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Immagine di Ninja Gaiden 4 | Recensione - Un grande ritorno
Recensione
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Ninja Gaiden 4 | Recensione - Un grande ritorno

Scopriamo nella nostra recensione se il rilancio della saga è davvero riuscito o se qualcosa è andato storto: ecco com'è andata.

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Avatar di Andrea Riviera

a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Pubblicato il 21/10/2025 alle 09:30 - Aggiornato il 23/10/2025 alle 15:05
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  • Pro
    • Grande lavoro sul combat system
    • Contenutisticamente molto valido
    • Buon livello di sfida
    • Artisticamente funziona benissimo
  • Contro
    • Il nuovo protagonista non convince sempre
    • Graficamente ci si poteva aspettare qualcosina di meglio

Il verdetto di Tom's Hardware

8.5
Ninja Gaiden 4 è quindi un prodotto solido che fonde l'eredità hardcore della serie con una nuova visione stilistica, pur rimanendo ancorato a schemi conservativi. Un esperimento riuscito, dove l'eccellenza del gameplay controbilancia le debolezze tecniche e narrative che in un gioco come questo, passano certamente in secondo piano.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Ninja Gaiden 4

Ninja Gaiden 4

Ninja Gaiden 4 è il nuovo capitolo della leggendaria serie action firmata Team Ninja (e ora anche Platinum Games).
€ 89.99 su Amazon

Il mondo dei videogiochi è ancora scosso dalla recente notizia della scomparsa di Tomonobu Itagaki, l'ideatore di Ninja Gaiden e uno dei personaggi più iconici del settore. In una coincidenza dal sapore quasi agrodolce, proprio mentre si celebra la sua eredità, ecco arrivare Ninja Gaiden 4, il ritorno di quel franchise che lui più di ogni altro ha saputo plasmare. Questo inaspettato quarto capitolo nasce grazie alla volontà di Xbox Game Studios di riportare il franchise in auge, collaborando con due pesi massimi del genere action: Team Ninja e Platinum Games.

Tuttavia, nonostante questa partnership, è meglio ribadire sin da subito che il team Yuji Nakao è il primo sviluppatore di questo nuovo capitolo.

Per Platinum Games, questa opportunità rappresenta un crocevia importante. In un periodo di rinnovamento successivo all'allontanamento di alcune figure chiave, farsi carico del franchise forse più rappresentativo della filosofia "hardcore action" è un modo per riaffermare la propria identità e la propria leadership nel genere.

Chiaro che viene inevitabilmente da chiedersi se il tutto avrà funzionato: siamo di fronte a un rilancio capace di proiettare nel futuro la visione del suo creatore o a un solido esercizio di stile che, pur impeccabile, non riesce a catturare la fiamma rivoluzionaria che Itagaki aveva acceso più di dieci anni fa?

Tokyo in rovina e nuovi volti

L'ambientazione scelta per questo capitolo rappresenta una svolta importante: una Tokyo distopica devastata da un evento apocalittico, sommersa da piogge acide che deformano l'ambiente urbano e generano creature mostruose. Il registro è marcatamente più oscuro e futuristico rispetto agli episodi precedenti, con un'estetica che fonde elementi tech e scenari di disfacimento urbano. Nulla a che vedere con le rovine o le città artistiche viste in passato.

In questo contesto apocalittico viene introdotto Yakumo, ninja del clan Raven, che assume il ruolo di protagonista principale. Sì, avete capito bene: Ryu Hayabusa, icona storica della serie, è relegato in secondo piano con funzioni prevalentemente narrative ed è utilizzabile solo in sezioni limitate. Una scelta coraggiosa, va sicuramente sottolineato, che rende il gioco più accessibile ai neofiti mantenendo però un legame con le origini.

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Bisogna riconoscere onestamente che Yakumo è lontanissimo dal carisma di Ryu Hayabusa. Per i veterani della saga sarà difficile accettare di rinunciare al leggendario ninja per la maggior parte dell'avventura, che si estende per circa quindici-venti ore.

Tra le tante cose, la narrazione non ambisce a costruire trame particolarmente complesse. La storia serve essenzialmente da motore per l'azione, mantenendo un tono cupo mai sobrio e le tipiche esagerazioni stilistiche caratteristiche del genere. Un approccio coerente con l'identità del franchise, dove l'esperienza si basa sulla maestria nel gameplay più che sulla profondità narrativa.

Le sezioni giocabili con Ryu Hayabusa, concentrate oltre metà gioco e limitate a pochi capitoli, sfortunatamente convincono poco e rappresentano senza dubbio i momenti più deboli dell'intera produzione. Non per qualità del gameplay, sia chiaro, ma perché costringono ad affrontare nuovamente boss già sconfitti con Yakumo, generando ripetitività e mancanza di stimoli freschi. Insomma, manca quella varietà offerta nel secondo capitolo, quando ci si alternava con le compagne di Ryu.

La narrazione non ambisce a costruire trame particolarmente complesse.

