La battaglia legale tra Nintendo e Genki si è, alla fine, concretizzata dopo che il produttore di accessori giapponese ha mostrato al CES 2025 di Las Vegas una replica non autorizzata di Nintendo Switch 2, anticipando caratteristiche e design della nuova console. La casa di Kyoto ha depositato una denuncia presso la corte della California contro Human Things, l'azienda madre di Genki, contestando violazioni di trademark, concorrenza sleale e pubblicità ingannevole. Il caso mette in luce la tensione tra le strategie di marketing aggressive dei produttori di accessori e la rigorosa protezione della proprietà intellettuale che caratterizza Nintendo.
La controversia nasce da una serie di azioni provocatorie di Genki, culminate con la presentazione al Consumer Electronics Show di un mockup realizzato in 3D della console non ancora annunciata. Questo modello ha rivelato al pubblico dettagli come le dimensioni della console, i Joy-Con magnetici e la loro funzionalità come mouse, anticipando l'annuncio ufficiale di Nintendo avvenuto settimane dopo e parte dei contenuti mostrati nel Direct di aprile.
Nintendo non ha apprezzato questa mossa pubblicitaria e ora chiede provvedimenti drastici: la distruzione immediata di tutti i prodotti legati a Nintendo Switch (prima e seconda generazione), il divieto di utilizzare i suoi marchi registrati e un risarcimento economico per i danni subiti, con la richiesta che tali danni vengano triplicati.
La denuncia presentata da Nintendo include una dettagliata "linea temporale delle azioni problematiche di Genki", che documenta sistematicamente le azioni dell'azienda. Tutto iniziò con un post su X in cui Genki rispose al CEO di GameStop Ryan Cohen, offrendo di rivelare in privato i dettagli sulla nuova console. L'escalation continuò con il mockup non autorizzato mostrato al CES e culminò con il "Genki Direct", un evento parodia strategicamente programmato per il 2 aprile, lo stesso giorno della presentazione ufficiale di Switch 2.
A peggiorare la situazione, a gennaio Genki ha pubblicato un'immagine su X che mostrava il CEO Edward Tsai mentre faceva il gesto del silenzio, accompagnata dal messaggio: "I ninja di Genki si infiltrano nel quartier generale di Kyoto di Nintendo". Un post che, secondo Nintendo, rappresentava "un apparente tentativo di confondere ulteriormente il pubblico" facendo credere che Genki avesse accesso privilegiato alla console o fosse affiliata a Nintendo.
La causa legale evidenzia come Genki abbia sfruttato la situazione rilasciando "numerose interviste ai media per parlare dei suoi otto accessori", durante le quali avrebbe rivelato informazioni confidenziali sul design e le funzionalità della nuova console. Un comportamento che Nintendo considera dannoso per la sua strategia di comunicazione e marketing, accuratamente pianificata per massimizzare l'impatto dell'annuncio ufficiale.
Human Things ha ora 30 giorni di tempo per rispondere formalmente alle accuse, una scadenza che coincide significativamente con il periodo di lancio di Nintendo Switch 2. La tempistica aggiunge un ulteriore elemento di tensione a una vicenda che evidenzia il delicato equilibrio tra le strategie promozionali dei produttori di accessori e la protezione della proprietà intellettuale dei grandi produttori di console.