One Punch Man | Recensione, il pugno di Saitama non salverà la Terra

One Punch Man diventa un videogioco e lo fa con qualche idea interessante, ma con una costruzione troppo prolissa e frustrante.

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a cura di Mario Petillo

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Nei più canonici manuali dedicati alla creazione di un personaggio o di una storia che faccia a egli riferimento non si troverà mai facilmente un identikit come quello di Saitama. L'eroe protagonista di One Punch Man è unico, raro, incredibilmente assurdo per quanto viva la sua intera epopea con un fare sempre apatico e saltuariamente votato alla rabbia dovuta dal suo non trovare un avversario degno di nota. Saitama, d'altronde, ha deciso di allenarsi così tanto durante la propria vita da essere riuscito a diventare l'invincibile eroe della Terra, in grado di terminare qualsiasi sfida con il solo ausilio di un pugno. Niente di più. Pensare di realizzare un videogioco partendo da queste meccaniche sembrava quasi impossibile, eppure Spike Chunsoft ha deciso di approfittare di tale aspetto e impegnarsi per trovare una soluzione che potesse accontentare l'intera platea di videogiocatori, offrendo ovviamente un tie-in che potesse soddisfare quasi esclusivamente i fan di One Punch Man.

Una vita votata agli anime

Carichi dell'esperienza di Jump Force e di ONE PIECE: Burning Blood, Spike Chunsoft arriva alla realizzazione di One Punch Man con una forte conoscenza della cultura giapponese e con grande rispetto nei confronti degli anime trattati. Per poter quindi meglio affrontare le problematiche legate all'eventuale assenza di profondità in un gioco con protagonista un invincibile guerriero, la soluzione è stata ritrovata nella creazione di un avatar. Salvato proprio da Saitama mentre stava per essere ucciso da un Essere Misterioso, il nostro protagonista deciderà di votarsi alla vita di eroe, proprio come il senza capelli di One Punch Man. Così come nell'anime, quindi, partirà dal rango più basso, la classe C, con l'unico obiettivo di scalare la graduatoria e diventare a tutti gli effetti un eroe S. Mentre le nostre avventure ci porteranno sempre più in profondità nella città e nel suo ecosistema, oltre che negli scontri con i diversi mostri a disposizione, dall'altro lato Saitama metterà in scena l'arco narrativo della prima stagione della serie animata, quella che - per intenderci - Netflix ha distribuito permettendo a moltissimi di scoprire il fenomeno One Punch Man. Ci ritroveremo dinanzi, quindi, a Boros, a Vaccine Man e alla Casa dell'Evoluzione, contro lo Scarabeo Asura: tutti scontri nei quali dovremo necessariamente attendere l'intervento di Saitama, sempre molto pronto ad arrivare in nostro soccorso, anche se sempre in ritardo, come consuetudine del manga richiede. La volontà di costruire due strade parallele era una scelta obbligata da parte di Spike Chunsoft, che non poteva di certo metterci direttamente nei panni del protagonista e farci risolvere qualsiasi scontro con un solo pugno, ma dall'altro lato lascia molto amaro in bocca, tanto da non darci quasi mai il movente adatto per interessarci alle vicende narrate nel corso del gioco.

Ad affiancare questa problematica narrativa troviamo la gestione dell'intera progressione del gioco: One Punch Man ci riempirà, in ogni momento, di fastidiose e ingombranti notifiche su novità che avvengono nel nostro menù di gioco, completamente dissonante con l'immobilismo che caratterizza la città nella quale ci troviamo. Il titolo risulta così prolisso in ogni sua spiegazione e soprattutto complesso per qualsiasi attività che potrebbe essere basica: si finirà presto per evitare di dar retta a tutti i messaggi che ci riceveremo sul nostro smartphone, assolutamente ridondanti, e concentrandoci in maniera esclusiva sulla sequela di combattimenti che One Punch Man ci apparecchia davanti. Dall'hub costruito da Spike Chunsoft, quindi, potremo estendere il nostro cammino verso quartieri e vicoli che ci apriranno la strada verso negozi e nuove missioni, tutte fetch quest che ci costringeranno ad andare da un punto A a un punto B. Incarichi che inizialmente Tutorial Man, l'eroe designato alle spiegazioni, ci presenterà come fondamentali, ma che a lungo andare non vi daranno nessun tipo di giovamento nemmeno per quanto riguarda l'esperienza accumulata. Ciò che realmente interesserà alla nostra esperienza di eroi, per poter raggiungere la tanto agognata Classe S, sarà l'affidarci alle Filiali dell'Associazione, così da poter affrontare delle missioni sì facoltative ma in grado di darci il giusto quantitativo di esperienza per crescere e potenziarci.

