Fastweb sfida AGCOM: ridurre le tariffe unbundling!

Il general manager di Fastweb, Alberto Calcagno, è chiaro: i costi di unbundling e bitstream sfavoriscono lo sviluppo della NGN e del broadband residenziale. Conviene molto di più investire sul mobile per colpa dell'asimmetria normativa.

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a cura di Dario D'Elia

L'Italia non punta su NGN e sviluppo broadband perché il mobile è più remunerativo. Il general manager di Fastweb, Alberto Calcagno, è stato molto chiaro durante il suo intervento al convegno "Agenda digitale: Action" organizzato a Capri da Between. 

"Abbattere i prezzi della terminazione mobile e quelli per unbundling e bitstream: solo così si potrà riequilibrare il mercato e favorire gli investimenti nel fisso. Il futuro non può essere solo l'LTE", ha dichiarato il dirigente. "L'Italia non ha puntato e non punta sulle NGN. E il problema non è la mancanza di risorse da parte degli operatori. È il contesto che è sfavorevole". 

Un patto con l'Italia

Qualcuno lo chiama effettivamente contesto, altri monopolio di mercato. In ogni caso il problema è che negli ultimi tre anni il mobile ha investito 35 miliardi di euro (incluse licenze 3G) e il residenziale 36, ma il ritorno economico è stato completamente diverto. "La verità è che in Europa c'è grande asimmetria nelle tariffe di terminazione: quelle mobili sono 10 volte superiori. Quindi perché bisognerebbe investire sul fisso?", ha ricordato Calcagno.

"Sono anni che si parla di fibra. Ma in Italia siamo di fatto fermi ai 2,5 milioni di case cablate da Fastweb. Il problema non solo le risorse ma le asimmetrie regolamentari. A partire dal 2008 si è invertito il trend: i costi di unbundling e bitstream hanno cominciato ad aumentare". 

Effettivamente per gli OLO, ovvero i provider alternativi, i costi programmati il 2008 e 2012 saranno di 350 milioni, mentre entro 2015 saliranno a 700 milioni. Il mercato è praticamente congelato: Telecom non ha "alcuna pressione competitiva".

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Il caso LTE è interessante perché per coprire il 100% della popolazione il flusso di cassa degli operatori sarà di poco meno del 20%; per la NGN invece si parla di un 60% di flussi di cassa per coprire il 50% della popolazione. "Eppure siamo in una situazione di stallo, in cui nessuno ha interesse a investire nel fisso anche se il flusso di cassa è superiore. Gli operatori integrati hanno invece interesse a sostenere il mobile a causa delle asimmetrie che ci sono nella terminazione mobile", ha ricordato Calcagno.

L'unica soluzione è ridurre i costi di unbundling tornando alle tariffe 2008. In pratica AGCOM dovrebbe iniziare a sfidare a muso duro Telecom Italia e proporre una riduzione programmatica delle tariffe. In linea per altro con quanto richiesto dall'Unione Europea.