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Alla (ri)scoperta di… GTA: San Andreas!

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Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Pubblicato il 13/07/2020 alle 10:00 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 14:35

Parlando di videogiochi è facile notare come siano tanti, tantissimi i titoli in grado di entrare in un modo o nell’altro nell’immaginario collettivo. Alcuni di questi riescono a raggiungere un livello ancor più elevato, superando le prove del tempo e divenendo a tutti gli effetti parte integrante della cultura pop: è in questo momento che un’opera può dirsi, senza ombra di dubbio, un’esperienza capace di andare oltre il concetto di videogioco.

La saga di Grand Theft Auto, tra le altre, è una di quelle che più di tutte ha lasciato un segno indelebile nella storia di questo medium ma non solo: stiamo infatti parlando di uno dei prodotti più discussi e chiacchierati della storia dell’intrattenimento, che spesso e volentieri si è dovuto scontrare con un’opinione pubblica anche fin troppo inquisitoria nei suoi confronti. Ogni capitolo della serie ha segnato, con tempi e modalità diversi, un’enorme fetta di giocatori: in un certo modo, GTA: San Andreas è forse uno dei più importanti in tal senso. Prima di entrare nel vivo della storia facciamo però un passo indietro di quasi sedici anni – già, ne sono passati così tanti – fino a quell’ottobre 2004 che marchierà per sempre l’industria videoludica.

San Andreas, home…

Con il primo capitolo in tre dimensioni - quel chiacchieratissimo GTA III che tanto era piaciuto al pubblico di tutto il mondo – e con l’indimenticabile Vice City, Rockstar Games aveva prodotto due titoli di grandissimo spessore andando in sostanza a ritagliarsi lo status di software house infallibile. L’enorme qualità dei due giochi, che andavano a offrire un’esperienza fino a quel momento mai vista, li condussero di diritto nell’olimpo di quei titoli fondamentali per ogni videogiocatore degno di questo nome.

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Erano i primi anni 2000: un periodo ricco di titoli di altissima qualità nonché capaci, ancora oggi, di riportare alla mente ricordi ed emozioni d’ogni genere. Dare a due capolavori del genere un seguito in grado di alzare ulteriormente l’asticella era, ovviamente, un’impresa non da poco: un’impresa che solo uno degli studi di sviluppo migliori di sempre poteva affrontare con successo.

Arriviamo dunque al 2004, anno che vide peraltro l’arrivo sul mercato di alcuni titoli dal valore pressoché inestimabile. Halo 2, World of Warcraft, Half-Life 2 e Snake Eater sono soltanto alcuni di questi, emblematici a far capire al meglio il periodo storico di cui stiamo parlando. Nel mese di ottobre, quasi alla fine di un’annata comprensibilmente indimenticabile, ecco finalmente un nuovo capitolo della serie Grand Theft Auto.

GTA: San Andreas, manco a dirlo, fu un successo capace di vendere più di 30 milioni di copie in tutto il mondo, entrando nella classifica dei titoli più venduti della storia dei videogiochi. La trama ci riporta negli anni Novanta dove vestiremo i panni di Carl Johnson, tornato nel suo quartiere natale – Grove Street – appena ricevuta la notizia della morte della madre. Il ritorno a casa non è però tutto rose e fiori: sin da subito il nostro protagonista si troverà di fronte a problemi con alcuni agenti di polizia corrotti, che non sembrano accettare che lui possa aver ritrovato la retta via, e con la sua stessa famiglia. La gang di Grove Street, infatti, non è più quella di un tempo: i continui scontri con le altre bande dei quartieri di Los Santos ha indebolito l’intera famiglia, che ora si trova a un passo dal finire completamente nel baratro.

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CJ dovrà dunque ricostruire passo dopo passo ciò che aveva abbandonato, tornando a quella vita che si era lasciato alle spalle molti anni prima. Nel farlo si troverà a compiere un viaggio che lo porterà nelle tre città che compongono il vastissimo stato di San Andreas - Los Santos, dove l’avventura avrà inizio, San Fierro e Las Venturas – dove farà conoscenza di un gran numero di personaggi, ognuno a suo modo indimenticabile.

Sono davvero molti i fattori che vanno a rendere GTA: San Andreas un’esperienza di altissimo livello, forse ancora più di quelli che potremmo riuscire a ricordare. La mappa di gioco ad esempio è immensa, e capace ancora oggi di impressionare per vastità e dettagli che in un gioco del 2004 facevano senza dubbio rimanere a bocca aperta. Alle tre città, ispirate a tre mastodontiche metropoli americane, troviamo affiancate zone di vario genere: da campagne sterminate ad aree desertiche, passando monumenti e luoghi di interesse quantomai singolari. Su questi ultimi torneremo in seguito, trattandosi difatti di un punto molto interessante.

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Altro elemento che va ad arricchire l’esperienza offerta è costituito dal comparto sonoro, sia a livello di doppiaggio che di accompagnamento musicale. Sono tante infatti le voci celebri che possiamo ascoltare nel capolavoro targato Rockstar, tra cui spiccano i nomi di Samuel L. Jackson, Axl Rose, James Woods, Peter Fonda e Will Wheaton. Un cast stellare insomma, a cui troviamo affiancata una colonna sonora che va a toccare molti generi differenti con un’offerta altrettanto importante di artisti e band di rilievo: c’è l’hip-hop old school degli NWA e di Snoop Dogg, il rock anni Novanta dei Guns N’ Roses e dei Pearl Jam, la country music di Willie Nelson e degli Statler Brothers. In poche parole, ce n’è davvero per tutti i gusti.

