System Shock Remake | Provato - Ritorno alla Cittadella

In occasione della Steam Next Fest abbiamo provato la demo di System Shock Remake, in arrivo nel mese di marzo 2023

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a cura di Nicholas Mercurio

Il passato, a detta di qualcuno, è un saggio consigliere. Permette di capire gli errori fatti per migliorare il presente e scrivere al meglio il futuro, dando modo a chiunque di renderlo meno avvilente. Dal passato, però, si impara e si comprende quanto è stato realizzato, ma soprattutto cosa è stato realizzato, chi lo ha fatto e perché. La nascita di System Shock, se qualcuno se la ricorda, parte esattamente qualche tempo dopo la pubblicazione di Doom e del primo, indimenticabile Wolfenstein.

System Shock, però, è il mito del mito, la leggenda delle leggende e il capitolo fondatore di un genere portato all’estremo e migliorato con la celeberrima trilogia di Bioshock di Ken Levine, autore di System Shock 2, prendendo il posto degli amici e mentori Doug Church e Warren Spector, al tempo due dei game designer più talentuosi all’interno di Looking Glass Studios, il team statunitense conosciuto per l’amato UItima Underworld e le classiche e avvincenti avventure del ladro Garrett in Thief.

Ken Levine, quando lasciò assieme ad altri due sviluppatori il suo studio di sviluppo originario, fondò Irrational Games, che chiuse però nel 2014 dopo il grande successo di Bioshock Infinite. In sette anni, infatti, Ken Levine ripropose gli eredi spirituali delle creazioni di Looking Glass Studios, catturando gli elementi più celebri e conosciuti per espanderli con maggiore cura e raffinatezza all’interno delle sue opere. Quando infatti si parla di eredità videoludica, di Prey e System Shock, si ritorna su un argomento attualmente ancora caldo: entrambi sono stati sottovalutati dalla critica specializzata e dal pubblico?

Prey e System Shock sono molto simili tra loro ma diversi nel loro approccio, con due storie di sviluppo agli antipodi ma con un concept e dei contesti sci-fi del tutto analoghi. Arkane Studios, forte del successo di Dishonored, cercava di riportare in auge una produzione scomparsa nell’etere della storia videoludica con un colpo a regola d’arte, sperando di riuscire a colpire il giocatore. Lo fece e anche bene, arrivando in un momento in cui c’era bisogna di un immersive sim capace di intrattenere e far sognare il giocatore. Nel 1994, anno della pubblicazione di System Shock, ciò avvenne con una generazione del tutto abituata al mito di Ultima, Doom e Wolfenstein, cresciuta a pane e Tetris, assorbita da opere che mettevano lo sci-fi e il fantasy come contesti principali e li ingigantivano a perdita d’occhio. Un esempio eclatante, divenuto celebre poiché materia di studio della storia del videogioco, era War in the Middle-Earth sviluppato da Beam Software con il supporto di Melbourne House.

Immaginate proporre, dopo tutti questi grandi nomi, una produzione che però si discostava da qualunque autore e proponeva un suo mondo, un suo contesto e una sua realtà in un videogioco con l’obiettivo di spingere al massimo i limiti dei giocatori stessi, e che intendeva mostrare qualcosa che ancora non si era scoperto del tutto. Il suo nome era System Shock e il suo obiettivo finale, prima di essere un videogioco in prima persona con una grafica stratosferica per l’epoca, era dimostrare di essere unico nel suo genere in tutto e per tutti.

Come abbiamo scoperto nel corso degli anni, anche grazie a Ken Levine, niente rimane realmente tale, neanche opere che non avremmo mai creduto riproposte in qualche altra forma. System Shock Remake è in sviluppo da Nightdive Studios ormai da qualche anno con il supporto del publisher Prime Matter. Si parla di una data d’uscita approssimativa fissata a fine marzo 2023, nonostante manchi ancora una data certa. Negli ultimi giorni, però, ho avuto l’occasione di provarlo attraverso una demo rilasciata in occasione del Steam Next Fest, un vero e proprio periodo imperdibile per provare in anticipo alcune delle opere in uscita quest’anno come Planet of Lana.

Ritornare nella stazione denominata “Cittadella”, a distanza di quasi ventotto anni dall’ultima volta, era dunque un piacevole imperdibile. Ho passato due ore insieme a System Shock Remake, spolpandolo e assorbendolo al meglio e cercando di catturarne l’essenza. Basterebbe dirvi che sì, è System Shock all’ennesima potenza, ma non è solo questo: è una riproposizione coraggiosa, intensa e stratificata, che spinge in modo deciso a volerne di più, ancora di più, tanto di più.

System Shock Remake dimostra di essere un’opera coinvolgente e trascinante sin dal preludio iniziale, che non si perde in tanti fronzoli, mostrando un futuro all’avanguardia dominato da imperi e multinazionali intente ad arricchirsi sulle spalle dei poveri, sfruttando e calpestando gli ultimi. Nessuna pietà per il più debole, nessuna preoccupazione per chi non arriva al fine del mese e arranca, arranca e non può fare altro che arrancare. Sola tanto, troppa mercificazione della ricchezza, in cui nessuno è realmente ricco, neanche chi domina sugli altri.

