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The Division 2, alla scoperta del multiplayer nella nostra anteprima

Siamo stati a Malmö, negli studi di Massive Entertainment, per toccare con mano una build solo multiplayer di The Division 2: ecco le nostre impressioni.

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Avatar di Yuri Polverino

a cura di Yuri Polverino

Pubblicato il 17/01/2019 alle 18:00

Il nuovo capitolo del franchise Ubisoft arriverà il prossimo 15 marzo. Stiamo ovviamente parlando di The Division 2 che sarà sviluppato ancora una volta dai ragazzi di Massive. Qualche settimana fa siamo dunque volati in Svezia per visitare gli uffici della software house: oltre ad un breve tour della location dove il gioco è stato di fatto creato (trovate le foto in questo post sulla nostra pagina Instagram), abbiamo potuto provare una build dedicata interamente alla componente multiplayer.

Come The Division insegna, l’architettura di gioco è divisa in due macro categorie: PvE e PvP. Se la prima la analizzeremo in un altro momento, l’hands-on dedicato al PvP ci ha invece permesso di trarre già più di qualche conclusione. Come normale che sia, The Division 2 raccoglierà tutti gli errori e le mancanze del suo predecessore per tentare di migliorarsi ed evolversi nell’esperienza definitiva. In questo senso, la Dark Zone (così si chiama l’area dedicata al multiplayer), propone qualche cambiamento e diverse migliorie. Oltre al perfezionamento dei server e dell’infrastruttura online (ricostruita per garantire ai giocatori stabilità e sicurezza), Massive ha deciso d’integrare anche delle modalità classiche come Dominio e Schermaglia. Prima di addentrarci nei dettagli, però, vogliamo anticiparvi che nel complesso le nostra prova del titolo ci ha convinti: in attesa di scoprire la componente cooperativa, ecco quindi le nostre impressioni su PvP e Dark Zone.

Nella Zona Nera

Accedendo nella Dark Zone, The Division 2 vi catapulterà in una zona di guerra dove oltre ai vari nemici gestiti dall’IA, dovrete stare attenti anche ai gruppi di giocatori che cercheranno di uccidervi per rubarvi il loot accumulato nella vostre scorribande. Cerchiamo di fare chiarezza: nella Dark Zone lo scopo principale sarà quello di raccogliere ricompense ed equipaggiamento esclusivo della zona. Per farlo dovrete uccidere i nemici controllati dall’IA, raccogliere gli oggetti ed estrarli, ovvero chiamare un elicottero che li porti via per decontaminarli e renderli utilizzabili.

Come la lore del gioco c’insegna, la Zona Nera è infatti quella parte di città che non è ancora stata completamente resa immune dal virus che ha devastato gran parte della città. La mappa è divisa in zone, ognuna delle quali offre sfide sempre più impegnative (il livello dei nemici aumenta) oltre che design differente. La parte ad est è caratterizzata da spazi aperti e grandi costruzioni, quella a sud da un level design più claustrofobico e sviluppato all’interno di abitazioni ed edifici, mentre ad ovest troveremo la tipica architettura da capitale Europea. Vi ricordiamo che The Division 2 sarà ambientato a Washington e che l’ambientazione è uno dei focus sul quale il team di sviluppo si è concentrato.

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Parlavamo di livello di sfida che aumenta in base al quartiere in cui ci troviamo, e di conseguenza anche le ricompense saranno più importanti. Una volta soddisfatti del loot, dovremo recarci in una zona d’estrazione per portarci effettivamente a casa il bottino. In questo frangente entrano in gioco gli altri Agenti controllati da giocatori reali. Il sistema è quello dei Rogue, letteralmente “ribelle”: premendo l'analogico destro si potrà sparare a giocatori di altri team, attivando quindi questa dinamica, che gode di regole tutte sue; vediamole insieme. Il grado Rogue è diviso in tre fasi, identificate da un colore ben preciso (grigio, rosso e giallo): ognuno di questi stabilirà quanto siamo stati attivi nel compiere azioni criminali, e determinerà anche le interazioni con il resto dei giocatori nel server. Raggiunto il livello massimo, la nostra posizione sulla mappa sarà sempre visibile e chi ci ucciderà riceverà una ricompensa piuttosto succulenta.

