia con gli inizi degli anni 90', gli investimenti sono notevolmente calati e le società operanti nel settore televisivo hanno iniziato a "vivere di rendita", basti pensare che in televisione vanno in onda la maggior parte degli anime acquistati in passato. Inoltre, le società in questione al momento acquistano opere che hanno la capacità di generare una serie di prodotti di merchandising.

Nel Bel Paese gli anime hanno ottenuto un successo paragonabile agli altri paesi occidentali. Molti broadcaster italiani, infatti, hanno nel tempo aumentato i propri investimenti verso questo tipologia di animazione soprattutto negli anni 70 e 80 dello scorso secolo. Il merchandising seguiva questi investimenti, difatti le stesse reti italiane trasmettevano pubblicità legate a queste opere come giocattoli e vari gadget per ottenere maggiori introiti.

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Heidi è uno degli anime giapponese di più successo in Italia. La sua prima apparizione sulle reti italiane risale al 7 febbraio 1978.

Negli ultimi decenni, invece, la situazione è cambiata radicalmente. Da MTV con Anime Night a Rete4, molte società che operano nel settore della televisione hanno contratto i propri investimenti - per differenti cause non paragonabili fra loro - nell'acquisizione dei diritti televisivi di opere nipponiche. Tuttavia, la fruizione di questa tipologia di contenuti è passata dalla televisione alle piattaforme streaming che, attraverso metodologia di acquisizione e fruzione diversa, mantengono viva la programmazione giapponese in terre nostrane. Gli esempi lampanti sono Netflix con il suo servizio omonimo e Dynit con VVVVID; il primo a pagamento con un abbonamento mensile, mentre il secondo completamente gratuito con pubblicità al suo interno. 

Netflix, oltre all'acquisizione dei consueti diritti televisivi, ha cominciato una massiccia campagna di produzione con moltissime case produttrici giapponesi. Questo permette alla casa statunitense di ottenere un numero spropositato di opere a marchio "Originals" nel proprio catalogo. Le altre piattaforme streaming, invece, optano per una strategia meno forte ma allo stesso tempo competitiva. 


Tom's Consiglia

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