Hogwarts Legacy: minacce, odio, razzismo e il silenzio degli innocenti

Hogwarts Legacy, tra commenti d'odio, istigazioni al suicidio e risposte di chi ha riposto il cuore nel progetto.

Avatar di Alessandro Adinolfi

a cura di Alessandro Adinolfi

“Mi hanno detto di uccidermi, che compreranno il gioco ugualmente anche se non ci tengono”. A parlarmi è Lilischote, micro influencer, con 3.000 follower. Tedesca, il suo ultimo video su Hogwarts Legacy ha racimolato poco più di 1.000 visualizzazioni, ma allo stesso tempo una sua amica ha dovuto eliminare oltre 200 commenti d'odio razziale, perché lei era troppo provata per farlo in prima persona. Lilischote è una donna con un passato di transizione alle spalle, da uomo a donna. La contatto via Twitter e le chiedo di raccontarmi un po' di più sul suo rapporto con la Rowling e con il nuovo gioco di Avalanche Software, in uscita il 10 febbraio 2023. “Alcuni di loro sono solo fascisti, altri sono semplicemente accecati dall'odio e dalla rabbia che diffondono le persone come J.K. Rowling”, continua Lilischote.

Per chi avesse vissuto sotto una pietra per diverso tempo, provo a riassumere: c'è stato un tempo in cui J.K. Rowling è stata una scrittrice di successo e madre amorevole, paladina dei diritti umani e molto altro. Da diversi anni, però, una delle donne più ricche del Regno Unito è diventata un megafono per la transfobia. Le sue uscite su Twitter sono diventate oramai all'ordine del giorno ed è stata anche firmataria di una lettera contro una ipotetica “cancel culture”, che starebbe rovinando il mondo moderno. Uscite razziste, che però hanno trovato subito il consenso della far right britannica e anche di alcuni fan di Harry Potter, che negli ultimi giorni prima dell'uscita di Hogwarts Legacy hanno cominciato una vera e propria campagna d'odio nei confronti di chi chiedeva di boicottare il gioco. Un clima di tensione, che ovviamente non lascia spazio per ragionamenti lucidi e coerenti: quanto è giusto separare l'artista dall'opera? E perché le persone non dovrebbero comprare un videogioco basato su un personaggio scritto da una persona che sembra diventato l'idolo di quella destra estrema, violenta e razzista che tanto fa rumore sui social, poi in strada e infine alle urne? Domande legittime, a cui nessuno ha provato a dare una risposta. E forse è proprio di una risposta di cui ho (e abbiamo) bisogno.

Hogwarts Legacy: dal sogno del fan all'incubo dei più deboli

Il nostro viaggio comincia nelle community italiane e più precisamente in alcuni gruppi Facebook, all'alba della notizia più importante di tutti: la più importante e famosa board dedicata ai videogiochi, ResetEra, non permette discussioni su Hogwarts Legacy. La scelta è stata presa per via del personaggio della Rowling, identificato come bigotto e razzista. Non ci sarà un thread di discussione ufficiale e nessuno potrà parlare del gioco, pena ovviamente la chiusura dei topic. I commenti sembrano usciti letteralmente da una capsula del tempo: c'è la persona che decide che questa battaglia per “spingere la tua ideologia” sia sbagliata (non sappiamo se i moderatori siano transgender, non binary o semplicemente appartenenti alla comunità LGBTQIA+), chi invece scomoda fantasmi del passato, come il Mein Kampf. Non mancano poi commenti che strizzano l'occhio alla destra americana, come il sempreverde “Go woke and go broke”. Si tratta di una storia che abbiamo già visto e che in tanti potrebbero definire “bestialità da bar e da social”. La verità, però, è che il megafono della Rowling ha funzionato. E basta aprire la pagina dedicata alle discussioni del gioco su Steam per accorgersene. Non mi serve neanche scrollare troppo per notarla: al momento della stesura dell'articolo, chi parla di boicottaggio viene definito “malato mentale” e ci sono continue battute, che ovviamente giocano sulla parola transgender. È il megafono, in azione.

"Sei ucraino. L'Ucraina supporta i trans. Niente Harry Potter per te" (commento in risposta a chi chiedeva la localizzazione in ucraino)

Non so però sono sicuro di essere l'unico a pensarla così. E un parere mi arriva anche da Will Overgard, ex sviluppatore di videogiochi con un curriculum di tutto rispetto e attualmente impegnato come streamer a tempo pieno. Ha fatto un po' di scalpore un suo video, dove invita amici, conoscenti e colleghi a non prenotare Hogwarts Legacy. “In realtà stavo cercando di comunicare solamente con i miei amici nel campo dello streaming o della games industry. Non avevo idea che quel post andasse ovunque”, le parole di Overgard che mi confessa dopo una brevissima chiacchierata su Discord. E lui stesso ammettere che se non si è sempre online, è molto difficile avere un quadro completo della situazione. “C'è tanta confusione. E da questa confusione ne beneficiano solamente le persone più cattive. Da quello che ho avuto modo di vedere, un sacco di attacchi contro la community transgender sono mascherati dietro ad altri problemi e questa tattica è usata frequentemente”.

