Finché c'è sangue, c'è ricarica

Nanofili all'ossido di zinco piezoelettrici per alimentare dispositivi elettronici grazie al fluire del sangue o al vento.

Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Lo scorrere del sangue, un movimento, un venticello, tutte cose che, un giorno, potrebbero essere sfruttate per dare energia ai nostri lettori portatili, cellulari o altri prodotti elettronici. La notizia non è nuova, già nel 2006 e nel 2007 se n'è parlato.

Stando ai ricercatori è possibile raccogliere energia dalla conversione di vibrazioni a bassa frequenza in elettricità, usando nanofili all'ossido di zinco che conducano elettricità. I nanofili sono piezoelettrici, ovvero generano corrente elettrica quando sono soggetti a stress meccanico (appunto i movimenti, il vento, etc).

Secondo i ricercatori oggi si sono fatti passi avanti importanti, che porteranno questa tecnologia alla prima applicazione in periodo non troppo lontano, seppur non specificato. A condurre la ricerca è Zhong Lin Wang della Georgia Institute of Technology, che l'ha presentata durante una conferenza alla American Chemical Society.

Secondo Wang, questa tecnologia è applicabile a indumenti, parti metalliche o ceramiche, polimeri. Insomma, ovunque. La ricerca è stata finanziata anche dal DARPA, l'organizzazione governativa militare americana, ed è proprio su quel campo che la tecnologia di Wang dovrebbe essere applicata per prima.

Le applicazioni di questa tecnologia, però, sono svariate e vanno dall'elettronica di consumo, alla telemedicina, ambiti ormai essenziali nella nostra vita e, per di più, spesso bloccati, nello sviluppo, proprio dal bisogno di energia. La ricerca di Wang potrebbe essere, quindi, la risposta ai bisogni evolutivi di questi settori.