"La condivisione delle password è sicuramente qualcosa di cui teniamo conto", ha dichiarato Michael Paull, presidente di Disney Streaming Services, durante l'anteprima ai media di Disney Plus la scorsa settimana. Rimane però la speranza che l'offerta possa convincere il più alto numero possibile di utenti ad abbonarsi. "Crediamo che i consumatori vedranno quel valore e agiranno di conseguenza", ha affermato. "Utilizzeranno questi account per la loro famiglia. Detto questo, riconosciamo che la condivisione delle password esiste e continuerà ad esistere".
Insomma, profilo basso anche se Disney già dispone degli strumenti per eventualmente intervenire se la situazione dovesse sfuggire di mano. "Abbiamo creato una tecnologia nel backend che utilizzeremo per comprendere il comportamento", ha affermato Paull. "E quando vedremo comportamenti che non hanno senso, abbiamo meccanismi in grado di affrontarli".
In effetti lato Disney, durante la fase di streaming, è possibile non solo identificare i dispositivi ma anche localizzarli – pur mantenendo il rispetto della privacy. Non è da escludere quindi in una prima fase molta tolleranza e interventi solo in casi estremi, e per il futuro scelte più restrittive solo se le proiezioni degli effetti saranno tollerabili. Netflix in tal senso da anni parla dell'argomento ma per ora si è limitata a sperimentare. Inoltre, proprio recentemente, l’ACE (Alliance for Creativity and Entertainment) che rappresenta gli interessi di 30 colossi dell’intrattenimento, fra cui i due colossi, ha annunciato un gruppo di lavoro per ridurre l’accesso non autorizzato ai contenuti, esplicitando come tema prioritario la "condivisione impropria della password".