Il mercato social è un problema

Difficilmente il boicottaggio andrà a buon fine, ma Lilischote ci ha offerto un altro punto di vista decisamente interessante, ovvero quello relativo ai vari influencer. “Le sole persone con cui sono arrabbiata sono i grandi influencer che promuovono il gioco, pur sapendo cosa stanno legittimando. Specialmente se ogni anno decidono di collaborare con le aziende per il Pride Month”. Siamo abituati al greenwashing e anche al rainbow washing, ma la cosa più spaventosa è che nessuno (e ripeto, nessuno) della stampa specializzata abbia sollevato la questione. Incluso noi.

C'è poi il caso delle persone che non si sono mai schierate a favore del pride month (non è un obbligo), ma che allo stesso tempo diffondono commenti razzisti o comunque posizioni ambigue, collaborando comunque con aziende che sostengono, almeno sulla carta, i diritti della comunità LGBTQIA+. Quest'ultimo fenomeno è chiaramente in minor misura rispetto al precedente (nessuno vorrebbe ovviamente legarsi a personaggi controversi), ma non lo possiamo escludere del tutto.

Ma il boicottaggio di Hogwarts Legacy è giusto?

Quindi, appurato che esiste un sentimento anti transgender e che molti utilizzano le parole della Rowling come pretesto per guidare una battaglia contro alcune persone, che cercano solamente di vivere la loro vita, dobbiamo porci un'altra domanda: ma davvero il boicottaggio di Hogwarts Legacy è giusto? Difficile dirlo con certezza. “Penso sia giusto non comprare il gioco, dobbiamo smettere di rendere il franchise di Harry Potter profittevole”, mi confessa Lilischote. “Voglio essere chiara: Harry Potter non deve morire, perché ci sono persone di talento che continuano a lavorare con questo mondo, ma i nuovi prodotti devono fallire, in maniera tale che non se ne producano altri”. Ed è un punto di vista considerevole, che mi aiuta a capire come in realtà separare l'artista dall'opera sia qualcosa di complicato, specialmente se l'artista è ancora in vita, come fatto notare da Lorenzo Fantoni, nella sua newsletter Heavy Meta (raggiungibile su Substack).

Battute a doppio senso sui transgender.

I motivi che spingono al boicottaggio sono sostanzialmente i soliti: l'idea che i soldi incassati dalla Rowling possano essere utilizzati, per esempio, per spingere ancora di più le idee dell'autrice. C'è chi è contrario e parla di sviluppatori che verrebbero penalizzati. Questo è vero solamente in parte: Avalanche Software è già stata pagata e i suoi sviluppatori anche. Ed è vero che il team distribuisce i guadagni delle vendite del software, ma il boicottaggio, di per sé, non andrebbe a intaccare un enorme quantitativo di vendita: il gioco è già stato venduto alla base.

Come diceva Fantoni, dividere l'opera dall'artista è facile. E lo è sempre stato, soprattutto perché la maggior parte delle controversie arrivavano da persone che sono già defunte. Forse è fin troppo facile dire che “Lovecraft era un razzista, non possiamo bruciare i suoi libri”. Lovercraft è però sotto tre metri sotto terra, così come Walt Disney. E da qualche anno anche David Bowie, autore di splendidi canzoni non è più in vita e le sue azioni, miserabili (come quelle di Mozart) non possono più nuocere a nessuno. E così come i soldi che sarebbero destinati a loro.

Il punto di vista interno

Prima di poter chiudere questo articolo, ho sentito la necessità di provare a contattare Avalanche Software. Una mia fonte mi ha però confessato che l'intero team di sviluppo è probabilmente sotto NDA (accordo di non divulgazione), almeno per quanto concerne il tema di questo pezzo che state leggendo. Dopo vari tentativi, sono riuscito però a entrare in contatto con un ex sviluppatore del team di sviluppo, che ha lavorato proprio su Hogwarts Legacy, ovvero Troy Leavitt.

Perché è importante ascoltare anche Avalanche Software? Molto semplicemente perché il progetto è in sviluppo oramai da diverso tempo ed è giusto avere un'opinione da chi questo gioco ha contribuito a svilupparlo e a renderlo realtà. E le sue risposte sono abbastanza chiare da capire che tipo di ambiente ci fosse all'interno, a partire dal primo contatto vero e proprio con la persona in questione, che ha deciso di rispondere solamente ad alcune domande, senza un'intervista vera e propria, a causa del clima che circonda Hogwarts Legacy.

“Il team di sviluppo non ha prestato molta attenzione a questa controversia. Erano tutti concentrati a creare una nuova storia, nuovi personaggi in una nuova epoca. Certo, il Wizarding World è stato il nostro terreno su cui costruire tutto ciò, ma era già stato tutto stabilito dai libri, dai film e della lore. Voglio ripetere che la Rowling non ha partecipato allo sviluppo, in nessun aspetto”. Per Troy, l'intera vicenda è stata in realtà manipolata e amplificata dal giornalismo videoludico. “A un certo punto ho avuto l'idea che tutti si concentrassero di più sulla Rowling rispetto al gioco in sé”.

