Condivisione degli abbonamenti streaming: l'industria pensa a limitazioni

ACE, che rappresenta gli interessi di 30 colossi dell'intrattenimento, ha un gruppo di lavoro per ridurre l'accesso non autorizzato ai contenuti.

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a cura di Dario D'Elia

Il successo di Netflix si deve senza dubbio alla sua offerta di contenuti in streaming ma anche il costo risibile dell'abbonamento quando si condivide fra amici e conoscenti. La policy contrattuale – come per altri servizi - prevederebbe che i profili degli utenti di un account appartenessero a uno stesso nucleo famigliare, ma molti non la rispettano. L'ultima indagine commissionata da HarriX e aggiornata a luglio 2019 ha rivelato che negli Stati Uniti il   il 14% degli utenti Netflix condivide i profili al di fuori della sfera famigliare, contro l'11% di quelli Hulu e il 6% di quelli Amazon.

Considerata la rinnovata competizione nel settore streaming e che la battaglia sui prezzi è un'arma pericolosa, Hollywood Reporter spiega che l'industria sta iniziando a muoversi per individuare delle contromisure tecnologiche. Lo sta facendo un po' sottotraccia e senza dichiarazioni ufficiali sui media, ma è pur vero che l'ACE (Alliance for Creativity and Entertainment) che rappresenta gli interessi di 30 colossi dell'intrattenimento, fra cui Disney, Netflix, Warner Bros, CBS, Amazon, Comcast, etc., ha annunciato un gruppo di lavoro per ridurre l'accesso non autorizzato ai contenuti, esplicitando come tema prioritario la "condivisione impropria della password".

Ora, è evidente che realtà come Netflix, che ancora oggi si guardano bene dal criticare la pratica dello sharing delle password, sanno bene che è un tema delicato e scivoloso. Per ora ACE si è "limitata" ad agire legalmente contro servizi come TickBox e Dragon Media, che vendevano dispositivi precaricati con software open source personalizzato capace di abilitare la visione di contenuti piratati. Però la prossima frontiera è proprio quella delle limitazioni allo sharing e infatti sono allo studio "buone pratiche" (tecnologiche) che possano limitare il numero di dispositivi connessi simultaneamente a uno stesso account. Anche perché se la portata del fenomeno è ancora in area grigia, c'è sempre il rischio che la pirateria possa approfittare del beneficio.

Oggi lo spirito non è quello di voler criminalizzare la condivisione, ma qualcosa si sta muovendo e non è detto che il futuro non riservi sorprese. Sgradite.