Gli incubi della Stazione Cittadella

Il protagonista non ha un nome, come qualcuno potrebbe pensare. È solo un hacker, una macchiolina nella società che vive alla giornata e conta i soldi con la speranza di non vedersi la luce staccata da un giorno all’altro. Viene arrestato a causa del tentativo di intrufolarsi all’interno di alcuni dati sensibili che potrebbero mettere in cattiva luce la TriOptium Corporations. Il protagonista, ritrovandosi successivamente all’interno della Cittadella come prigioniero, viene contattato da Edward Diego, che gli offre la possibilità di far cadere le accuse nei suoi confronti solo se accetta di farsi impiantare nel suo cervello un’interfaccia neurale capace di inserirsi all’interno del programma S.H.O.D.A.N, un’intelligenza artificiale malata che ha assunto il pieno controllo della stazione orbitale, uccidendo ogni membro dell’equipaggio e controllando ogni suo piano, stanza e angolo nascosto con l’obiettivo di estendere ulteriormente il suo dominio.

È una missione rischiosa per un giovane hacker, che fino al giorno prima era concentrato a non farsi beccare per crimini minori ma che ora, a causa della sua negligenza, si ritrova all’interno di un complesso enorme e del tutto imprevedibile. In tanti conoscono già la storia di System Shock, per cui sarebbe oltremodo sciocco analizzare totalmente: posso però dirvi che, rispetto al passato, l’introduzione è la stessa, con un ovvio ammodernamento narrativo fondamentale per entrare nella stazione consapevoli di cosa sta accadendo e un preludio fatto di scene iniziali esaurienti e ben approfondite. L’anno, infatti, è quello del 2072: l’umanità ha raggiunto l’apice della sua conoscenza e ora sta cominciando a rapportarsi con le intelligenze artificiali e le nuove tecnologie, certa di poterle controllare senza alcun rischio. Com’è però già accaduto nella storia umana, l’evoluzione è imprevedibile e il suo controllo rappresenta un’incognita non da poco.

L’intelligenza artificiale S.H.O.D.A.N, infatti, ha preso il controllo ingannando gli abitanti della stazione, assecondandoli e poi tradendoli improvvisamente. È priva di sentimenti ma ricolma di brutalità e cattiveria, che utilizza per estendere il suo potere fra i corridoi e i luoghi angusti della Cittadella. Il contesto, al tempo apprezzato della critica e dal pubblico, rimane ancora oggi una delle parti migliori della produzione, e il remake non sembra affatto discostarsi da questo modello, proponendo nuovamente il medesimo canovaccio narrativo che l’ha resa celebre.

Forte di una storia incredibile, sospesa fra il cyberpunk e la fantascienza, System Shock mostra un preludio e un capitolo iniziale ben orchestrati e inseriti, proiettando il giocatore nella stanza del giovane hacker e, in seguito, all’interno dell’inferno circondato da pareti in acciaio, sistemi di massima sicurezza, ingranaggi e combinazioni. Ripescando i vecchi dialoghi, il team è riuscito a catturare l’essenza delle parole pronunciate dallo stesso Edward Diego nel capitolo originale, oltre ai fastidiosi interventi di S.H.O.D.A.N, che rappresenta la reale minaccia all’interno della stazione.

Replica i sentimenti umani peggiori, moltiplicando la sua influenza negativa sotto ogni aspetto, causando guasti improvvisi e nascondendosi in qualunque genere di sistema elettrico con lo scopo di mettere in difficoltà il malcapitato protagonista. S.H.O.D.A.N rappresenta l’antagonista perfetta, la reale esagerazione umana dell’eccesso e della ricerca a ogni costo della perfezione, irraggiungibile per la nostra specie, e che appartiene alle sole intelligenze artificiali, le uniche a tenere sotto controllo il potere dei codici, dei numeri e degli algoritmi. Nightdive Studios, in tal senso, ha riportato fedelmente questo aspetto fondamentale in System Shock Remake, perfezionando al meglio l’incipit iniziale, che al tempo poteva risultare parecchio frettoloso. Qui però viene mostrato tutto in modo elegante ed essenziale, proiettando il giocatore all’interno della stazione senza tante cerimonie.

Una struttura di gioco moderna e coinvolgente

Se in passato avete giocato a Bioshock e a Prey, allora in System Shock vi troverete immediatamente a vostro agio. Per chi ne sente parlare per la prima volta, sappiate che si tratta di un FPS fra i più classici del genere, con gli elementi caratteristici della serie Bioshock, nello specifico grazie al suo gameplay emergente non lineare che si scopre man mano avanzando al suo interno, scegliendo il tipo d’approccio nel corso dell’esperienza in base alle innumerevoli e complicate sfide che si possono incontrare lungo il cammino, fra cui nemici sempre pronti a colpire all’improvviso e in modo brutale e perfido.