Leggi anche The Division 2, alla scoperta del mondo di gioco

Perché quindi decidere di diventare Rogue? Semplicemente perché qualora decidessimo di intraprendere questa carriera criminale, e riuscissimo a portarla a termine (tra poco vediamo come), anche noi riceveremo loot di grande valore. Per completare le attività Rogue sarà necessario raggiungere il livello massimo e portare a termine degli incarichi che ci costringeranno a spostarci all’interno della mappa, diventando quindi bersagli facili. Per farlo, avremo un tempo limite, oltre il quale il nostro grado Rogue scenderà di un gradino.

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Nel corso del nostro hands-on, siamo stati divisi in team da quattro giocatori per poi esser lasciati liberi di scorrazzare per la Dark Zone per esplorarne i contenuti: dopo una breve missione tutorial, abbiamo avuto libero accesso alle attività. L’impressione generale è che la formula funzioni, soprattutto quella più frenetica del Rogue. Se infatti le dinamiche “uccidi i nemici ed estrai il loot rimangono invariate rispetto a The Division 1”, tutto l’ecosistema che regola le missioni ribelli risulta molto divertente e stimolante. Incoraggiati dal team di sviluppo abbiamo per l’appunto intrapreso quasi subito la carriera del Rogue, e assieme ai nostri compagni di team abbiamo dato vita a situazioni decisamente appassionanti. La Dark Zone ha inoltre un suo sistema di crescita che, mano a mano che avanzerete di livello, vi darà accesso ad acquisti esclusivi disponibili presso i vari venditori. Per progredire velocemente e puntare a ricompense di un certo tipo, vi consigliamo quindi di fare squadra con dei vostri amici e puntare tutto su cooperazione di squadra e tattiche consolidate.

Costruite un equipaggiamento che si integri alla perfezione con quello dei vostri compagni, e provate approcci diversi in caso di difficoltà. L’anima RPG di The Division sarà importante in ogni attività che deciderete di svolgere, proprio come il capitolo d’esordio, anche questa seconda iterazione ibrida elementi da third person shooter a gioco di ruolo, senza dimenticare la parte online. Sulla falsa riga di Destiny e di Anthem, anche The Division 2 propone un mondo di gioco condiviso all’interno del quale bisognerà farsi strada svolgendo attività sempre più difficili e costruire così il personaggio più forte possibile. Ci sarà anche un sistema interno di gestione e creazione dei Clan, del quale però non possiamo dirvi nulla in quanto non l’abbiamo potuto provare.

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Terminata l’esplorazione della Dark Zone, abbiamo provato le due modalità più classiche, ovvero Schermaglia e Dominio. Se nella prima lo scopo sarà quello di uccidere i giocatori dell’altra squadra, in Dominio invece si vincerà conquistando per più tempo delle determinate zone sulla mappa. In questo caso non ci sono grandi considerazioni da fare, in questo i game mode in questione sono mutuati da franchise storici o comunque ampiamente proposte in titoli dall’anima shooter. Interessante invece come il gameplay di The Division (in pratica lo stesso del primo capitolo) si sposa abbastanza bene al puro multiplayer competitivo. Le coperture, lo shooting ragionato e le varie specialità degli Agenti creano un quadro che intrattiene, diverte e stimola anche la competizione. Vedremo se queste modalità rappresenteranno una valida alternativa alle attività più canoniche, oppure si dimostreranno solamente un piacevole passatempo.

Leggi anche The Division 2, provato alla Milan Games Week 2018

La prima prova del comparto multiplayer di The Division 2 ci ha senza dubbio soddisfatto: Massive ha saputo imparare del passato e riformulare una proposta di gameplay familiare ma perfezionata. Il sistema Rogue così come è stato ricreato è funzionale, divertente e soprattutto stimola la cooperazione. L’anima ludica di The Division rimane quindi “invariata”, nel senso che non viene stravolta ma al contrario arricchita di piccoli accorgimenti che potrebbero consegnare ai giocatori un prodotto al day one rifinito e che non necessiterà di grandi aggiustamenti in corso d’opera. Attenzione, Massive ha dichiarato che il supporto post-lancio sarà costante e ambizioso, ma un conto è parlare di supporto, un’altra cosa è invece parlare di revisioni di un certo tipo nel corso del ciclo vitale del titolo – così come fu per il primo The Division. Dopo questa prova ci sentiamo di rassicurare l’utenza che attende il titolo: The Division 2 ci ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per ambiare ad un 2019 da protagonista.

Non vedete l'ora di tornare nella divisione ed esplorare Washington? Allora non perdete tempo a prenotare The Division 2!
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