Troppa linearità e poca libertà

BioShock Infinite è l'ultima fatica del team di Irrational Games, sapientemente guidato dalla mano di Ken Levine. Il ritorno al timone del padre della serie ha permesso di dare vita a un gioco molto emozionante, ma non privo di difetti.

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a cura di Tom's Hardware

Troppa linearità e poca libertà

Il giocatore è infatti spinto perennemente in avanti dagli eventi, ci sono pochissime possibilità di tornare indietro e quasi nessun motivo per farlo. Gli splendidi luoghi visitati finiscono così per diventare "soltanto" il palcoscenico dove avvengono le numerose sparatorie e le sequenze filmate.

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Per assurdo, ci sono stati momenti in cui abbiamo sperato che questo gioco non fosse un "semplice" sparatutto e che ci permettesse di mettere via l'arma e di approcciarci in modi diversi, magari con un passo più ragionato e più libertà d'azione, ma non è questa la storia che ha deciso di raccontare Ken Levine.

Un altro difetto del gioco è legato a doppio filo alla scelta degli sviluppatori di dare un taglio molto cinematografico al gioco. Il risultato è un titolo coinvolgente e appassionante come pochi, ma il rovescio della medaglia è che ci si ritrova con un gioco molto lineare, a tratti perfino troppo. Tuttavia non ci sentiamo di penalizzare eccessivamente BioShock Infinite per questo.

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Le ore che abbiamo trascorso a Columbia (circa una dozzina per finire il gioco al livello normale di difficoltà) sono fra le più belle fra tutte quelle passate recentemente in compagnia dei nostri videogiochi preferiti. L'esperienza è di quelle che restano dentro, anche quando si spegne il computer o la console.