Una volta all’interno della Cittadella, l’unica arma che avevo a disposizione era una mazza da usare contro i nemici. Non ho dovuto aspettare molto per usarla, in realtà, perché la produzione getta immediatamente il giocatore nel bel mezzo dell’azione. Fatta fuori la prima creatura, ho aperto una porta, dirigendomi un po’ ovunque finché, non accorgendomi di un nemico alle spalle, sono morto inaspettatamente. E ho ripetuto nuovamente lo stesso percorso. Una cosa curiosa, che ho trovato particolarmente ben inserita e che mi auguro venga approfondita meglio in corso d’opera, è il barbaro utilizzo del corpo del protagonista da parte dei cyborg.

Una cutscene, infatti, mostra come viene deturpato e mutilato in maniera truculenta, che mi ha trasmesso particolare disagio, facendomi sentire come un ospite indesiderato. Anche se i corridoi claustrofobici non spaventano, sanno comunque generare terrori a non finire, e l’ho notato in svariate occasioni, specie visitando le stanze nascoste sapientemente da muri e altrettanti cunicoli. Il level design, ben costruito e tenuto in piedi da una solida fedeltà con il materiale originale, è un elemento che mi ha piacevolmente colpito durante questo primo contatto con la riproposizione. In giochi del genere è la progressione a stupire oltre al tipo d’approccio utilizzato per venire a capo di soluzioni delicate e al limite: ho usato spesso la mazza per stordire il nemico, finendolo successivamente con una pistola elettrica, ottenuta da un cadavere precedentemente sconfitto.

Mentre avanzano nel primo livello di System Shock Remake, ho avuto modo di sperimentare le granate, utili per sbarazzarsi dei nemici in tempi rapidi. Pur non avendone avute a disposizione una quantità esorbitante, sono comunque riuscito a farmele bastare per ingannare i nemici e attirare la loro attenzione. Ho preferito mantenere un approccio cauto e misurato, muovendomi adagio e senza fretta, sperando di non trovarmi una delle creature alle spalle pronte a dilaniarmi.

Sono riuscito nel complesso tentativo di passare inosservato una volta riuscendo ad attivare persino l’ascensore, che mi ha condotto successivamente alla conclusione della demo. Lo scopo di Nightdive Studios è lodevole anche per un altro motivo: era complesso ammodernare qualcosa come System Shock rendendolo fluido, specie nell’utilizzo dei comandi di gioco, eppure il loro posizionamento risulta ben amalgamato e pensato, consistente e di valore. Produzioni del genere richiedono un’ottima gestione dell’inventario e un’interfaccia capace di non risultare fin troppo fastidiosa o ingombrante, e System Shock Remake sembra mantenere un livello più che dignitoso sotto entrambi i punti di vista. L’interfaccia è suddivisa da una tabella di selezione rapida per usare le cure e le granate con la semplice pressione di un tasto dalla tastiera, mentre l’inventario può essere organizzato e sistemato a proprio piacimento, ruotando e sistemando gli oggetti con intelligenza.

Sarà necessario, soprattutto in corso d’opera, capire come rinunciare a oggetti fondamentali per preferirne altri, da riutilizzare per evitare eventuali scontri complessi in maniera tale da affrontarli con intelligenza. Alla base, però, c’è la totale libertà d’approccio, che è alla base stessa della struttura di gioco. Le meccaniche, in tal senso, sono state semplificate e affinate per essere facilmente utilizzate, non apparendo affatto artificiose o scomode. Non è mai semplice sperimentare remake di questo calibro, soprattutto di un videogioco di ventotto anni fa che ora, a distanza di così tanto tempo, necessita di un ammodernamento totale. Il lavoro svolto al momento, però, è encomiabile e non vedo l’ora di godere dell’opera nella sua interezza.

Cosa aspettarsi da System Shock Remake?

Lo ammetto, non sapevo cosa mi sarei trovato davanti. O meglio, n’ero al corrente ma temevo che non avrei trovato cosa immaginavo. Invece, ne sono rimasto sorpreso: anche se sono stato in compagnia di System Shock per sole due ore, tornare sulla Cittadella è stato inaspettato e piacevole, un ritorno al passato che potrebbe fare del bene a chiunque non abbia mai giocato all’opera originale e che ora è interessato a viverlo appieno.

Come si propone, però, a chi lo ha già vissuto in passato? Potrebbe rappresentare un apprezzabile viaggio per rivivere le stesse emozioni e sensazioni del passato, condividendole con chi è più giovane. Considerando che la pubblicazione di System Shock Remake è ormai del tutto imminente, vale la pena sottolinearlo: il ritorno alla Cittadella sarà travolgente e avvolgente anche dal punto di vista grafico, oltre che ludico. Perdersi fra quei corridori sarà spaventoso e unico, e ne varrà assolutamente la pena. Non rimane che attendere.