Android Wear, Auto e TV: l'interfaccia non è open

Google ha annunciato che i produttori di dispositivi non potranno agire sull'interfaccia di Android Wear, Auto e TV e sull'esperienza di base. Una scelta molto diversa rispetto a quanto concesso su smartphone e tablet.

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a cura di Manolo De Agostini

Android è un sistema aperto, tanto che i produttori di smartphone e tablet cercano di differenziarsi tra loro con interfacce personalizzate, funzioni specifiche e applicazioni preinstallate. Con Android Wear, Auto e TV il controllo sull'interfaccia utente e l'esperienza però sarà solo di Google e non dei produttori.

A dichiararlo è stato David Burke, Engineering Director di Google, ad Ars Technica. "L'interfaccia utente è la parte principale del prodotto in questo caso", ha affermato Burke in particolare per la Android TV. "Vogliamo solo avere un'esperienza utente molto coerente, in modo che se avete una TV in una stanza e un'altra TV in un'altra, ed entrambe sono Android TV, funzionino e appaiano nello stesso modo. Il produttore del dispositivo può marchiarlo, e potrebbe volere includere servizi, ma per il resto l'esperienza dovrebbe essere identica".

L'uomo della casa di Mountain View ha anche affermato che Google dovrebbe essere in grado di gestire direttamente gli aggiornamenti software dei vari prodotti. Con Android TV l'obiettivo è rendere questi update automatici e continui, "più simili a Chrome su desktop" e l'intenzione è di fare la stessa cosa con Android Wear e Auto.

La notizia, in sé, è sia positiva che negativa. Abbiamo spesso criticato il ritardo degli aggiornamenti di Android per via delle tante differenti interfacce. E di conseguenza la cosiddetta "frammentazione". Inoltre, disapproviamo i produttori che riempiono di crapware i nostri terminali. Si tratta insomma di una buona notizia per tutti i cultori dell'esperienza Android "così come l'ha pensata Google", e che ben conosciamo con i dispositivi Nexus.

Al tempo stesso però c'è il rischio di avere una serie di prodotti largamente identica. Differenti magari per forme, hardware, prezzi e materiali, ma sostanzialmente simili. Una sorta di appiattimento dell'offerta che potrebbe impattare negativamente sul mercato. Una scelta che ha sia dei pro che dei contro, e che ricorda in un certo senso ciò che è avvenuto in questi anni con l'ecosistema Windows Phone, con l'eccezione di Nokia, che comunque non ha potuto agire in modo radicale sul sistema operativo.

E se i produttori di dispositivi vorranno intervenire sull'esperienza utente in maniera radicale, non avranno che da seguire l'esempio di Amazon, che usa il codice Android ma interviene in modo netto sull'interfaccia utente e altre funzioni, oppure puntare su ecosistemi diversi. E forse non è un caso che Samsung stia tenendo il piede in due scarpe con Tizen, a bordo degli smartwatch Gear, pur sostenendo il nascente Android Wear.