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Antitrust: incrocio stampa-TV, Berlusconi inadatto

L'Antitrust interviene sul divieto d'incrocio tra stampa e TV, affermando che sarebbe inopportuno che a decidere sulla questione Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset.

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Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Pubblicato il 02/03/2011 alle 08:49 - Aggiornato il 15/03/2015 alle 01:28

L'autorità Antitrust ha dichiarato che sarebbe "inopportuno" affidare al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi la decisione di prorogare o meno "il divieto d'incroci proprietari tra giornali e TV successivamente al 31 marzo 2011, come prevede il decreto Milleproroghe". Questo divieto impedisce a chi esercita un'attività televisiva con più di una rete di acquisire un quotidiano.

Il tema ha preso piede nelle scorse settimane (Nel 2012 Mediaset potrebbe comprare il Corriere), fino a quando nel maxiemendamento il divieto di concentrazione è stato prorogato fino a marzo 2011, lasciando al Presidente del Consiglio la possibilità di estendere il periodo del divieto tramite la formula del decreto (Concentrazione TV-stampa, decide Berlusconi).

L'Antitrust, alla luce della disciplina sul conflitto d'interessi, ha inviato una nota al premier Silvio Berlusconi e ai Presidenti di Camera e Senato Gianfranco Fini e Renato Schifani, auspicando che la disciplina del divieto d'incroci sia sottratta alle competenze dell'attuale Presidente del Consiglio.

"Senza una modifica in questa direzione della norma, l'adozione o la mancata adozione dell'atto di proroga, anche senza integrare automaticamente una fattispecie di conflitto d'interessi, dovranno essere valutati dall'Antitrust, per verificare l'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del Presidente del Consiglio e il danno per l'interesse pubblico".

"L'Autorità già il 20 gennaio scorso aveva ricordato al Governo che l'estensione della validità temporale del divieto, direttamente disposta dal decreto legge, era stata esplicitamente auspicata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per tutelare il pluralismo dell'informazione: per tale ragione, non poteva essere configurata come un vantaggio patrimoniale del Presidente del Consiglio. Tuttavia la disciplina di un settore sensibile come quello editoriale, richiedeva un atteggiamento di precauzione che evitasse l'attribuzione di ogni potere discrezionale in capo al premier".

Il premier Silvio Berlusconi

Al centro di tutto c'è quindi la figura di Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio ma anche proprietario di Mediaset, emittente televisiva con più di una rete. L'Antitrust teme che gli affari del Presidente e della sua famiglia possano influenzare la sua decisione e portare squilibrio nel mercato.

La notizia ha subito generato reazioni nell'opposizione. In una dichiarazione ripresa dall'agenzia di stampa ASCA, il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda ha espresso soddisfazione per l'intervento dell'autorità garante. "Possiamo dire: finalmente! È la prima volta che l'Antitrust interviene per far sapere a Silvio Berlusconi che non può usare la sua maggioranza in Parlamento per far approvare leggi che gli attribuiscono poteri consistenti su affari di grande rilievo per il suo patrimonio personale".

"Ma la nota dell'Authority è anche la chiarissima dimostrazione dell'assoluta inutilità della legge Frattini che costringe l'Antitrust a parlare soltanto dell'innocua inopportunità che il presidente del Consiglio eserciti poteri sulla proroga o meno del divieto di incroci proprietari tra giornali e televisioni. Non è una questione da poco. In fondo stiamo parlando della possibilità legale che Mediaset compri testate come il Corriere della Sera. Su questa materia, in una democrazia matura, l'Antitrust deve poter decidere e non limitarsi a segnalare o ad auspicare''.

Dello stesso avviso Paolo Gentiloni del PD: "'La segnalazione dell'Antitrust è ineccepibile: qualsiasi cosa faccia Berlusconi in questa materia configurerebbe conflitto di interessi perfino secondo l'inutile legge Frattini. È una nuova conferma del pasticcio combinato dal governo con l'unico scopo di evitare la proroga richiesta dalle opposizioni e da una formale segnalazione di Agcom. Il monito dell'Antitrust naturalmente non può essere un pretesto per lasciare le cose come stanno e far scadere a fine mese il divieto di acquisto dei giornali per gli editori Tv in posizione dominante".

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Quirinale ha combinato un pasticcio, secondo Il Giornale

Dalla maggioranza non sono ancora pervenuti commenti ma Il Giornale, testata giornalistica vicina alla destra, ha commentato l'intervento dell'autorità in modo totalmente opposto all'opposizione. "C'è più di una ragione in ciò che ieri ha detto l'Antitrust. Ma il bersaglio è sbagliato. Berlusconi è in conflitto d'interessi, ma è stato, anche se involontariamente, il Quirinale a stringerlo in un angolo bocciando la prima versione del Milleproroghe".

"Il governo su invito bipartisan dell'Agcom (se così si può definire il parterre di un'Authority indipendente, ma decisa dalla politica) aveva nel decreto Milleproroghe ribadito il no assoluto alla commistione giornali-tv. C'è che il Quirinale per sue ragioni formali ha cassato questa prima versione del decreto Milleproroghe e in buona sostanza ha eliminato il divieto agli incroci. Nella seconda versione, quella oggi contestata dall'Antitrust, il governo ha dovuto eliminare ogni riferimento al Sistema integrato delle Comunicazioni (non gradito al Quirinale) e ha ribadito solo fino al 31 marzo di quest'anno il medesimo divieto della Gasparri, se non che rivolto solo a quei soggetti che hanno più di una televisione in ambito nazionale".

"Il pasticcio è diventato colossale. Berlusconi viene oggi tacciato di essere in conflitto di interessi, ma il paradosso è che ciò avviene per la bocciatura che ha subito la sua prima legge da parte del Quirinale".

"Quella del Milleproroghe è con tutta evidenza una norma ad personam: volta a penalizzare Mediaset. O, se si preferisce, a farle combattere una battaglia con Sky ad armi impari. Tutto il resto è propaganda".

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