Boom delle scommesse online, e l'Erario gongola

I Monopoli di Stato non vogliono aprire la porta ai bookmaker stranieri

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a cura di Dario D'Elia

Il vizio delle scommesse online sta contagiando gli italiani, ma i Monopoli di Stato non vogliono dividere la torta con le società straniere. Il business dei cosiddetti skill games, come ad esempio  il poker, nel 2009 potrebbe sfiorare i due miliardi di euro. Una cifra smisurata se si considerano i risultati 2008 delle scommesse sportive (1,069 miliardi), il gratta e vinci (69,1 milioni) e i concorsi a pronostico (3,3 milioni).

L'Aams, i nuovi Monopoli di Stato, dal 2006 stanno bloccando l'accesso ad almeno 1600 siti di bookmaker stranieri. La giustificazione ufficiale è che non dispongono della licenza e concessione prevista dalla legge italiana del 1999.

Secondo Goldbet – uno dei siti oscurati, e di assoluto riferimento in ambito europeo – il comportamento italiano sarebbe in chiara violazione delle norme europee sulla libertà di impresa. "La Corte europea di Giustizia si è già espressa diverse volte contro la legge italiana in materia di scommesse bocciando il regime concessorio", ha spiegato Valentino Paternostro, avvocato della società austriaca specializzata in scommesse.

Di fatto i bookmaker stranieri non vogliono accettare il regime fiscale imposto dalle specifiche concessioni: 5% di ogni giocata, anche se il banco perde, e ulteriore tassazione degli utili.