Gli operatori mobili UE vogliono lo scalpo di Google

I colossi dell'IT come Google e Apple sfruttano le reti Internet senza pagare alcunché agli operatori. Secondo Telecom Italia, France Telecom, Telefonica, Vodafone e non solo è arrivato il momento che contribuiscano economicamente per ogni utilizzo.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia, France Telecom, Telefonica e Vodafone si sono coalizzati: esigono un contributo da Apple, Google e gli altri colossi IT per l'utilizzo delle loro reti. Secondo l'amministratore delegato del più noto operatore francese, Stephane Richard, dovrebbe essere attivato un sistema di rimborsi per i service provider. Al momento i fornitori di contenuti o servizi online sfruttano la banda passante disponibile e le connessioni senza preoccuparsi dei costi che si nascondono dietro allo sviluppo delle infrastrutture.

Mobile Web, chi paga il conto?

Durante la recente conferenza "Le Web " di Parigi, i massimi dirigenti degli operatori Internet si sono trovati d'accordo sulla questione. Il problema di fondo è che con l'incredibile aumento del numero degli utenti su rete mobile il rapporto costi/benefici si è alterato. Secondo l'AD di Telecom Italia Bernabè sussisterebbe un problema di sostenibilità economica dell'attuale modello di business.

IDC ha stimato che il numero di connessioni mobili in Europa Occidentale crescerà da qui al 2014 di circa il 14% l'anno – raggiungendo un valore di 270 milioni di euro, mentre i ricavi aumenteranno solo dell'1 % l'anno. Senza contare ovviamente gli investimenti miliardari per l'aggiornamento delle reti. "Usano il network di Telefonica gratuitamente, che è un'ottima notizia per loro e una tragedia per noi", dichiarò l'AD di Telefonica Alierta a febbraio. "Non si può continuare così".

"Attualmente circa il 40% delle nostre spese riguarda i network – server, peering, il sistema di distribuzione, e altre risorse", ha risposto Giuseppe de Martino, direttore di Dailymotion. "Se gli operatori vogliono la nostra partecipazione alle loro spese, forse si dovrebbe parlare anche di condivisione dei redditi generati dai loro abbonamenti".