Il "Joshintosh", frutto dell'ingegno di Josh Greenwalt (raccontato sulle pagine di digitaltrends), è decisamente un esempio di come la passione per la tecnologia possa trasformare un computer iconico degli anni '80 in una moderna macchina da gioco, nascosta all'interno di un guscio vintage che non lascia minimamente trasparire la potenza racchiusa al suo interno.
Quando Greenwalt ha condiviso la sua idea di costruire un PC gaming all'interno di un Macintosh SE del 1987, la reazione del suo amico esperto di assemblaggio è stata di assoluto scetticismo: "Pensava fossi pazzo e che l'idea non avrebbe funzionato". Eppure, quella che poteva sembrare una follia si è trasformata in un progetto capace di catturare l'immaginazione degli appassionati di tecnologia in tutto il mondo.
Il fascino del progetto risiede proprio nel contrasto stridente tra l'aspetto esteriore - un innocuo computer Apple di oltre 35 anni fa - e le prestazioni interne che superano quelle di molti PC da gioco contemporanei. Questa combinazione di retrocomputing e tecnologia moderna ha dato vita a quello che nel gergo viene definito "sleeper PC": un computer camuffato da reliquia tecnologica ma sorprendentemente potente.
La motivazione alla base del Joshintosh nasce da un problema noto a molti utenti Mac: "Uso Mac per lavoro e per uso personale", spiega Greenwalt, "ma la maggior parte dei giochi è esclusiva di Windows. È un vero peccato, considerando che il mio MacBook ha specifiche tecniche notevoli".
Costruire semplicemente un PC da gaming tradizionale non avrebbe soddisfatto le esigenze estetiche di Greenwalt: "I tipici PC assemblati che vedevo in giro non mi hanno mai entusiasmato. Semplicemente non rispecchiavano il mio stile, un aspetto importante se devo spendere oltre mille dollari per qualcosa che starà sulla mia scrivania".
È stata la passione per i gadget retrò a portare Greenwalt a scoprire un Macintosh SE degli anni '80 in vendita online, facendo scattare l'idea di fondere due mondi apparentemente incompatibili: l'estetica vintage Apple e la potenza di un moderno PC da gaming.
Nonostante le dimensioni ridotte e la forma particolare del case originale, il Joshintosh ospita componenti di rispettabile potenza: un processore AMD Ryzen 5 7600, una scheda grafica NVIDIA RTX 3070 e ben 32GB di RAM. Il tutto in uno spazio originariamente progettato per hardware con performance infinitamente inferiori.
La parte più affascinante dell'intero progetto è forse la serie di screensaver personalizzati creati da Greenwalt, che conferiscono al computer una personalità unica attraverso espressioni facciali animate. "Guardarlo sorridere, sonnecchiare e persino sudare lo fa sembrare una specie di enorme Tamagotchi", racconta con entusiasmo il creatore.
Inserire componenti moderni in un case progettato quattro decenni fa ha rappresentato una sfida notevole. "Il case del Macintosh non è necessariamente molto diverso in volume rispetto a molti case mini-ITX", spiega Greenwalt, "ma le sue dimensioni sono tutt'altro che ideali per i componenti PC moderni".
La scheda grafica, in particolare, ha richiesto soluzioni ingegnose: "L'unico modo per farla entrare è stato montarla verticalmente con le porte rivolte verso il basso. Per questo ho dovuto utilizzare cavi di prolunga per reindirizzare le porte sul retro e un cavo riser PCIe da 400mm per collegarla alla scheda madre. La quantità di pieghe e percorsi di quel cavo è ridicola, ma fortunatamente funziona".
Oltre ai componenti essenziali, Greenwalt ha integrato anche uno schermo e altoparlanti, complicando ulteriormente lo spazio disponibile. Le modifiche al case stesso hanno richiesto ore di lavoro meticoloso, tra forature, tagli e carteggiature, un processo che lui stesso descrive come "estremamente noioso".
Greenwalt ha scelto deliberatamente un Macintosh SE non funzionante per il suo progetto, attento a "non rovinare un'unità sopravvissuta". Una sensibilità che riflette la consapevolezza della rarità di questi dispositivi a distanza di quasi 40 anni dalla loro produzione.
Il futuro potrebbe riservare evoluzioni interessanti per il concetto di Joshintosh. Invece di incoraggiare altri a smantellare preziosi computer vintage, Greenwalt sta considerando di progettare una replica 3D del case del Macintosh, specificamente ottimizzata per ospitare componenti PC moderni: "In questo modo, chiunque potrebbe costruirne uno con uno sforzo minimo rispetto a qualsiasi normale case PC".
Il Joshintosh rappresenta così non solo un esperimento tecnologico riuscito, ma anche una riflessione sul rapporto tra passato e presente nel mondo dell'informatica, dimostrando come design iconici possano essere reinterpretati senza sacrificare la loro identità storica.
o magari semplicemente perchè questa idea l'hanno avuta decine di persone prima di lui.
Se si fa un giro su siti di mod con base raspberry, ce ne sono a quintali
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