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Pro
- Buoni i contenuti in più
- Rimane un classico intramontabile
- Ottimo lavoro di restyling
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Contro
- Alcuni difetti dell'originale sono stati ereditati
Il verdetto di Tom's Hardware
Informazioni sul prodotto
Nel pantheon dei videogiochi strategici in tempo reale, Stronghold Crusader rappresenta senza dubbio uno dei cult immortali. Uscito originariamente nel 2002, il capolavoro di Firefly Studios ha definito un'intera generazione di "castle sim", fondendo in modo magistrale la costruzione di città, la gestione economica e la guerra d'assedio in un'ambientazione mediorientale affascinante e brutale.
Oggi, a oltre due decenni di distanza, Firefly ci invita a tornare in quelle terre aride con Stronghold Crusader: Definitive Edition, una versione rimasterizzata che promette di onorare il passato, migliorando al contempo l'esperienza per gli standard moderni. L'operazione è tanto ambiziosa quanto rischiosa: come si restaura un classico senza snaturarne l'anima?
La risposta, fortunatamente, è "con cura e rispetto". Questa Definitive Edition non è un remake radicale, ma un restauro conservativo e intelligente. È un pacchetto completo che non solo riunisce tutti i contenuti originali, ma li arricchisce con miglioramenti grafici, sonori, nuove campagne e, soprattutto, una serie di accorgimenti qualitativi che rendono l'esperienza più fluida e accessibile, senza mai tradire la formula che ha reso il gioco una leggenda.
Il cuore del castello
Per chi non avesse mai avuto il piacere di comandare le proprie truppe sotto il sole cocente, il cuore di Stronghold Crusader è un equilibrio precario tra due anime: la componente gestionale è quella puramente strategica da classico RTS. A differenza di molti strategici, dove la raccolta di risorse è un processo astratto, qui ogni singola pagnotta di pane, ogni piccone e ogni spada è il risultato di una catena produttiva visibile e tangibile. Bisogna coltivare il grano, macinarlo per ottenere farina, farla arrivare ai panettieri e solo allora il cibo potrà sfamare una popolazione la cui felicità è cruciale per l'efficienza del regno.
Questa micro-gestione economica è il fondamento su cui si erge la potenza militare. Per reclutare un arciere non basta cliccare un'icona: è necessario produrre legno, lavorarlo per creare archi e avere un popolano disoccupato pronto ad arruolarsi. Questo approccio "fisico" all'economia rende la costruzione del proprio castello un puzzle logistico affascinante. Posizionare un granaio lontano dalle fattorie rallenterà la raccolta, mentre una distanza eccessiva tra la cava di pietra e il magazzino bloccherà la costruzione delle mura. Ogni scelta ha un peso, ogni edificio un ruolo preciso in un ecosistema complesso e gratificante.
È proprio in questo bilanciamento che il gioco brilla ancora oggi. Assistere al proprio castello che prende vita, con i contadini che si affannano nei campi, i boscaioli che abbattono alberi e i fabbri che martellano sull'incudine, crea un legame con il proprio dominio che pochi altri strategici riescono a replicare e ancora oggi pochissimi titoli sono riusciti a replicare così efficacemente questa formula, il che è un vanto per la software house.
La sabbia del tempo
La Definitive Edition interviene su questa solida base con una serie di migliorie mirate. Il cambiamento più evidente è quello estetico. Sebbene il gioco mantenga la sua classica visuale isometrica e uno stile artistico fedele all'originale, tutti gli sprite sono stati ridisegnati ad alta risoluzione. Gli edifici appaiono più dettagliati, le animazioni dei lavoratori e dei soldati sono più fluide e l'interfaccia utente, pur conservando il suo layout iconico, è stata ripulita per essere più leggibile sui monitor moderni. Non siamo di fronte a una rivoluzione grafica poligonale, ma a un lavoro di restauro che rende il gioco nitido e piacevole senza perdere il suo fascino "vintage".
Anche il comparto sonoro ha ricevuto lo stesso trattamento. La colonna sonora, epica e memorabile, è stata rimasterizzata, e le iconiche voci dei personaggi e dei consiglieri sono state ri-registrate dagli attori originali, suonando più chiare che mai. Sentire il proprio scriba esclamare "Il popolo vi ama, mio signore!" con una qualità audio cristallina è un piccolo ma significativo tuffo nel passato.
Tuttavia, le novità più sostanziose risiedono nei contenuti. La Definitive Edition include due campagne inedite, "La determinazione di Saladino" e "L'ascesa del Saladino", che si aggiungono alle già corpose campagne storiche. Queste nuove missioni, create dagli sviluppatori originali, sono impegnative e ben progettate, offrendo sfide interessanti anche per i veterani. A queste si aggiungono quattro nuovi signori IA da affrontare nelle schermaglie, ognuno con le proprie tattiche e castelli unici, e una nuova "Scia Cooperativa" di 10 missioni pensata per essere giocata con un amico.
L'integrazione con Steamworks è forse l'aggiornamento tecnico più importante. Il multiplayer, un tempo dipendente da servizi esterni e configurazioni macchinose, è ora gestito interamente da Steam, rendendo le partite online semplici e immediate. Questo, unito al supporto per il Workshop di Steam per mappe e scenari personalizzati, garantisce una longevità quasi infinita e una nuova vita per la community.
Tra nostalgia e modernità
Stronghold Crusader: Definitive Edition riesce brillantemente nel suo intento principale: essere la versione definitiva di un classico. I miglioramenti qualitativi, come la possibilità di aumentare il limite di unità a 10.000 (ereditata dalla versione Extreme), mappe più grandi e una pletora di bug fix, rendono l'esperienza di gioco oggettivamente superiore all'originale.
Tuttavia, è importante sottolineare che il DNA del gioco è rimasto invariato, nel bene e nel male. L'intelligenza artificiale, sebbene funzionale e caratterizzata dalle iconiche personalità dei lord (dall'incompetente Ratto all'astuto Saladino), a volte mostra i suoi limiti, con unità che possono incastrarsi o seguire percorsi non ottimali. Il pathfinding, tallone d'Achille di molti RTS dell'epoca, è stato migliorato ma non è perfetto. Questi sono difetti intrinseci del motore originale, che un restauro non poteva risolvere senza trasformarsi in un remake completo, sfortunatamente.