God Eater 3 Recensione

Dopo aver esordito su PSP e PlayStation Vita, ecco che arriva il terzo episodio di God Eater giocabile su PC e PlayStation 4.

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a cura di Matteo Lusso

Direttamente dal suolo nipponico arriva  God Eater 3, ultimo capitolo sviluppato da Marvelous di uno degli hunting game più apprezzati fra i giapponesi e in grado di penetrare con successo anche fra gli appassionati occidentali. La serie, creata da Bandai Namco nel 2010, nasce per il mercato dei dispositivi portatili, con il primo gioco disponibile per PlayStation Portable e il secondo anche per PS Vita. Il terzo titolo della saga segna invece il passaggio all'ammiraglia Sony e ai PC, se escludiamo le rimasterizzazioni precedenti, con un miglioramento tecnico non indifferente rispetto al passato.

Negli ultimi tempi, questo genere di action RPG incentrati sulla caccia e l'abbattimento di enormi e letali creature, stanno ottenendo sempre più diffusione fra il pubblico di tutto il mondo. Basti pensare al successo di Monster Hunter Worldin grado di convincerci pienamente nella nostra recensione, e a cui God Eater 3 si ispira senza paura, puntando però a un gameplay molto più rapido e frenetico e a una narrazione più profonda.

A spasso per le Terre Cineree

Il mondo che conoscevamo è infatti stato distrutto da una terribile calamità che ha dato vita agli Aragami, terribili mostri in grado di consumare qualsiasi cosa incontrino al proprio passaggio. L'umanità si è quindi rifugiata sottoterra in basi chiamate Approdi dove è riuscita a sviluppare i God Arc, armi bianche particolari, composte dallo stesso materiale organico degli Aragami e in grado di trasformarsi in scudi e fucili. Solo i God Eater possono maneggiarle e, ovviamente, noi interpretiamo uno di loro.

In God Eater 3, dopo aver scelto sesso e aspetto del protagonista fra alcuni volti e capigliature preimpostate, possiamo finalmente dare inizio alla nostra avventura come God Eater Adattabile. I combattenti di questa nuova tipologia, abbreviata in GEA, sono più simili agli Aragami che agli umani, ma sono anche dotati di una forza maggiore e per questo tenuti segregati in prigione quando non in missione. Qui facciamo la conoscenza di Hugo e Zeke, i primi due gregari controllati dall'intelligenza artificiale, che ci possono accompagnare in battaglia nelle Terre Cineree. Si nota subito come il gioco di Bandai Namco opti per un certo cameratismo fra i personaggi, consentendoci di parlarci quando ci troviamo nell'HUB principale e inframezzando molte cutscene fra un'operazione e l'altra.

È infatti sufficiente svolgere le prime attività per liberarci dalla prigionia ed essere accolti da un nuovo gruppo di personaggi, che man mano si amplia sempre più. La rappresentazione degli stessi è tipica degli anime giapponesi con assurde capigliature, forme femminili notevoli e momenti decisamente sopra le righe dove si forza la comicità. Nonostante tutto, ora di gioco dopo ora, ci siamo affezionati a quell'assurda squadra e alla loro caratterizzazione a tratti grottesca, seppur la trama sia proseguita su binari già tracciati e facilmente intuibili.

God Eater 3 avanza infatti in modo abbastanza piacevole: tutto il contorno fra un livello e l'altro è apprezzabile, tuttavia avremmo preferito che gli sviluppatori si dedicassero maggiormente ad altri aspetti. Dopo 20 ore di gioco circa, possiamo infatti confermarvi che l'intero titolo è permeato da una profonda e anche fastidiosa ripetitività. Ci sono decine e decine di missioni di caccia da svolgere in un numero esiguo di ambientazioni dall'estensione ridottissima. Eccetto qualche variante e un diverso orario del giorno o meteo, vedrete quasi subito tutti i livelli disponibili che sono poi riutilizzati fino alla nausea - e in minor misura ciò vale anche per gli Aragami. L'interazione con ciò che ci circonda è nulla, se non per qualche punto bianco che indica la presenza di un oggetto, senza forma alcuna, da raccogliere. Lo spazio entro il quale possiamo muoverci è limitato, spesso siamo perfino bloccati da muri invisibili e il level design lascia molto a desiderare: abbiamo solo degli spiazzi collegati da corridoi e qualche pedana qua e là su cui salire.

