Metro: Last Light sviluppato in condizioni da incubo

Jason Rubin, ex presidente di THQ, ha svelato le pessime condizioni di lavoro che hanno dovuto affrontare gli sviluppatori di Metro: Last Light. Si parla di un budget ridotto all'osso, di una sede di lavoro piccola, uffici con sedie pieghevoli, blackout e guasti degli impianti di riscaldamento.

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a cura di Roberto Caccia

Gli sviluppatori di Metro: Last Light hanno lavorato in condizioni inaccettabili per gli standard occidentali. Per questo motivo meriterebbero un premio per aver raggiunto l'obbiettivo nonostante le numerose avversità. Questo è il parere di Jason Rubin, co-fondatore di Naughty Dog ed ex presidente della defunta THQ.

Jason Rubin, co-fondatore di Naughty Dog ed ex presidente di THQ

Quest'ultima avrebbe dovuto distribuire lo sparatutto sviluppato dal team ucraino di 4A Games, ma il fallimento dell'azienda ha fatto sì che Koch Media si aggiudicasse all'asta i diritti per la distribuzione di questo sparatutto.

Rubin racconta che Metro: Last Light e il team di sviluppo non hanno mai giocato ad armi pari con la concorrenza. Il budget del titolo è inferiore a quello che alcuni rivali spendono soltanto per le sequenze animate e si aggira intorno al 10 percento di quello dei suoi concorrenti più grandi.

Nel documento inviato da Rubin a GamesIndustry International si legge che gli uffici di 4A Games potrebbero starci facilmente nella quasi inutilizzata palestra della sede di Los Angeles di EA. Si parla di sedie pieghevoli da matrimonio, di tavolini traballanti, di sviluppatori che lavorano gomito a gomito, e anche di blackout e guasti agli impianti centrali di riscaldamento, duranti anche una settimana.

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"Se 4A Games avesse avuto un budget più competitivo e un ambiente di lavoro sano, se non avesse sprecato più di un anno nel cercare di raggiungere i requisiti irrazionali di THQ per inserire il multiplayer e il co-op rispettando lo stesso budget e la stessa data d'uscita, e se non avesse dovuto fronteggiare la transizione verso un nuovo editore nei mesi cruciali prima dell'uscita del gioco, cosa avrebbe potuto creare?", si chiede Rubin.

Una domanda più che legittima e alla luce di queste informazioni anche i recenti "drammi" sull'assenza di un'opzione per regolare il Field of View di Metro: Last Light assumono tutto un altro valore.