Nel mondo del gaming automobilistico, l'improvvisa decisione di EA di congelare la storica serie Need for Speed sta generando un effetto domino che va ben oltre il semplice rinvio di un nuovo titolo. La mossa ha infatti portato alla chiusura di Speedhunters, il celebre sito web dedicato alla cultura automobilistica che per diciassette anni ha rappresentato un punto di riferimento per appassionati di tuning, racing e automotive lifestyle. Il destino del portale dimostra come le decisioni strategiche dell'industria videoludica possano influenzare ecosistemi culturali molto più ampi di quanto si possa immaginare.
La fine di un'era digitale
Matthew Everingham, fotoreporter e collaboratore storico del sito, ha annunciato attraverso Instagram la sospensione definitiva delle operazioni con parole che rivelano l'amarezza di chi ha vissuto in prima persona questa avventura. "Speedhunters è in standby. EA ha messo da parte Need for Speed, e questo significa niente più finanziamenti per il sito", ha scritto, aggiungendo un ringraziamento per "i viaggi, le storie, gli amici di una vita". Il portale non viene aggiornato da mesi, i suoi profili social sono stati oscurati con immagini nere e persino lo store online risulta inaccessibile.
La relazione tra Speedhunters e la casa di sviluppo americana non era un segreto del settore, ma pochi immaginavaano quanto fosse strettamente legata alla sopravvivenza della serie racing. Fondato nel 2007, il sito aveva costruito nel tempo una reputazione internazionale grazie a reportage fotografici di alta qualità, approfondimenti tecnici e una copertura capillare della scena tuning mondiale.
Criterion Games tra due fuochi
Il team britannico di Criterion Games, responsabile dell'ultimo capitolo della serie con Need for Speed Unbound del 2022, si trova ora in una posizione peculiare all'interno della strategia aziendale di EA. Dopo aver creato alcuni dei titoli più memorabili del franchise, tra cui Burnout Paradise e diversi episodi di Need for Speed, lo studio è stato riassegnato a settembre 2023 per concentrarsi sul nuovo capitolo di Battlefield.
La decisione fa parte di un piano più ampio che coinvolge quattro studi interni EA nella creazione di un universo Battlefield interconnesso ambientato ai giorni nostri. Criterion si occuperà principalmente del contenuto single-player per il prossimo episodio della serie bellica, lasciando in sospeso il futuro delle corse automobilistiche virtuali.
Un puzzle di studi in continua evoluzione
La storia recente di Need for Speed riflette l'instabilità organizzativa che caratterizza l'industria videoludica moderna. Ghost Games, il precedente sviluppatore responsabile di Need for Speed Payback del 2017 e Need for Speed Heat del 2019, venne ristrutturato nel 2020 e rinominato EA Gothenburg, assumendo un ruolo di supporto piuttosto che di sviluppo principale.
Anche Codemasters, acquisita recentemente da EA e coinvolta nello sviluppo di Unbound, ha annunciato una pausa nella produzione dei suoi celebri titoli rally. Questo scenario suggerisce una revisione strategica generale dell'approccio di EA verso i giochi di corse, con possibili ripercussioni su tutto il settore.
L'impatto sulla comunità automobilistica
La chiusura di Speedhunters rappresenta più di una semplice conseguenza economica: segna la fine di un ponte culturale tra il mondo virtuale delle corse e quello reale degli appassionati di auto modificate. Per anni, il sito ha documentato eventi come il Tokyo Auto Salon, il SEMA Show di Las Vegas e innumerevoli raduni underground, creando un archivio visivo che trascendeva i confini del gaming.
La perdita di questo punto di riferimento lascia un vuoto nel panorama mediatico automobilistico, proprio in un momento in cui la cultura del tuning e del racing stanno vivendo una nuova giovinezza grazie ai social media e alle piattaforme streaming. Il futuro di Need for Speed rimane incerto, ma l'eredità culturale di Speedhunters continuerà a vivere nella memoria di una generazione che ha cresciuto la propria passione automobilistica attraverso le sue pagine.