L'esplorazione non è quindi l'elemento portante dell'opera, mentre lo sono i combattimenti. God Eater 3 si basa sulla formula elimina il mostro, ottieni le ricompense, costruisci armi più potenti e ripeti. Se apprezzate questo ciclo, sarete quindi contenti di sapere che la quantità di armi, mosse e consumabili presenti è davvero alta e potete perfino definire da soli il vostro stile di combattimento grazie alle Arti Burst. Seppur gli attacchi corpo a corpo sono solo due e basati sulla pressione di quadrato, fendente orizzontale, e triangolo, fendente verticale, tenendo premuto R1 più triangolo è possibile eseguire una Divorazione. La nostra arma, che è essa stessa un Aragami vivente, morde il mostro e, oltre a fargli danno, ricarica la barra del Burst fino a un massimo di tre livelli - l'ultimo garantisce l'incremento maggiore al danno dei colpi speciali. Durante questo momento i nostri attacchi di base diventano quindi più forti e generano ulteriori effetti distruttivi

Il giocatore può infatti scegliere tre le abilità da associare all'arma che usa, per quanto riguarda i colpi a terra, in aria e dopo una schivata. Purtroppo, anche se l'interfaccia è in italiano, certe descrizione sono particolarmente criptiche e di difficile comprensione, non risultando sempre chiaro come si attivano alcune mosse. In ogni caso, la varietà è tanta anche per via delle 8 classi di armi disponibili: spada corta, spada lunga, martello, lama seghettata, lancia, falce, doppie lame e lama circolare. La differenza è tutta nel danno, velocità e raggio d'azione, ma comunque sono tutte abbastanza equilibrate - personalmente abbiamo apprezzato le ultime tre per la rapidità delle animazioni. Piano piano si sbloccano inoltre nuovi modelli da costruire con i materiali raccolti e che possono infliggere danni elementali come acqua, fuoco, elettricità o veleno.

All'inizio dello scontro i mostri sono infatti tenaci e ben difesi, ma pian piano iniziano anche a rompersi, soprattutto se si sfruttano le proprie debolezze. Se colpite abbastanza, alcune parti del corpo possono spezzarsi. Gli arti rotti causano effetti negativi all'Aragami, come una minore mobilità oppure bloccano certe mosse, e diventano dei punti deboli che moltiplicano la potenza dei nostri attacchi. Inoltre, ogni parte spaccata fornisce ulteriori materiali a fine battaglia, utili per migliorare il proprio equipaggiamento.

Premendo R1 invece l'arma si trasforma in fucile. Anche in questo caso si può scegliere fra diverse tipologie, che vanno dal colpo singolo, al fucile a pompa fino al laser. Per poter sparare consumiamo la barra verde dei PO e che si ricarica semplicemente combattendo corpo a corpo. Le bocche da fuoco fanno un buon numero di danni e i proiettili possono essere scelti fra un diverse tipologie oppure costruiti pezzo per pezzo utilizzando i moduli disponibili. Quando l'arma è in questa forma è molto importante utilizzare sugli alleati i proiettili Link Burst che incrementano di un livello il Burst del personaggio colpito. A ciò si aggiunge anche l'Attacco, che si carica combattendo nelle vicinanze di un compagno e una volta attivo permette a entrambi di condividere con l'altro il proprio bonus - quello degli alleati, controllati dalla CPU o da un altro giocatore, non può essere cambiato. Infine, se rispettiamo determinate condizioni in combattimento, come eseguire un certo numero di Divorazioni o evitare di essere colpiti per qualche decina di secondi, si innesca il Grilletto Acceleratore, un altro particolare bonus dal grande potenziale.

Si capisce quindi che God Eater 3 punti totalmente sulla personalizzazione del modo in cui si affrontano gli scontri, offrendo un gameplay divertente e molto veloce. Forse anche troppo dato che è molto facile confondersi e premere la combinazione sbagliata di tasti. A questo proposito abbiamo trovato fin troppo limitato l'uso dei tasti direzionali: è possibile assegnare certe azioni, ma non l'uso di un particolare consumabile, richiamabile solo premendo il touchpad del controller Sony e scorrendo l'inventario con R1 o L1. Può sembrare un dettaglio insignificante, ma nella frenesia della battaglia, selezionare l'oggetto giusto ci ha lasciato troppo spesso in balia dei nemici.