Un ulteriore pezzo di quel puzzle meraviglioso che è GTA: San Andreas è poi rappresentato dalla trama stessa, una storia non particolarmente complessa – e a onor del vero anche un po’ “invecchiata” in alcuni punti – ma sempre e comunque avvincente, nonché in grado di regalare un’esperienza ricca e longeva spaziando da momenti drammatici a situazioni fortemente ironiche, con le solite sfumature satiriche che da sempre caratterizzano le opere Rockstar Games.

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San Andreas: da videogioco a oggetto di culto.

Il titolo di questo paragrafo vuole evidenziare un concetto apparentemente banale ma al contempo molto importante. Grand Theft Auto: San Andreas, infatti, è l’esempio di come un titolo possa a discapito di tutto superare la prova del tempo, entrando in maniera definitiva nella cultura popolare anche delle generazioni ad esso successive. Ciò è dettato da tutta una serie di elementi, che spaziano dalla qualità del prodotto a quanto lo stesso sia riuscito a far parlare di sé per i motivi più disparati.

Su queste pagine, abbiamo affrontato a più riprese la tematica del presunto legame tra videogiochi e violenza: San Andreas in tal senso non fa eccezione, e infatti i mesi seguenti il suo approdo sul mercato furono caratterizzati da un gran numero di polemiche riguardanti i contenuti del gioco. A fare particolarmente scalpore fu un particolare minigioco, presente nel codice sorgente del titolo, che consentiva di accedere a delle scene interattive di sesso con protagonista il nostro CJ. La natura esplicita delle scene portò il contenuto in questione – la cosiddetta mod Hot Coffee – all’attenzione di un numero incredibilmente elevato di utenti, con reazioni che spaziarono dall’interesse al divertimento fino ad una forte indignazione.

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Ne seguì addirittura una class action, capeggiata da un’agguerrita nonna ottantacinquenne di nome Florence Cohen, che portò Rockstar Games ad essere accusata di truffa, frode e falsa pubblicità. San Andreas fu inoltre attaccato da una folta schiera di appartenenti alla classe politica americana, da Hillary Clinton a Jack Thompson, con una serie di dichiarazioni che ancora oggi vengono talvolta riprese per accusare i prodotti dell’industria videoludica.

Non si può dire, insomma, che GTA: San Andreas, non sia stato in grado di far parlare di sé. Non soltanto per motivi come quello appena citato, sia chiaro. Accanto alla mod “incriminata” ne troviamo infatti migliaia e migliaia, figlie di una community che ancora oggi dimostra affetto e un grande attaccamento verso uno dei titoli più importanti della storia del videogioco. Ce n’è davvero per tutti i gusti: mod che vanno ad inserire nuovi veicoli o personaggi provenienti da altre opere, nuove missioni, location particolari e quant’altro. La già ricca esperienza di gioco diviene così qualcosa di ancora più grande: è in questo modo, insomma, che un titolo riesce a raggiungere l’immortalità.

A far parlare nel corso degli anni sono stati anche tutta una serie di easter egg presenti nel gioco, alcuni dei quali sono diventati dei veri e propri momenti di culto per i giocatori più appassionati. Troviamo continui riferimenti ad altri capitoli della serie o alla cultura popolare americana, in una quantità che sarebbe impossibile riassumere nelle righe di questo articolo. Vi è persino un messaggio, all’interno del gioco, che deride palesemente coloro che si imbarcano nella ricerca di questi particolari contenuti. Una delle leggende metropolitane più note è quella che vedrebbe la presenza, in alcune aree della mappa, del Bigfoot: leggendaria creatura con delle fattezze simili a quelle di un gigantesco uomo scimmia. In GTA: San Andreas, nonostante innumerevoli video su YouTube abbiano per anni avvalorato questa teoria, non vi è traccia del Bigfoot. Rockstar non è però rimasta indifferente di fronte al tutto, e infatti in GTA V è possibile compiere una serie di missioni secondarie con protagonista proprio la mitica creatura: completandole si sbloccherà inoltre un trofeo, che ricorda con ironia il periodo in cui tutti impazzivano nel cercare indizi, segnali o quant’altro nella sterminata San Andreas.

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Sui social network, infine, è presente una quantità davvero impressionante di meme e video edit che riprendono scene e personaggi del gioco: un’ulteriore testimonianza di quanto, anche dopo sedici anni, siamo di fronte ad un’opera che ha davvero lasciato un segno indelebile nel cuore dei videogiocatori di tutto il mondo, continuando sempre e comunque a far parlare di sé evocando bellissimi ricordi.

Perché Grand Theft Auto: San Andreas è più di un semplice videogioco. Stiamo parlando di un prodotto di intrattenimento capace di trascendere il suo ruolo, riuscendo a comunicare qualcosa anche dopo molti anni dalla sua uscita. Sono pochi i titoli che realmente riescono in questo intento, e ciò rende il lavoro di Rockstar Games qualcosa di ancor più ammirevole: il lascito alle generazioni successive è qualcosa di quantomai tangibile, anche e soprattutto alla luce del grande flusso di informazioni che il mondo di oggi ci offre quotidianamente. Vedere un titolo del 2004 essere parte di questo flusso è davvero emozionante, così come lo è riuscire a comprendere quanto San Andreas abbia influenzato sia i giocatori che la sua stessa industria di provenienza: da allora, infatti, qualcosa nel mondo dei videogiochi è cambiato. Per sempre.

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