A ogni modo, senza svelare troppo della trama, la scelta ha una sua logica narrativa, ma confinare un personaggio così leggendario a poche apparizioni circoscritte genera perplessità anche tra i fan più aperti alle innovazioni. Però bisogna ammettere che il franchise vanta una fanbase particolarmente esigente, e sostituire Ryu con un nuovo protagonista rischia di alienare una porzione significativa del pubblico storico.

Inoltre, ambientare l'intera avventura in un contesto urbano e tecnologico limita quella varietà visiva e tematica che in passato ha contribuito a definire l'identità della serie. Diversi livelli mostrano scarsa differenziazione, cadendo nei consueti cliché di strutture a compartimenti stagni.

Eppure il titolo accoglie le novità con discreta audacia, pur mantenendo un atteggiamento prudente e restando ancorato alle solide fondamenta della tradizione.

La sfida tra eredità e rinnovamento

Dal punto di vista tecnico, Ninja Gaiden 4 non raggiunge l'eccellenza che speravamo, ma che in realtà già avevamo vagamente capito già dall'anteprima. Pur garantendo ambienti più estesi e verticali, un'azione fluida e momenti visivamente impattanti, il risultato complessivo si attesta su livelli medi.

Durante i test su PC con una RTX 5070, configurazione che ci ha permesso di spingerci fino al 2K a 120 FPS con dettagli massimi, il titolo non ha mai impressionato sul piano grafico. Texture poco curate e una resa generale tecnicamente contenuta caratterizzano un comparto visivo che, nonostante la stabilità del framerate e l'ottima reattività, non riesce a entusiasmare. Un contrasto stridente con l'eccellenza del sistema di combattimento, quasi come se esistesse un compromesso deliberato tra i due aspetti.

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Il level design adotta soluzioni piuttosto conservative. Numerose sezioni ricorrono agli ormai classici ambienti arenici dove occorre eliminare tutti gli avversari prima di procedere verso la stanza successiva, replicando uno schema già visto. Questa impostazione tradizionale evidenzia una certa difficoltà nel rinnovare la formula consolidata.

L'opera si distacca dalle convenzioni principalmente nelle sequenze acrobatiche di Yakumo, dove il protagonista è chiamato a eseguire movimenti spettacolari su percorsi predefiniti, schivando ostacoli e sfruttando correnti d'aria per spostarsi tra diverse aree con grande agilità.

Dove il gioco brilla davvero

Il sistema di combattimento costituisce il vero punto di forza. Gli elementi distintivi del franchise restano intatti: velocità, precisione, acrobazie e scontri intensi. A questo nucleo consolidato si aggiungono meccaniche inedite che ampliano la libertà d'azione e la verticalità degli scontri, come la possibilità di muoversi su binari sospesi, sfruttare appigli strategici e superfici verticali per attraversare gli scenari.

Yakumo dispone di uno stile di combattimento orientato alla gestione di gruppi numerosi e situazioni caotiche. Oltre agli attacchi standard, utilizzando il grilletto sinistro è possibile canalizzare l'energia accumulata per combinare attacchi potenziati che interrompono le combo avversarie e sfondano le difese dei nemici più resistenti.

Le tecniche da acquisire gradualmente presso checkpoint specifici moltiplicano le possibilità espressive del giocatore, che deve padroneggiare l'intero arsenale con riflessi fulminei quando la difficoltà aumenta. Non esistono squilibri evidenti, fatta eccezione per le sezioni finali più ostiche, ma Ninja Gaiden 4 al massimo livello di difficoltà rappresenta una sfida formidabile anche per gli estimatori più esperti.

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Il team di sviluppo ha enfatizzato un principio cardine: la difficoltà deve essere impegnativa ma mai ingiustamente punitiva. In Ninja Gaiden 4 ogni morte deriva da errori del giocatore, mai da situazioni arbitrarie o sbilanciate. I pattern nemici sono sempre leggibili e permettono il miglioramento costante. Questa filosofia rispetta perfettamente lo spirito storico della serie, che ha sempre premiato pazienza e precisione, offrendo al contempo diverse modalità di difficoltà per accogliere anche i nuovi giocatori.

La modalità normale risulta troppo semplice per chi ha già dominato i capitoli precedenti, mentre si rivela ideale per chi cerca una sfida equilibrata e più indulgente.

Per i più esperti che trovassero insufficiente il livello massimo sbloccabile dopo i crediti, Ninja Gaiden 4 propone sfide segrete facoltative all'interno del Purgatorio, con modificatori di difficoltà estremi, oltre a vari extra come la possibilità di disabilitare strumenti vitali come la parata. Insomma, c'è pane per i denti di tutti.

Il sistema di progressione merita attenzione. Potenziamenti, personalizzazione delle armi e sblocco di abilità avanzate sono progettati per incentivare la rigiocabilità. Ogni livello, infatti, può essere affrontato in modi differenti man mano che si sbloccano nuove tecniche, privilegiando il perfezionamento personale rispetto alla mera progressione lineare.

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