Fetch quest e missioni per la Terra

Purtroppo qualsiasi tipo di missione comporta sempre l'inevitabile conclusione: uno scontro contro uno o più personaggi da sconfiggere, così da poter ottenere le ricompense richieste. L'aspetto positivo, in questa ripetitiva formula di avanzamento, sta nell'aver creato un sistema di combattimento gradevole, per quanto banale e votato all'arcade. Concatenare delle combo non sarà per niente difficile, così come una volta padroneggiato, in maniera molto rapida e indolore, il sistema di combattimento vi ritroverete presto a diventare invincibili quasi quanto Saitama. L'unico aspetto che può rivelarsi complesso da comprendere è quello della parata perfetta, che vi permetterà di aggirare l'avversario come una delle proiezioni di Dragon Ball e comparire alle sue spalle, per approfittare della sua distrazione. Per il resto, si baserà tutto su un susseguirsi di attacchi pesanti e attacchi leggeri, uniti a quelli che saranno i Colpi Mortali. Questi varieranno a seconda dello stile di combattimento che avete scelto di adottare, anche questi da livellare come il vostro stesso eroe: vogliamo però rassicurarvi, perché il grinding è sì richiesto, ma non è prolisso, tanto da ritrovarsi facilmente a metà avventura già al grado A e intorno al livello 25 di combattimento, con almeno una delle specializzazioni già a livello 5, ossia il massimo. La fase ruolistica e i contenuti GDR, d'altronde, prendono il sopravvento sull'intera esperienza e il vostro unico interesse potrebbe finire per essere quello di distribuire adeguatamente i punti sviluppo al vostro alter ego: cercando di imitare, infatti, i soulslike, One Punch Man vi chiederà di aumentare le vostre statistiche consumando i punti accumulati, ma facendo bene attenzione a cosa porterete al massimo e cosa no, perché a ogni valore aggiunto vi sarà richiesto un maggior quantitativo di risorse.

One Punch Man, insomma, è un titolo molto ricco di contenuti, forse anche troppo, finendo per bombardare il giocatore di avvisi, di notifiche, di nuove missioni e di tantissima fuffa che non interesserà minimamente chi vuole esclusivamente portare a termine l'esperienza e guadagnarsi il titolo di eroe di Classe S. Dall'altro lato la qualità viene penalizzata, perché se gli scontri sono molto banali e votati all'arcade, anche le modalità non si esaltano per innovazione: al di là, quindi, del versus che potremo mettere in scena con gli altri giocatori, non ci sarà molto altro da fare. È qui, però, che ci sentiamo di spezzare una lancia in favore di Spike Chunsoft, che è riuscita a gestire l'intervento di Saitama nei combattimenti in maniera saggia. Come avevamo già avuto modo di sottolineare durante la nostra prova della beta, l'intervento del protagonista di One Punch Man pone immediatamente fine allo scontro, per questo potrete selezionarlo sì come personaggio di supporto in un party a tre, ma bisognerà attendere il suo arrivo, al termine di un countdown. Così facendo, dovrete scendere al compromesso di affrontare la battaglia con solo due eroi, quindi con un handicap nei confronti del vostro avversario, che potrebbe approfittare di questa vostra mancanza e portarvi al KO prima dell'arrivo di Saitama. Una soluzione interessante, che stratifica la strategia d'ingresso nei combattimenti e rende meno ingombrante la presenza di Mantello Pelato.

Un'epopea senza capelli

Dal punto di vista tecnico, infine, al di là di averci fornito una città immobile e che non riesce a trasmettere una sensazione di vitalità, Spike Chunsoft ha lavorato tanto sulle animazioni dei personaggi, soprattutto in fase di combattimento, restituendo un'esperienza gradevole e che ci permette di apprezzare le gestualità dei combattenti durante gli scontri. Dall'altro lato, però, sebbene il character design sia in linea con il manga e con l'anime, anche grazie all'effetto cell shading, in alcuni momenti One Punch Man perde di fluidità. Lo fa soprattutto durante l'esplorazione della città, con dei cali di frame rate poderosi e ingiustificati dinanzi a un ambiente che non deve far altro che costruire uno scenario statico all'interno del quale muoverci. Tra l'altro molti NPC e oggetti sparivano e comparivano con dei fastidiosi pop-up che in alcuni frangenti ci hanno costretto a dover attendere qualche secondo prima di poter accettare o avviare la missione di turno. Negativo anche l'utilizzo del sonoro, mixato in maniera approssimativa soprattutto nei combattimenti, con gli effetti di alcuni degli avversari che sembrano davvero registrati con un microfono amatoriale dalla camera di qualche sviluppatore.