Codice QR sui preti per sapere se sono molestatori

I sacerdoti cattolici in Francia dovranno portare un codice QR che indica le accuse di cattiva condotta sessuale. L'iniziativa mira alla trasparenza, ma deve affrontare le critiche delle associazioni di vittime di abusi.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Siamo abituati ai codici QR, elemento ormai onnipresente nelle nostre vite, che ci permette di visualizzare un menù, di visualizzare una pagina web partendo da un’etichetta stampata e molto altro. 

La novità è che in Francia i sacerdoti cattolici dovranno portare un codice QR; se scansionati, diranno alle persone se quel prete è stato accusato per molestie e crimini sessuali. I cittadini vedranno una luce verde, arancione o rossa a seconda dello status del sacerdote. Questa nuova “carta d’identità” digitale dovrebbe diventare realtà entro la fine dell’anno. 

Non si tratta di indossare il codice in vista sugli abiti, o almeno non sembrerebbe; il sacerdote deve avere il proprio codice disponibile, e mostrarlo se qualcuno lo richiede. 

Sembrerebbe la mossa di uno Stato dal laicismo troppo radicale, ma in verità è un’iniziativa della Chiesa francese. Il documento, rilasciato dall'autorità ecclesiastica, servirà a certificare che il titolare è in grado di celebrare la Messa e ha la facoltà di confessare. La luce verde non dice esplicitamente che è stato colpevole di crimini sessuali, ma da quanto riporta France24 si capisce che è l’unica ragione possibile. 

I cittadini potranno scansionare il codice QR con il proprio smartphone, e ottenere immediatamente informazioni sulla persona che hanno di fronte. Un’azione forse un po’ radicale, ma potrebbe aiutare a compensare una certa sfiducia che si crea quando arriva un nuovo sacerdote; è capitato che persone accusate o condannate forse semplicemente trasferite altrove, dove nessuno li conosceva, e a volte ci sono stati casi di recidività. Un problema che non deve più ripetersi. 

La carta d'identità per i sacerdoti già esiste, si chiama Celebret, e finora è stato usato anche tra i sacerdoti, per identificarsi e condividere alcune informazioni. È la sua versione moderna e digitale a rappresentare la novità più rilevante. Il dato digitale è di più facile accesso per le persone, ed è anche meno facile da falsificare. 

L’apparente impegno della Chiesa, tuttavia, non ha convinto le associazioni delle vittime di abusi sessuali. “Si colloca nella top three delle idee più stupide della Chiesa cattolica", ha affermato l’ex presidente de La parole libérée, a cui hanno fatto eco anche altri.