Fine del roaming UE, ma salta la neutralità della rete

Ieri la Commissione UE ha adottato il programma di riforma delle telecomunicazioni noto sotto il nome di "Un Continente connesso". L'esperto di TLC Stefano Quintarelli intervistato in esclusiva da Tom's Hardware ne critica però l'intero impianto.

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a cura di Dario D'Elia

La commissione europea ieri ha firmato la "controriforma" delle telecomunicazioni. Quella che tutti attendevano come una rivoluzione per il mercato TLC tradisce di fatto la visione storicamente liberale di Bruxelles, che ha sempre puntato ad avvantaggiare i nuovi entranti per stimolare la concorrenza.

"Io credo ci sia stata una negoziazione, hanno incontrato a più riprese gli amministratori delegati delle grandi società di telecomunicazioni (telco) europee", spiega Sfefano Quintarelli, esperto di telecomunicazioni e deputato di Scelta Civica per l'Italia, a Tom's Hardware. "Da una parte hanno ottenuto la cancellazione delle tariffe di roaming, dall'altra hanno ceduto sulla neutralità della rete".

Il pacchetto legislativo "Un continente connesso" impone dal 1° luglio 2014 il divieto di applicare una tariffa per le chiamate ricevute in roaming durante gli spostamenti nell'Unione Europea. Gli operatori avranno solo due opzioni. Offrire piani telefonici validi ovunque sul territorio UE analoghi a quelli del mercato interno nazionale ("parla ovunque come a casa"). Oppure consentire ai clienti di scegliere un altro operatore per il solo traffico di roaming senza obbligarlo a cambiare SIM.

"È chiaro che per l'utente finale è un vantaggio, evviva, ma non è una grave rinuncia per gli operatori più grandi", aggiunge Quintarelli. "Un ex responsabile della rete Telecom un tempo mi disse che sarebbe stato meglio togliere dal fatturato tutte le partite di giro". La questione è che quando si effettua una chiamata verso un altro operatore, l'uno paga una tariffa all'altro. Sono le famose "tariffe di terminazione". È evidente che lo scambio di traffico tra grandi gruppi è così alto che i ricavi si annullano.

Ben altro discorso per i piccoli operatori, che effettivamente hanno più telefonate in uscita che in entrata. "Non è margine, è solo fatturato finto. Non rispetta il vero business dell'operatore. Alla fine è interscambio. Le tariffe internazionali e di roaming sono più o meno la stessa cosa. L'Italia fa 50 milioni di abitanti, la Francia più o meno altrettanti. Il turismo si scambia. Questa operazione UE diminuisce i fatturati ma non intacca i margini".

Un'altra novità, decisamente positiva per gli utenti finali, è che gli operatori non potranno più applicare tariffe per il traffico residenziale comunitario "più elevate di quelle previste per una chiamata nazionale a lunga distanza". In ambito mobile sarà invece imposta una soglia massima di 0,19 euro al minuto (più IVA). Praticamente da fisso e da mobile costerà meno telefonare negli altri paesi comunitari.