Questi ultimi, tolti i più deboli e piccoli, sono relativamente soddisfacenti da eliminare e richiedono una buona dose di impegno, soprattutto schivando e parando al momento giusto. Alcuni sono più semplici da far fuori, altri sono molto veloci e difficili da evitare, alcune volte bisogna affrontarne più uno in battaglia e, per la prima volta, fanno la loro comparsa gli Aragami Cinerei. Questi, esattamente come noi, possono entrare in Burst e diventare davvero temibili e potenti: sfortunatamente, l'IA dei compagni ha qualche grosso problema nell'evitare i colpi avversari che innescano questa modalità temporanea. Tuttavia non abbiamo mai fallito una missione e raramente abbiamo avuto bisogno di più di 20-25 minuti per completare un'attività, con una media che si attesta tra i 5 e i 10.

Abbiamo anche avuto modo di provare il multigiocatore, che su PlayStation 4 richiede un abbonamento Plus attivo. Non siamo del tutto convinti dal fatto che non si possa accedere a missioni già iniziate, ma solo formare o entrare in una squadra fino a 4 giocatori. In ogni caso, la partita online è stata fluida e senza intoppi e gli sviluppatori hanno perfino introdotto delle missioni assalto, a cui possono partecipare fino a 8 persone, contro Aragami Cinerei potenziati da eliminare entro pochissimi minuti: è una sfida divertente e la classifica finale ci fa sapere quanto abbiamo contribuito all'abbattimento del nemico.

Per quanto riguarda il lato tecnico e con il quale concludiamo la nostra recensione, la versione PS4 di God Eater 3 è senza lode e senza infamia. La fluidità è buona, con rari scatti occasionali durante i momenti più frenetici della battaglia, quando sia noi che i nemici utilizziamo attacchi dalla grande quantità di effetti visivi. Di contro si paga una grafica obsoleta nonostante i livelli siano di dimensioni ridotte. Le texture non sono sempre molto definite e i vari elementi dello scenario non coesistono naturalmente, con il passaggio fra un modello tridimensionale e l'altro decisamente netto e secco. Il miglioramento rispetto ai titoli precedenti è comunque più che tangibile: la ombre sono dettagliate e chiare, inoltre riflessi ed effetti visivi sono ben implementati e durante i combattimenti, soprattutto con il Burst attivo, le animazioni sono arricchite da esplosioni, fumo e luci.

Purtroppo, alcuni comportamenti della telecamera ci hanno dato piuttosto fastidio a lungo andare. Il blocco della visuale su un nemico è scomodo e ogni volta che usiamo il fucile o il nemico esegue un attacco che lo fa sparire e riapparire si sgancia, facendocelo perdere di vista. Il problema maggiore però si verifica quando sia noi che l'Aragami siamo molto vicini a un muro. Quando questo è alle nostre spalle, la visuale non può andare oltre, neanche rendendolo in parte trasparente, come invece avviene per il nemico. Il risultato è che non riusciamo più a vedere cosa stia facendo e quindi a evitare o parare i suoi attacchi. Ciò, unito al fatto che i livelli hanno una scarsa estensione, si verifica un po' troppo spesso.

God Eater 3 ha alti e bassi. Si può premiare lo stile di gioco e la profonda personalizzazione dello stile di combattimento. Il giocatore ha infatti a disposizione un gioco abbastanza semplice, ma con momenti di difficoltà crescente che richiedono un po' di allenamento per imparare il giusto ritmo senza scadere nel button mashing casuale. D'altro canto, ci sono tante piccole imperfezioni che sommate le une alle altre diventano ben presto tediose. Inoltre, la grafica è piuttosto sottotono e, a parte alcuni dettagli, superata. Non è quindi un hunting game perfetto, ma se vi piace questo tipo di giochi, resta comunque un'alternativa di cui tener conto.

God Eater 3 è disponibile in versione digitale per PlayStation 4 e PC. Pronti ad abbattere qualche grosso Aragami?