Compressione JPEG con i metamateriali che piegano la luce

Ricercatori della Duke University hanno realizzato un sensore "fotografico" che opera nel campo delle microonde capace di comprimere le immagini già in fase di acquisizione. Merito dei metamateriali, bizzarri materiali capaci di piegare le onde elettromagnetiche.

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a cura di Alberto De Bernardi

Utilizzando una nuova classe di materiali artificiali noti come metamateriali, alcuni ricercatori della Duke University hanno prodotto un sensore capace di comprimere le immagini in modo più efficiente di quanto non facciano gli attuali algoritmi JPEG. Non si tratta di un sensore per fotocamere, ma di uno speciale sensore che opera nel campo delle microonde, per l'imaging industriale e militare/sicurezza associato a queste lunghezze d'onda.

Un utilizzo dei metamateriali che ha fatto scalpore qualche tempo fa. Qui le proprietà di "piegare" la luce sono state utilizzate per realizzare una sorta di mantello dell'invisibilità. 

Al centro della scoperta la bizzarra proprietà di questi materiali di piegare le onde elettromagnetiche in modo inconsueto - si tratti di luce, raggi-X o onde radio. I metamateriali sono molto giovani - meno di 10 anni di vita - ma gli esperti sostengono che entro un paio di anni potranno raggiunge costi produttivi da diffusione di massa.

Potremo così trovare uno di questi sensori all'interno della nostra automobile, in sostituzione dei radar di prossimità attualmente impiegati, oppure all'aeroporto, in sostituzione tanto degli scanner a raggi-X quanto degli attuali scanner a microonde che, sebbene raccolgano i favori del pubblico, sono poco pratici a causa delle dimensioni e delle parti in movimento. Oltre alla compressione di circa 40:1, altri vantaggi del nuovo sensore sono infatti la compattezza del sistema e la velocità ottenibile.

Il nuovo sensore è capace di registrare immagini statiche e sequenza a 10 fps, e il fatto che la compressione avvenga nella primissima fase di acquisizione, direttamente nell'hardware anziché in una successiva fase di post-produzione, elimina la necessità di altro hardware dedicato e riduce i costi legati a memoria e trasmissione delle informazioni.