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a cura di Dario D'Elia

Per le frequenze 5G lo Stato si aspetta di incassare almeno 2,5 miliardi di euro, anche se la precedente asta 4G nel 2011 racimolò circa 4 miliardi. Comprensibile quindi la solerte attenzione degli addetti ai lavori per la consultazione pubblica avviata dall'AGCOM ieri sui regolamenti che stabiliranno l'assegnazione. I punti fermi riguardano la prima tempistica: 30 giorni di confronto e poi immediatamente dopo avverrà la pubblicazione del bando.

5G

Sul piatto una selezione di frequenze a 700 MHz (694-790 MHz) che oggi afferiscono al mondo della televisione (DTT) e che domani consentiranno la copertura di grandi distanze e quindi l'impiego di un minor numero di stazioni radio base (BTS). Fermo restando il fatto che dovrebbero valere circa il 10% in più rispetto a quelle 800 MHz acquisite per 3,3 miliardi di euro dai broadcaster. Si parla di una durata dei diritti pari a 15 anni, con base d'asta per 2,1 miliardi di euro e obblighi di copertura dell'80% della popolazione entro 36 mesi dando priorità ai centri urbani.  

La completa disponibilità delle frequenze 700 MHz è probabilmente la più problematica poiché si parla di luglio 2022. Ma alcuni operatori hanno già confermato l'intenzione di anticipare i tempi della 5G al 2018/2019 impiegando le altre frequenze.

Un nuovo entrante, quindi escludendo TIM, Wind Tre e Vodafone, potrebbe godere di 5 o 10 MHz anche in abbinamento al lotto a 26 GHz. Senza contare tempi di implementazione da rispettare di 12 mesi più lunghi.

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Poi si parla di porzioni di spettro delle frequenze 3600-3800 MHz, i cui diritti varranno per 19 anni. In questo caso la base d'asta è di 300 milioni di euro. Attualmente sono quelle impiegate nei siti di test di Milano, L'Aquila, Prato, Bari e Matera. Saranno completamente disponibili entro la fine dell'anno.

Infine 26.5 GHz e 27.5 GHz per la copertura territoriale a corto raggio e indoor ad altissime prestazioni. Appunto, il "core" della 5G che dovrà essere condiviso fra operatori diversi "laddove - in alcune aree geografiche - la banda non sia utilizzata al fine di aumentare localmente la capacità disponibile".  

"Nell'ambito della presente indagine, come indicato nel relativo documento di lavoro, l'Autorità si è riservata di identificare, all'esito della stessa, specifici temi che eventualmente richiedono supplementi di indagine e di avviare ulteriori specifiche attività su temi connessi allo sviluppo del 5G", conclude il documento AGCOM.

"Alla luce di quanto precedentemente esposto, si ritiene che il tema della proroga dei diritti d'uso in banda 3.4-3.6 GHz, che è in corso di trattazione con procedimento separato, e l'attuazione delle misure previste in tema di uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G incluse nella legge 27 dicembre 2017, n. 205, che prevede la definizione da parte dell'Autorità delle procedure di assegnazione delle bande 700 MHz, 3.6-3.8 GHz e 26 GHz entro il mese di aprile 2018, possano già ritenersi quali primi naturali spin-off dell'indagine, beneficiando pertanto del lavoro finora svolto e della mole di informazioni acquisite".