9 mesi di carcere per una pagina Facebook: abbiate paura

Il Tribunale di Roma ha condannato un 34enne romano per la pagina Facebook "Cartellopoli". L'obiettivo era contrastare la diffusione dei cartelloni pubblicitari, ma i commenti dei suoi amici si sono spinti verso l'istigazione a delinquere e l'apologia di reato. Il Giudice ha riconosciuto il giovane come unico responsabile.

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a cura di Dario D'Elia

L'ideatore della pagina Facebook "Cartellopoli" è stato condannato a 9 mesi di carcere per i post pubblicati dai suoi amici e affiliati. Ancora una volta non si è trattata di responsabilità diretta ma dell'azione di altre persone, come è già avvenuto negli scorsi giorni per i casi di Writersdream.org e ADUC. Come racconta Alessandro Longo su La Repubblica, il Tribunale di Roma ha riconosciuto il 34enne Massimiliano T. responsabile di "istigazione a delinquere e apologia di reato".

"Qualunque utente Facebook è ora a rischio di condanna, insomma: basta che tra i commenti ne appaia qualcuno che inviti a compiere reati di qualsiasi tipo... o anche solo un'invettiva contro i politici ladri", ha commentato a caldo Fulvio Sarzana, l'avvocato difensore. "È una sentenza frutto del clima politico italiano, sempre più autoritario nei confronti del web".

Un cartellone a Roma

Cartellopoli si definisce come un "comitato online contro lo stupro, la svendita e la consegna della città di Roma alla lobby cartellonara". Ovviamente ha attirato commenti di ogni tipo e in alcuni casi ha anche acceso i riflettori su eventuali iniziative per fronteggiare il fenomeno dell'abusivismo.

Il giudice ha usato il pugno duro, e ritenuto unico responsabile di tutti commenti il gestore della pagina Facebook "essendo stato comunque il primo a curarne l'inserimento e la conseguente divulgazione al pubblico". Secondario il fatto che non abbia controllato i testi. "[...] la qualità dei contenuti di analogo tenore pubblicati sul blog nel corso del tempo è tale da rendere inverosimile che l'imputato potesse averne ignorato o male interpretato il contenuto", si legge nella sentenza.

Il problema di fondo è che l'azienda che ha denunciato il giovane ha dimostrato il compimento di azioni vandaliche a danno di un centinaio di impianti in varie zone di Roma. Si parla di "imbrattamento dei cartelloni con vernice spray e, successivamente, nel danneggiamento delle cornici e nello smontaggio ed asporto delle plance pubblicitarie".

Per l'avvocato Sarzana ormai è l'intera Rete a rischio. "Tutti i gestori di siti pieni di commenti offensivi, per esempio anche Beppe Grillo, rischiano la stessa condanna. Sul suo blog non si contano più quelli che minacciano politici e giornalisti".