Questo è vero e d'altronde lo anche detto a inizio articolo. Tantissimi hanno deciso di cavalcare l'onda e il trend del momento, concentrandosi di più su un cinguettio rispetto ad ascoltare un po' tutti. Le persone coinvolte dai tweet di J.K. Rowling e le sue posizioni, i fan che vogliono solo godersi una bella esperienza e soprattutto gli sviluppatori. Sviluppatori che al momento, almeno secondo Troy (che non lavora più in Avalanche Software) stanno vivendo l'ultimo periodo in maniera abbastanza “normale”. “Penso che la maggior parte del team di sviluppo vuole che il gioco venga valutato solamente per i suoi meriti e non oscurato dalle vicende in corso. Penso che siano tutti abbastanza nervosi che i giocatori e i recensori non daranno una analisi corretta per il prodotto”. Un sentimento legittimo, che ovviamente potrebbe anche essere reale.

C'è poi un'altra parte da analizzare, ovvero la possibilità che il progetto venisse fermato in corsa. D'altronde, prima del reveal, Hogwarts Legacy era in sviluppo da molto più tempo e Warner Bros. avrebbe potuto tranquillamente decidere di mettere in hold il tutto e successivamente non dare il più greenlight e cancellare completamente il lavoro fatto in anni e anni di sviluppo. Un sentimento che però non è stato preso in considerazione da Avalanche Software. “Erano anni che lavoravamo a questo gioco, ben prima che la controversia su J.K. Rowling venisse alla luce. Il team di sviluppo ha lavorato in maniera molto tranquilla, ma credo che il team PR e Marketing avrebbero dovuto rispondere ai commenti”. Uno scenario molto diverso rispetto a quello che chiunque di noi potesse ipotizzare, soprattutto visto il backlash portato avanti da grandi firme del giornalismo, che lavorano in ambienti ben più importanti rispetto a micro testate che hanno avuto modo sì di riportare i fatti, ma limitandosi a una cerchia ben più ristretta. Resta, però, l'ombra del silenzio. E che nessuno in Avalanche abbia avuto l'idea di esporsi, pubblicamente nelle settimane che hanno preceduto il lancio, con un comunicato in grado non solo di fare chiarezza, ma anche spiegare la loro visione interna.

La mancanza di educazione sta diventando un problema?

Che i videogiochi vadano di pari passo con il bullismo e riescano a scatenare comportamenti al di fuori di ogni logica è presto appurato e per rendersene conto basta avviare qualsiasi tipo di gioco online. Il razzismo, la transfobia, i crimini d'odio sono tutti aspetti spiacevoli della vita che ogni persona deve affrontare, in un modo o nell'altro. E non possiamo di certo scaricare le colpe sui team di sviluppo: modellatori, programmatori, animatori e PR fanno solo il lavoro. E allora come risolviamo questo problema? “Non so esattamente come fare a risolvere un problema simile, come per esempio l'odio su Twitter. Questa è una domanda che va rivolta ad altre persone, con una mente diversa dalla mia”, mi confessa Overgard. Che comunque giustifica quello che alcuni chiamerebbero “attivismo social”. “So che aiutare le persone a capire la situazione ed essere in grado di far capire a più utenti quali account social stanno operando in maniera cattiva è un piccolo passo per fare qualcosa di buono”.

Neanche io ho una risposta vera e propria. Quello che so, però, è che i tempi cambiano. E cambiano in favore del rispetto della natura umana. La storia dell'umanità è fatta di grandi conquiste, non solo industriali, ma anche civili. E la storia è sempre ciclica, sia nel bene che nel male. Trent'anni fa, chi consumava cannabis era considerato un reietto della società e un tossicodipendente, oggi invece si parla di legalizzarla quasi a livello europeo. E la stessa cosa è accaduta nel rispetto e nel dare i diritti alle donne, alle persone di colore e verso gli immigrati di un altro paese. Ci sarà sempre qualche oppositore, ma i tempi sono anche decisamente maturi.

Per ora, di Hogwarts Legacy, resta sicuramente un prodotto sviluppato con tutta l'attenzione del caso in un'industria tripla A. C'è però l'altro lato, che non possiamo sottovalutare, soprattutto nel momento in cui ha delle ripercussioni nella vita reale. E l'odio, anche nel mondo dei videogiochi, è uno di questi lati oscuri che dovremmo abbattere e non rinforzare.

Al fine di realizzare questo articolo, sono state contattate ulteriori persone, che non hanno risposto al messaggio o non hanno avuto tempo di intervenire, ma hanno espresso il loro punto di vista in altre occasioni. Per correttezza editoriale, le riportiamo poco più in basso:

Vi invitiamo anche a leggere lo speciale della collega Giulia Martino su Multiplayer.it

Tra il 1° ottobre 2023 e il 30 settembre 2021 sono state uccise 375 persone transgender o persone non conformi alle aspettative di genere, di cui due in Italia.

In un recente sondaggio della GDC (State of the Industry), quasi la totalità degli sviluppatori ritengono le molestie nei giochi online un problema da risolvere con urgenza.