Corpo macchina

Recensione - Test della EOS 100D, la reflex digitale più piccola e leggera mai prodotta da Canon. È anche economica, ma quanto a qualità - d'immagine e costruttiva - non teme il confronto con i modelli superiori.

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a cura di Tom's Hardware

Corpo macchina

La EOS 100D rappresenta qualcosa di nuovo per Canon, non assimilabile ad altri prodotti, ma naturalmente è stato fatto tesoro dell'esperienza maturata con altri corpi EOS e le similitudini con i corpi macchina a 3 cifre sono evidenti.

La EOS 100D è il 25% più piccola e circa 180 grammi più leggera della 700D, ma mantiene un'impugnatura pronunciata rivestita di un piacevole ed efficace materiale antiscivolo che assicura ottimo grip. Perfetta la posizione del pulsante di scatto. Le ridotte dimensioni hanno comunque un impatto sul modo d'uso, dato che impugnandola "a piene mani" il palmo coprirebbe il PAD posteriore. La 100D va allora impugnata "in punta di dita", appoggiando sul dorso solo il pollice. Chi ha mani molto grandi potrebbe soffrirne, mentre tutte le donne interpellate si sono dette più che soddisfatte dell'ergonomia della 100D.

La parte superiore riprende molto dalla 700D, con un pulsante dedicato all'impostazione della sensibilità ISO a fianco della ghiera di comando. La ghiera di selezione del programma di scatto, immediatamente dietro, offre la scelta tra i programmi PASM, i consueti programmi Canon (Sport-Macro-Paesaggio-Ritratto) e la modalità Creative Auto oltre a una modalità Scena che include 6 opzioni, tra le quali le modalità multiscatto / HDR per scene notturne e controluce. A fianco della ghiera dei programmi, il selettore di accensione introdotto con la 650D che funge anche da selettore per la modalità video.

Nella parte alta del dorso, a destra dell'appoggio per il pollice, troviamo in verticale i pulsanti di selezione del punto AF e blocco esposimetrico, con quest'ultimo che risulta un po' sacrificato vista la bassa posizione che obbliga a muovere la mano principale. Facilmente raggiungibile invece - quasi privilegiato - il pulsante LiveView/Rec.

Nella parte inferiore trovano posto un piccolo PAD a 4 vie con pulsante centrale contornato dai pulsanti di riproduzione/cancellazione e dal pulsante di compensazione esposimetrica, da utilizzare in combinazione alla ghiera principale mancando la ghiera di comando secondaria. Il pulsante "Q" per l'impostazione veloce dei principali parametri di scatto coincide qui con il pulsante centrale del PAD. Nonostante le ridotte dimensioni, l'accesso ai comandi è agevole. L'unico appunto che si può muovere riguarda, ancora, il palmo della mano: durante la prova ci è capitato spesso di premere inavvertitamente il PAD.

Il display non è stato sacrificato più di tanto: troviamo qui lo stesso 3 pollici ad alta risoluzione (1.040.000 punti) con funzione touch che equipaggia anche la 700D, solo in questo caso non orientabile. Proprio la scelta di non sacrificare il display ha probabilmente portato a sacrificare forse troppo lo spazio "di comando" a destra, ma siamo certi che per il pubblico di riferimento sia la scelta più sensata. Sensibile e preciso, lo schermo touch consente di selezionare velocemente una voce di menu senza scorrere l'elenco o, in fase di scatto LiveView / video, di focheggiare in un punto preciso o far scattare l'otturatore. In sede di revisione, supporta i comuni gesti per scorrimento e zoom delle immagini.

Completa la dotazione il flash integrato, che è però meno potente rispetto a 650/700D - abbiamo qui un NG 9.4 anziché 13 a 100 ISO. Questo significa ad esempio che, scattando alla massima apertura di f/5.6 che l'ottica in kit consente quando impostata a 55mm, la portata del flash risulta inferiore al metro.

Il supporto di memoria è il classico SD, con lo slot inserito nel vano batteria (accesso da lato inferiore). Sul lato opposto, infine, protetti da due sportellini in gomma, i jack per microfono e comando remoto via cavo, e le uscite AV/digitali: un connettore che si dirama in una USB e nelle uscite AV, e un mini HDMI.